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Come la ... sento io
parte quinta
Ovvero: del suono del violino e della sua riproduzione
Ieri ho chiesto, nel nostro gruppo Facebook EVAExpo, di descrivere con 4 parole come sentite voi il suono di un violino. Qualcuno ha risposto in tema, qualcuno ha divagato, ma succede spesso e non ce ne preoccupiamo. Da anni affermo, in base alla mia ormai corposa esperienza di ascolti musicali dal vivo, che il violino non è mai stridente e quasi fastidioso come spesso lo sentiamo nelle registrazioni. Attenzione: parlo di registrazioni e non di riproduzioni, che altrimenti le variabili diventano incontrollabili. Normalmente, ascolto musica classica, sinfonica o cameristica che sia, in teatri o spazi ampi, e non ho mai sentito gli archi (nessuno di essi) diventare fastidiosi. Piuttosto, ne colgo il suono legnoso delle casse armoniche, che si combina alla perfezione con la rugosità mai stridente dell'archetto che sfrega sulle corde dello strumento. Parliamo ovviamente di strumenti utilizzati da orchestrali di livello, non da ragazzini alle prime armi. Lasciamo stare il famigerato "suono setoso", che di setoso negli strumenti veri non c'è nulla, neanche in quelli dal suono più dolce. Ho spesso pensato che fosse la distanza, mai inferiore a 15/20 metri, a far perdere la fastidiosa caratteristica che taluni (molti, spesso) lamentano. Sabato sera, in occasione di un concerto alla Palazzina Liberty di Milano, del quale presto parlerò in un articolo su audio-activity.com, ci siamo trovati esattamente a 3 metri dal primo violino di un'orchestra formata da 15 archi, tra i quali 12 tra viole e violini, 2 violoncelli ed 1 contrabbasso. "Roba da perforare i timpani", qualcuno penserà. Anche perché la Palazzina Liberty non ha un'acustica adatta per concerti, essendo molto riflettente. Invece no. L'unica sostanziale differenza con gli ascolti precedenti, è che oltre al suono ligneo, si poteva persino percepire il profumo, del legno impiegato per fabbricare gli strumenti. E questo succedeva non solo nei pianissimo dell'Adagio per archi di Barber, ma anche nei fortissimo dello stesso brano o degli altri pezzi suonati, spesso piuttosto agitati, come i brani Bluegrass. Mai, e ribadisco mai, i 12 violini insieme, anche nelle fasi più concitate, sono risultati fastidiosi. E qui passiamo con un volo radente a ciò che ascoltiamo a casa. Ho sempre affermato che almeno il 90% delle registrazioni contenenti i violini siano sbagliate. Troppo dure, troppo virato sule corde il suono, troppa assenza del corpo delle casse armoniche, che pure tanta importanza hanno nel suono dello strumento. Non so bene a quale causa attribuire questo problema, registrare orchestre non è il mio mestiere. Ascoltarle, però, lo è. Vedo spesso che i microfoni piazzati nei teatri sono tutti sospesi in alto, agganciati al soffitto tramite lunghi cavi, e mi viene il dubbio che possano cogliere troppo facilmente ciò che arriva dalle corde, a scapito di quello delle casse armoniche. Ma di questo non sono certo. La conclusione è che il suono dei violini non è quello che quasi tutti i dischi ci presentano, ma è un mondo molto diverso. Angelo Jasparro Novembre 2021 Vai all'introduzione |