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Audionet Humboldt
Il Marchese del Grillo?
Alexander von Humboldt è stato un naturalista, esploratore e geografo tedesco, vissuto a cavallo tra il XVIII e il XIX secolo.
Negli anni che ho trascorso in Sudamerica ho visto il suo nome assegnato a parchi, strade, palazzi, e perfino centri commerciali. Esiste anche la famosa "Corrente di Humboldt", che circola da Sud a Nord al largo delle coste di Chile e Perù. Le carte geografiche relative a Centro e Sudamerica devono molto a lui, ancora oggi. E quindi, com'è che i tedeschi di Audionet hanno scelto questo loro illustre concittadino per battezzare l'amplificatore integrato all'apice della loro gamma di prodotti? Facile: questa macchina, insieme col preamplificatore Stern ed i finali monofonici Heisenberg, fanno parte della serie "Scientist", che significa scienziato. Questa cosa mi porta ad analizzare lo slogan che Audionet ha scelto per la sua azienda: "Scientific Magic". "Magia scientifica" ... Ohibò, che mai vorranno dire con queste due parole apparentemente così in contrasto tra loro? Troviamo la spiegazione proprio nella nascita di quest'azienda, a Bochum, città universitaria situata nella Ruhr, in un garage nei sotterranei dell'Università. Un gruppo di scienziati ed ingegneri, una ventina d'anni fa, ha deciso di provare ad esplorare i limiti della riproduzione del suono, e da allora hanno fatto un bel po' di passi avanti. Noi di Audio-activity.com siamo curiosi di ascoltare se quello che promettono, realizzano. Certo che per coniugare le parole "scienza" e "magia" bisogna fare un certo sforzo di immaginazione, prima, e poi tecnico. Cominciamo col dire che qualche mese fa, non appena ci è stato permesso di viaggiare liberamente, ci siamo recati a Berlino, dove ha la nuova sede Audionet, per realizzare un interessante servizio, nel quale vedete un bel po' di foto dell'azienda, e che potete trovare in questa pagina. Vi renderete subito conto che non si sta parlando dell'esoterica "one man band", ma di una ditta molto ben organizzata, tecnologicamente molto avanzata e di dimensioni ragguardevoli, considerando il mercato al quale è rivolta. La produzione di Audionet è piuttosto vasta. Troviamo 2 lettori CD, 3 server di rete che hanno diverse funzioni, 4 amplificatori integrati, 4 preamplificatori dei quali 1 phono, 4 amplificatori finali e 4 super alimentatori dedicati ad alcuni prodotti (non della serie Scientist) che possono essere acquistati separatamente, così da poter diluire nel tempo la spesa per i componenti, migliorandone le prestazioni. Audio-activity ha avuto il colpo di fortuna di riuscire ad "intercettare" l'integrato Humboldt mentre era in tour per mezza Italia, così da poterlo avere in prova per un po' di giorni, sufficienti a sviscerarne il carattere, ma gravemente insufficienti per soddisfare la voglia di ascolti del sottoscritto. Ma a questo arriveremo dopo. Humboldt è, appunto un amplificatore integrato, dalle caratteristiche non comuni ai suoi omologhi sul mercato; a questi livelli, sia di prezzo che di imponenza fisica, le dita di una mano sono persino sovrabbondanti, per contarli.
Cominciamo dal design: qualcuno, in foto, l'ha un po' criticato. Chi è venuto da me ad ascoltarlo (non succede spesso che io inviti qualcuno nel mio sancta sanctorum, ma per quest'elettronica ho fatto delle eccezioni), l'ha trovato bello. Certo, è molto grosso e le dimensioni non si possono far sparire, ma personalmente trovo il design di Hartmut Esslinger, famoso disegnatore tedesco che ha lavorato anche sugli Apple di Steve Jobs, molto azzeccato per la sua linearità e semplicità, pur essendo originale. La parte superiore del telaio, poi, è bellissima, non è la solita lamiera piatta, ed è dotata di una miriade di piccoli fori utili allo scambio del calore. Ci sarà anche chi preferisce linee più elaborate, e mi viene in mente ad esempio il D'Agostino Momentum, altro integrato che, sebbene ancora più costoso dell'Audionet, si può considerare in una fascia di prezzo assimilabile. Questione di gusti personali, io non chiuderei la mia porta a nessuno dei due, sono altre le cose che mi affascinano in questo tipo di "elettrodomestico". E dunque, il nostro Humboldt è un mostro da 61 kg, e misura 450x320x505 mm (lxhxp). E' un grosso parallelepipedo realizzato in alluminio spesso 9 mm, a scelta nei colori silver o nero, che ospita un grande display TFT a colori, che può avere il fondo chiaro o scuro, su richiesta dell'acquirente. Al centro del frontale, un'enorme manopola per la regolazione del volume e la scelta delle opzioni previste dall'elettronica. Una cosa ve la devo dire, circa questa manopola: al tatto è stupenda. La finitura dell'alluminio è allo stato dell'arte, il "peso" della rotazione, su un asse a doppio cuscinetto, controllo magnetico e sensore ottico, rende un piacere utilizzarla, anche per la sensazione di girare la manopola di un carrarmato. Oltre al manopolone, il grosso tasto di accensione in basso a sinistra, la cui circonferenza resta illuminata di un caldo colore bianco quando la macchina è accesa. Sotto al display, 4 tasti circolari ed uno, più grosso, triangolare, permettono le regolazioni senza dover utilizzare il telecomando, che è un grosso e pesante blocco d'alluminio nero, dal funzionamento impeccabile. Invece dei tasti, ha delle sfere (o più probabilmente semisfere) metalliche. Il display mostra l'ingresso selezionato, al quale potete dare il nome alfanumerico che preferite, il livello del volume in dB, sotto al quale c'è una barra azzurra che lo mostra graficamente, e 5 piccole scritte azzurre, che da lontano non si vedono, lasciando il display "pulito", a spiegare le funzioni dei tasti. Anche questi ultimi, a distanza, diventano invisibili, con un effetto ottico che trovo azzeccatissimo. La luminosità è ovviamente regolabile, a passi del 10%, dallo zero al 100%, Nella posizione zero, si illumina brevemente quando riceve un comando, e poi torna buio. Perfetto quando l'Humboldt si trova per esempio sotto uno schermo home cinema. Tutte le funzioni sono controllate da microprocessore e, decisamente, sono ingegnerizzate ai massimi livelli. Interessante, ad esempio, il fatto che quando cambiate l'ingresso, l'amplificatore si metta automaticamente in mute, per poi tornare al livello di volume precedente. Naturalmente, l'offset, cioè la possibile differenza di volume in ingresso a seconda degli apparecchi collegati, può essere programmato per ogni ingresso, da -9 a +9 dB. Elenco brevemente alcune delle caratteristiche dichiarate da Audionet: - circuiti ed alimentazioni completamente dual mono - circuiti ottimizzati magneticamente senza materiali ferro-magnetici - pannelli flottanti su telaio di alluminio, con risonanze ottimizzate - schede dei circuiti ottimizzate per il raffreddamento controllato - separazione galvanica di tutti i circuiti analogici tramite accoppiatori ottici - connettori rodiati Furutech - accoppiamento dei circuiti in continua senza impiego di condensatori o bobine, percorsi del segnale più brevi possibile - 4 alimentatori separati per i flussi di corrente positivi e negativi, divisi per preamplificazione ed amplificazione di potenza: 2 da 100 VA e 2 da 850 VA - capacità totale: 400.000 µF - fusibile in rodio. E queste sono le cose principali, potete senz'altro approfondire sul sito Audionet se volete saperne di più. Uno sguardo sul retro: essendo dual mono, i connettori per i due canali si trovano agli estremi del pannello. Abbiamo 2 ingressi bilanciati e 3 sbilanciati, un'uscita sbilanciata ed 1 bilanciata (per subwoofer o per un finale in biamplificazione), i bellissimi e massicci connettori per i diffusori, la presa IEC, una vite di massa per un cavo addizionale di terra, completo di spina modificata, che viene fornito con l'amplificatore, due prese ottiche per il controllo di altre macchine Audionet, e la presa per l'antenna WiFi, tramite il quale l'amplificatore aggiornerà automaticamente il suo firmware. Potete anche controllare via App qualche funzione, ma non ho fatto prove in tal senso. Ci sono varie possibilità che potete impostare su ogni ingresso, compresa quella di By-Pass per impianti HT o la possibilità di filtrare la Corrente Continua in ingresso (utile ad esempio quando il pre HT che usate ronza un po'). Esiste anche la possibilità di bilanciare i canali, che non è mai di troppo. Aggiungo che l'amplificatore acceso, senza segnale, tende a scaldare abbastanza, soprattutto in considerazione degli ampi dissipatori dei quali è dotato, a probabile testimonianza di una polarizzazione degli stadi d'uscita piuttosto elevata. Scalda poco di più quando è in funzione, anche dopo discrete richieste di potenza. Subito qui sotto riportiamo, dal sito Audionet, i dati tecnici di questo integrato. L'impianto nel quale l'Humboldt è stato inserito è il seguente:
giradischi Basis 2001, braccio Graham 2.2, testina Lyra Kleos, pre phono: Einstein "The Turntable's Choice" bilanciato, lettore CD/SACD Yamaha CD-S3000, lettore multimediale: Oppo 105 D, preamplificatore: MBL 4006, finali: Bryston 7B³, diffusori: JBL 4350B, subwoofer Velodyne SPL-1200, cavi di segnale: MIT Oracle MA-X Proline, MIT Shotgun S2 RCA, Transparent Super XLR, Transparent Super RCA, cavo phono Cammino PH B 2.2 Ref XLR, cavi di potenza: MIT Magnum MA, Vovox Initio, cavi di alimentazione: MIT Shotgun AC 1, Black Noise Pearl ed altri auto-costruiti, distributore di rete: Lector Edison 230/8, filtro di rete: Black Noise 2500. Veniamo così alle note d'ascolto. Per me, è quasi un rito scaramentico, quello di scaldare un componente appena giunto nella mia sala d'ascolto, ed anche le mie orecchie, sempre con lo stesso CD, dalle poche o nulle pretese audiofile: "The Best of Inti Illimani (CGD). Non era mai accaduto che dopo 10 secondi dall'avvio del primo brano, mentre attendevo mia figlia Valentina per le fotografie dell'Humboldt, sono caduto semisvenuto sulla poltrona, pensando che uno spiritello dispettoso mi avesse scambiato il CD con una qualche rimasterizzazione. Il volume era molto basso, "da riscaldamento", appunto, ma è uscita una musica completa, alla faccia delle curve isofoniche. Com'era possibile? Arriva Valentina, scatta le fotografie e poi vado a cena, un po' perplesso, lasciando il CD in repeat. Magari è la mole dell'amplificatore a condizionarmi, penso io. Una bella doccia, torno in me e passa tutto. Rientro nella stanza e fermo subito il CD. Ricontrollo che il selettore d'impedenza dei cavi MIT Oracle MA sia nella posizione corretta, e mi siedo col blocco degli appunti sulle gambe, per far ripartire il disco. Il primo brano è lo stupendo "Alturas", che molti di voi conosceranno (in caso contrario, vi consiglio di colmare la lacuna), e questa volta a volume d'ascolto normale. Dalle prime note di chitarra e charango mi accorgo immediatamente di non essere davanti ad un'elettronica come a centinaia ne ho ascoltate in 45 anni di esperienza. I flauti, ad esempio, sono impressionanti. Di solito, quando li si ascolta, si ha come la sensazione che il loro suono ed il soffio necessario per emettere musica, siano come due cose a sé stanti. Questa volta è diverso, si percepisce il fiato che entra nella canna, per uscirne trasformato in un suono stupendo (amo il flauto andino), mentre pare di scorgere la mano che percuote la pelle del piccolo tamburo in sottofondo. Mai sentita una cosa simile. La chitarra sulla destra, durante l'arpeggio finale, sembra quasi accordata diversamente dal solito. Se non fossi un vecchio recensore disincantato, non riuscirei a prestare fede alle mie orecchie. Poi però penso che mi basta un quarto di giro su uno solo dei bulloni di uno dei miei tamburi, per sentire chiaramente la differenza nel suono, e mi sento meno suggestionabile. Riascolto un CD utilizzato anche di frequente: "Lampo Viaggiatore" di Ivano Fossati e subito sento che il rullante della batteria, magistralmente suonata da Lele Melotti è sì secco come al solito, ma l'emissione di armoniche che sto sentendo adesso, mi giunge all'orecchio per la prima volta. E, credetemi, non serve concentrarsi sui singoli strumenti per notare le cose nuove che questo Audionet porta alla mia (e spero anche vostra, se riuscirete ad ascoltarlo) attenzione. Ha un controllo ed una profondità della gamma bassa da brividi, che non mi fa rimpiangere l'assenza del mio subwoofer (quando provo qualcosa, lo tengo sempre spento, non voglio che ci sia qualcosa ad aggiungere del suo). Il brano "Lampo" inizia con un suono elettronico sincopato, sul quale non si può avere alcun riferimento, evidentemente, non essendo acustico. Ma intanto è diverso, per la prima volta. Diverso ma anche più bello, se posso azzardare una sensazione molto personale. E cosa dire della voce del Cantautore genovese? E' piazzata qui, tra i diffusori, coi suoi respiri, con il suo mare e la sua poesia. Passo ad "Hear My Words" (SACD Chandos). I cori sono più precisi, le voci sembrano meno fuse tra loro, meglio scandite; tanto che, oltre a distinguersi meglio, sembrano sospese insieme al tempo nei silenzi delle pause, quando la Cappella del St. John's College "respira" coi cantanti. La dinamica dell'amplificatore sembra illimitata, ma nel contempo non "strappa" mai. Ha i giusti tempi di salita, senza forzature derivanti, probabilmente, da distorsioni. La velocità è fulminea ma senza esibizionismi o fuochi artificiali innaturali. Quando un'elettronica vi dà l'impressione di "avere il turbo", sta alterando il segnale musicale. L'Humbold sembra cavalcare le onde della dinamica in souplesse, come un'automobile da 500 cv è in grado di sorpassare senza scomporsi, in autostrada. Il suono dell'organo è impressionante per estensione, dinamica e fermezza sulle note tenute. E mi accorgo che non ho alcuna voglia di alzarmi per cambiare CD, di affrettare queste prove d'ascolto, che sento il bisogno di apprezzare fino in fondo tutto ciò che decido di ascoltare. So perfettamente che il tempo per il quale avrò a disposizione l'Audionet sarà piuttosto breve (forse un paio di settimane), ma ho già capito che non sarà necessaria la corsa ad ascoltare di tutto. La questione verte, adesso, sull'ascoltare meglio. Qualità e non quantità. Sceglierò quindi i miei dischi preferiti, per godermeli al massimo, e non necessariamente quelli meglio incisi. Un altro ascolto decisamente memorabile è stato quello della "Misa Criolla" di Ramirez, cantato da Mercedes Sosa. C'erano qui alcuni amici, mentre lo ascoltavamo. Alla fine, nessuno riusciva a dire una parola ... Ancora tre ascolti, voglio segnalarvi, prima di chiudere. Il primo è il "Vespro della Beata Vergine" di Monteverdi diretto da Gardiner (CD Archiv). La scansione delle voci dei cori è, ancora una volta, superba, e nel contempo naturale. La disposizione degli elementi è larga ed i riverberi della Chiesa si spengono coi giusti tempi e con la delicatezza di chi sa come si tratta il segnale musicale. "Peer Gynt" di Grieg (LP Angel), eseguito dalla Hallée Orchestra diretta da Sir John Barbirolli. Sin dalla Overture si apprezza la classe immensa della registrazione e della riproduzione. I piani sonori sono scanditi con una precisione stupefacente. La "solidità" degli strumenti giunge ancora inattesa, sebbene orecchie e cervello dovrebbero, a questo punto, essersi abituati alle prestazioni dell'Humboldt. E resta sempre la caratteristica dei quest'elettronica di suonare con rara linearità anche a volumi da ascolti notturni. Un "ripasso" a "Wish You Were Here" dei Pink Floyd (SACD EMI), incisione che conosco, in tutti i formati nei quali è stata pubblicata, meglio delle mie tasche. Anzi ... conoscevo ... Cosa aggiungere, in conclusione? Intanto mi sento un po' in colpa nei vostri confronti per aver usato tante iperboli, sapete che non è nel mio stile, ma non saprei descrivere altrimenti le emozioni che l'Audionet Humboldt è stato capace di darmi. La cosa che più mi ha stupito, è la sua capacità di materializzare voci e strumenti presentandoli in tre dimensioni, e con un'assenza di grana o di artefatti elettronici che impressiona. Avete presente la differenza tra guardare un paesaggio in cartolina e vederlo dal vivo? Ecco, dopo aver ascoltato bene questo amplificatore, il resto mi sembra una cartolina. E' un interprete di classe sopraffina, che però non aggiunge niente di suo. Personalmente, non ho mai ascoltato niente di simile prima d'ora, in condizioni che posso definire "controllate". Siamo davvero su un altro pianeta. Ad un certo punto, mi è parso che l'Humboldt abbia guardato il mondo dell'audio dall'alto in basso ed abbia pronunciato la famosa frase del Marchese del Grillo di Sordi, che a sua volta citava il poeta romano Giuseppe Gioachino Belli: "Io sono io, e voi non siete un c..." Il prezzo? A questi livelli è svincolato da ogni considerazione pratica, commerciale o etica, e diventa una dolorosa formalità. Per quanto mi riguarda, avevo già parlato col Direttore della mia banca perché volevo cambiare la moto, ma ho l'impressione che la moto aspetterà, e che darò il benvenuto all'Audionet Humboldt. Che non è un semplice amplificatore, è una macchina del tempo. Voi mettete un disco, qualsiasi disco, e lui vi riporta all'evento registrato, non importano luogo ed epoca, non fa preferenze. Segue la nota d'ascolto di Domenico Pizzamiglio, che è passato a sentire un po' di musica, mentre l'Humboldt stazionava nella mia sala d'ascolto, e che ringrazio per questo intervento. Angelo Jasparro Avrete già letto quel che ha scritto Angelo Jasparro e quindi già saprete che è rimasto molto impressionato da questo amplificatore integrato. Immagino anche che non vi aspetterete da me commenti che possano differire dai suoi perché si sa, ormai è acclarato: Angelo e io abbiamo un approccio piuttosto simile all’audio. A noi non interessa il prodotto che ha il suo suono, che colora, che gigioneggia, che piace. Noi cerchiamo apparecchi che la musica la restituiscano per come dovrebbe essere; non come piace a noi, ma come piace a lei, alla Musica. E questo amplificatore questo fa. Quando con dischi notissimi - ciascuno di noi ha i suoi -, in un impianto notissimo - non è un mistero che Angelo conosca benissimo il mio impianto per quanto io conosca il suo - e dopo aver ascoltato decine di altre macchine di grande pregio e rinomanza (e da Angelo ne sono passate parecchie, tra i marchi top) hai un effetto così univoco e sorprendente, sei davanti a qualcosa che eccelle. Inizialmente restio ad andare da Angelo ad ascoltare questo amplificatore, un po’ per problemi miei che mi sento sempre più lontano dal mondo audiofilo, un po’ perché il prezzo dell’ampli lo pone lontano dalle mie possibilità economiche (o, per essere più precisi, da come oggi decido di spendere il mio reddito, ora attraverso per me più piacevoli e differenti divertimenti), dopo dieci minuti di ascolto ero ammutolito. Io, che passo per un chiacchierone e pure contestatore; insomma, uno scassapalle. Ammutolito perché già l’impianto di Angelo per me suonava splendidamente, vivo, immediato, violento se necessario; ma con questo Humboldt il suono era tale da far dimenticare di aver davanti le JBL 4350 e una serie di altri apparecchi elettronici e fili; davanti c’erano gli strumentisti. Io non ho letto lo scritto di Angelo e quindi rischio di ripetere quanto da lui scritto; ma nell’ascolto del Cantus in memoria di Benjamin Britten per archi e campana, di Arvo Pärt, su etichetta Naxos, gli equilibri timbrici e dinamici erano diversi dal solito; i rintocchi della campana che accompagna “a morto” il brano erano di una qualità che potrei definire “tattile”; colpo, risonanza, silenzio. Perfetta, stagliata in angolo nell’ipotetica scena, ma comunque immanente, come una campana (non tubolare) possa essere, ben più percepibile di come l’ho sin qui sentita; a tratti fastidiosa, come una campana suonata nelle vicinanze delle orecchie di fatto è. Gli archi acuti non li cito nemmeno perché semplicemente molto vicini alla perfezione; gli archi gravi incredibilmente controllati, con tempi di decadimento che a occhi chiusi avrebbero ingannato anche un contrabbassista o un violoncellista, tanto sembrava di essere in una normale sala da concerto, nelle prime dieci file di platea, in quel punto in cui la sala non inizia ad allungare un po’ il basso. Colorazioni su qualche parte della banda audio, nessuna. Fastidio di ascolto (effetto trapano) totalmente assente; con la costante voglia di aumentare il volume. Addirittura mi è parso di ascoltare questo disco per la prima volta in tutta la sua bellezza tecnica (di quella artistica risponde ogni persona con la propria emotività). Peraltro nell’ascolto mi sono anche moderatamente “gasato” perché quella registrazione l’ho sempre consigliata o regalata, ritenendola di grandissima qualità; e ascoltata attraverso le macchine di Angelo e l’Humboldt, ne ho avuto la certezza; tolte le caratterizzazioni che la maggior parte delle amplificazioni apporta (alcune amplificazioni di più, alcune di meno), la meraviglia della registrazione, la sensazione di musica vera che porta con sé, la sensazione di avere l’orchestra davanti agli occhi, è stata confermata in toto. E nulla è cambiato in questo atteggiamento cosi rigoroso e corretto con altre registrazioni, che fossero i Genesis, o Mercedes Sosa, o altri. Con questo amplificatore - e non sto a citare tutte le registrazioni usate perché dovrei continuamente ripetere le stesse cose - l’impressione è stata doppia. La prima di assoluta ammirazione per una macchina che effettivamente ti restituisce strumenti tanto credibili nella loro violenza (la musica non è piacevolmente morbida; è altro) e nel loro timbro, come nella loro fisicità, da farti veramente dimenticare che stai ascoltando un sistema audio; la seconda di fastidio, grande fastidio, nel sapere che non potrò mai comprarmi una macchina simile. Che rappresenta, almeno sino a che non sentirò qualcosa che mi convincerà di più (ma fino ad oggi non è accaduto) qualcosa che ha tanto il sapore di Musica Vera. Domenico Pizzamiglio Distributore per l'Italia: OZ-Sound Prezzo di listino al febbraio 2021: euro 45.990,00 Produttore: Audionet Ph: Poljphotography
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