Meno Audio, più musica?
Già, miei cari Lettori, è la domanda che mi sto ponendo in questo periodo, denso di spettacoli dal vivo, che assorbono sempre più tempo.
Ad alcuni di questi spettacoli abbiamo dato spazio sulle pagine degli eventi musicali, mentre ad altri abbiamo assistito senza scriverne, per i motivi più vari. |
Vi cito solo alcuni appuntamenti: il nuovo tour di Paolo Conte, il musical Jesus Christ Superstar con la presenza dei cantanti del film degli anni '70 (Ted Neeley, Yvonne Elliman, Barry Dennen), il concerto del 7 novembre all’Auditorium di Milano con musiche di De Falla, Ravel, Rimsky-Korsakov e Rodrigo, i ciclo di concerti dell’Associazione Mozart Italia. ...
Sembra che, a fronte di una crisi sempre più profonda della musica su supporto digitale fisico (il vinile viaggia un po' per conto suo su piccoli numeri), i concerti e gli spettacoli musicali siano più graditi che mai al pubblico pagante, che si oppone a quello "scaricante" (perdonate il pessimo neologismo). Paolo Conte ha fatto il tutto esaurito in ogni data programmata, Jesus Christ Superstar è in Italia ormai da due mesi ed il pubblico riempie i teatri, Tiziano Ferro ha venduto 50.000 biglietti nelle prime due ore di prevendita per il tour di Maggio 2015, l’Auditorium di Milano era pieno in tutti gli ordini di posti, così come per il Requiem di Mozart, e via discorrendo …
Ciò deve necessariamente portare ad una riflessione anche chi, nel suo piccolo, ha la responsabilità di un sito che tratta di audio e musica.
Ho cercato la definizione della parola "audio", partendo dalla Treccani (eh, già, sono un dinosauro degli anni '60), ma l'unica davvero soddisfacente, a mio modo di vedere, è in Wikipedia e ve la propongo tale e quale: "L'audio (dal latino audio = sento, ascolto) è l'informazione elettronica rappresentante il suono. In particolare l'audio è un flusso informativo avendo il suono una natura temporale. Flusso informativo che scorre all'interno di apparecchiature elettroniche sotto forma di corrente elettrica per essere manipolato, viaggia nello spazio sotto forma di onde elettromagnetiche, o all'interno di cavi per telecomunicazioni sotto forma di corrente elettrica o luce, per essere trasmesso a distanza, viene memorizzato sotto varie forme su vari tipi di supporti per essere conservato."
Ecco, noi in questo sito parliamo di audio, di come suonano gli apparecchi. Ma anche, e nel "Chi siamo" è stato spiegato chiaramente, di musica. E più andiamo avanti, più sentiamo il desiderio di ampliare, magari riorganizzandola, quest'ultima sezione. Vogliamo parlare di musica nel senso più ampio, raccontandovi di concerti (di vario genere, non solo di classica) ma anche di musical o di educazione musicale. Vorremmo, nel nostro piccolissimo, contribuire alla diffusione della cultura musicale nel nostro Paese, che tanto ne ha bisogno a causa della ignavia delle nostre classi politiche, che perdura almeno da quando il Signore mi ha dato il bene dell'intelletto.
Lo spunto principale per questa riflessione arriva da un breve pensiero del Maestro Aldo Bernardi, Presidente del
COMITATO NAZIONALE PER LA RIPROPOSIZIONE DELL'EDUCAZIONE MUSICALE DI BASE IN OGNI ORDINE E GRADO DI SCUOLA ®
che scrive, testualmente: "La musica può cambiare il futuro dei giovani nel nostro Paese" - Tutti i concerti e le attività dell'AMI-Milano, sono da intendersi a tutti gli effetti - "come i primi esemplificativi atti di ciò che lo Stato dovrebbe realizzare per la crescita cultural musicale dei propri cittadini, ma che non ha mai voluto realizzare investendo mezzi, risorse, menti e cuori!" Tra le ultimissime posizioni al mondo, dietro anche all'America Latina, l'Italia soffre la mancanza di musica nelle scuole. L'obiettivo è che l'Italia si doti di una legge ordinaria che finalmente introduca l'Educazione musicale di base nelle scuole di ogni ordine e grado!"
Non ho potuto fare a meno di tornare con la memoria a quando si faceva "musica" alle elementari ... Prima si cantava, con la maestra che ci accompagnava al pianoforte e si imparava la "Canzone del partigiano" o qualche canzone degli Alpini, provenienti da guerre molto lontane nel tempo ...
In seguito ci è stato messo in mano il flauto dolce col quale ci siamo intristiti suonando "Sentiam nella foresta il cuculo cantar ..." Una cosa nauseabonda. Il massimo della musica impegnata è forse stata la solita "Per Elisa", in grado da tempo di provocare l'orticaria in chiunque non sia discendente diretto di Beethoven (o forse anche a questi ultimi).
E' evidente che siamo cresciuti senza riferimenti culturali appena più elevati dei pur rispettabilissimi Battisti e Baglioni (che tra l'altro a me piacciono anche, soprattutto il primo). I più "impegnati" si crogiolavano nei testi (perché di musica, intendiamoci, ce n'era pochina) di De André e Guccini.
C'era, a salvarci dalla mediocrità dei Sanremo o delle cover di brani stranieri, il Rock. Quello dei Pink Floyd, Led Zeppelin, Yes, Cream e via discorrendo. Quella era musica che ci faceva sentire più vicini al resto del mondo. Ed il resto? Quello che c'era prima, quello che ha dato i natali al Blues, al Rock'n'Roll, al Pop?
Si, sapevamo dell'esistenza della Classica e del Jazz ma erano roba per i nostri genitori o addirittura per i nostri nonni e non ci riguardava. Coloro i quali, della mia generazione, sono riusciti ad approfondire questi generi già in tenera età, avevano solitamente genitori musicisti, insegnanti o grandi appassionati di musica.
Non si può amare ciò che non si conosce.
Ed eccoci nuovamente al punto di partenza: vogliamo parlare di tutta la buona musica? Abbiamo ancora la curiosità di conoscere, di imparare, di innamorarci di una musica, a dispetto dell'età che avanza?
Noi abbiamo voglia di tentare quest'opera di divulgazione, per quanto possiamo. Vogliamo che Audio-activity parli di più della musica, senza per questo limitare la parte squisitamente audio, che tante soddisfazioni ci sta dando grazie a voi Lettori. Contrariamente alle riviste cartacee a noi lo spazio costa pochissimo e possiamo dedicarvene quanto ne volete.
Seguiteci anche in questo, rubate magari un po' di tempo alle sterili polemiche sui forum e scegliete di scoprire nuove cose o approfondire quelle che già conoscete e vi garantiamo che resterete soddisfatti.
Vogliamo approfittare di queste righe per rubarvi ancora qualche secondo. Vi chiediamo di guardare con attenzione i banner pubblicitari sulle nostre pagine ed i link collegati alle parole in colore blu, all'interno ed al piede degli articoli. Ogni tanto cliccateli ed andate a vedere cosa vi propongono i nostri sponsor. Anche questo arricchirà il vostro bagaglio di conoscenza del mercato dell'alta fedeltà, oltre ad aiutarci a continuare quest'avventura che ormai conta mediamente oltre 1.500 pagine lette ogni giorno, in tutto il mondo.
Noi, come vedete, non vi chiediamo contributi in denaro, neanche in forma volontaria. Vi chiediamo solo qualche minuto del vostro tempo, ogni tanto.
Se avete suggerimenti o critiche o se volete collaborare con noi mettendo a disposizione degli altri le vostre competenze, scrivete a questo indirizzo: [email protected]
Grazie del vostro prezioso sostegno.
Angelo Jasparro
Domenico Pizzamiglio
Sembra che, a fronte di una crisi sempre più profonda della musica su supporto digitale fisico (il vinile viaggia un po' per conto suo su piccoli numeri), i concerti e gli spettacoli musicali siano più graditi che mai al pubblico pagante, che si oppone a quello "scaricante" (perdonate il pessimo neologismo). Paolo Conte ha fatto il tutto esaurito in ogni data programmata, Jesus Christ Superstar è in Italia ormai da due mesi ed il pubblico riempie i teatri, Tiziano Ferro ha venduto 50.000 biglietti nelle prime due ore di prevendita per il tour di Maggio 2015, l’Auditorium di Milano era pieno in tutti gli ordini di posti, così come per il Requiem di Mozart, e via discorrendo …
Ciò deve necessariamente portare ad una riflessione anche chi, nel suo piccolo, ha la responsabilità di un sito che tratta di audio e musica.
Ho cercato la definizione della parola "audio", partendo dalla Treccani (eh, già, sono un dinosauro degli anni '60), ma l'unica davvero soddisfacente, a mio modo di vedere, è in Wikipedia e ve la propongo tale e quale: "L'audio (dal latino audio = sento, ascolto) è l'informazione elettronica rappresentante il suono. In particolare l'audio è un flusso informativo avendo il suono una natura temporale. Flusso informativo che scorre all'interno di apparecchiature elettroniche sotto forma di corrente elettrica per essere manipolato, viaggia nello spazio sotto forma di onde elettromagnetiche, o all'interno di cavi per telecomunicazioni sotto forma di corrente elettrica o luce, per essere trasmesso a distanza, viene memorizzato sotto varie forme su vari tipi di supporti per essere conservato."
Ecco, noi in questo sito parliamo di audio, di come suonano gli apparecchi. Ma anche, e nel "Chi siamo" è stato spiegato chiaramente, di musica. E più andiamo avanti, più sentiamo il desiderio di ampliare, magari riorganizzandola, quest'ultima sezione. Vogliamo parlare di musica nel senso più ampio, raccontandovi di concerti (di vario genere, non solo di classica) ma anche di musical o di educazione musicale. Vorremmo, nel nostro piccolissimo, contribuire alla diffusione della cultura musicale nel nostro Paese, che tanto ne ha bisogno a causa della ignavia delle nostre classi politiche, che perdura almeno da quando il Signore mi ha dato il bene dell'intelletto.
Lo spunto principale per questa riflessione arriva da un breve pensiero del Maestro Aldo Bernardi, Presidente del
COMITATO NAZIONALE PER LA RIPROPOSIZIONE DELL'EDUCAZIONE MUSICALE DI BASE IN OGNI ORDINE E GRADO DI SCUOLA ®
che scrive, testualmente: "La musica può cambiare il futuro dei giovani nel nostro Paese" - Tutti i concerti e le attività dell'AMI-Milano, sono da intendersi a tutti gli effetti - "come i primi esemplificativi atti di ciò che lo Stato dovrebbe realizzare per la crescita cultural musicale dei propri cittadini, ma che non ha mai voluto realizzare investendo mezzi, risorse, menti e cuori!" Tra le ultimissime posizioni al mondo, dietro anche all'America Latina, l'Italia soffre la mancanza di musica nelle scuole. L'obiettivo è che l'Italia si doti di una legge ordinaria che finalmente introduca l'Educazione musicale di base nelle scuole di ogni ordine e grado!"
Non ho potuto fare a meno di tornare con la memoria a quando si faceva "musica" alle elementari ... Prima si cantava, con la maestra che ci accompagnava al pianoforte e si imparava la "Canzone del partigiano" o qualche canzone degli Alpini, provenienti da guerre molto lontane nel tempo ...
In seguito ci è stato messo in mano il flauto dolce col quale ci siamo intristiti suonando "Sentiam nella foresta il cuculo cantar ..." Una cosa nauseabonda. Il massimo della musica impegnata è forse stata la solita "Per Elisa", in grado da tempo di provocare l'orticaria in chiunque non sia discendente diretto di Beethoven (o forse anche a questi ultimi).
E' evidente che siamo cresciuti senza riferimenti culturali appena più elevati dei pur rispettabilissimi Battisti e Baglioni (che tra l'altro a me piacciono anche, soprattutto il primo). I più "impegnati" si crogiolavano nei testi (perché di musica, intendiamoci, ce n'era pochina) di De André e Guccini.
C'era, a salvarci dalla mediocrità dei Sanremo o delle cover di brani stranieri, il Rock. Quello dei Pink Floyd, Led Zeppelin, Yes, Cream e via discorrendo. Quella era musica che ci faceva sentire più vicini al resto del mondo. Ed il resto? Quello che c'era prima, quello che ha dato i natali al Blues, al Rock'n'Roll, al Pop?
Si, sapevamo dell'esistenza della Classica e del Jazz ma erano roba per i nostri genitori o addirittura per i nostri nonni e non ci riguardava. Coloro i quali, della mia generazione, sono riusciti ad approfondire questi generi già in tenera età, avevano solitamente genitori musicisti, insegnanti o grandi appassionati di musica.
Non si può amare ciò che non si conosce.
Ed eccoci nuovamente al punto di partenza: vogliamo parlare di tutta la buona musica? Abbiamo ancora la curiosità di conoscere, di imparare, di innamorarci di una musica, a dispetto dell'età che avanza?
Noi abbiamo voglia di tentare quest'opera di divulgazione, per quanto possiamo. Vogliamo che Audio-activity parli di più della musica, senza per questo limitare la parte squisitamente audio, che tante soddisfazioni ci sta dando grazie a voi Lettori. Contrariamente alle riviste cartacee a noi lo spazio costa pochissimo e possiamo dedicarvene quanto ne volete.
Seguiteci anche in questo, rubate magari un po' di tempo alle sterili polemiche sui forum e scegliete di scoprire nuove cose o approfondire quelle che già conoscete e vi garantiamo che resterete soddisfatti.
Vogliamo approfittare di queste righe per rubarvi ancora qualche secondo. Vi chiediamo di guardare con attenzione i banner pubblicitari sulle nostre pagine ed i link collegati alle parole in colore blu, all'interno ed al piede degli articoli. Ogni tanto cliccateli ed andate a vedere cosa vi propongono i nostri sponsor. Anche questo arricchirà il vostro bagaglio di conoscenza del mercato dell'alta fedeltà, oltre ad aiutarci a continuare quest'avventura che ormai conta mediamente oltre 1.500 pagine lette ogni giorno, in tutto il mondo.
Noi, come vedete, non vi chiediamo contributi in denaro, neanche in forma volontaria. Vi chiediamo solo qualche minuto del vostro tempo, ogni tanto.
Se avete suggerimenti o critiche o se volete collaborare con noi mettendo a disposizione degli altri le vostre competenze, scrivete a questo indirizzo: [email protected]
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Angelo Jasparro
Domenico Pizzamiglio
Un vinile unico
OreloB - Play Backwards!
Maurice Ravel
Bolero
La Valse
Netherlands Philharmonic Orchestra
Conductor: Carlo Rizzi
Tacet
Questa recensione sarà un po' atipica ed infatti sarà impaginata negli Editoriali, per dare risalto non tanto alle impressioni artistiche o tecniche della registrazione, delle quali pure parleremo brevemente, quanto alla tecnica di masterizzazione del vinile, che prevede che il disco sia letto dalla testina dall'interno verso l'esterno. Non si tratta di scoprire testi satanici suonando le musiche al contrario (e rovinando la puntina, molto probabilmente) ma del senso di marcia del solco, che inizia dal centro del disco e procede verso l'esterno. Esagero se affermo che l'idea è geniale? Non sappiamo se prima di quest'esempio ce ne siano altri ma noi ci imbattiamo per la prima volta in un vinile di questo genere e, come noi, tante persone che abbiamo interpellato e che non conoscono questa tecnica. Vediamo la motivazione per tutto ciò e scopriamo la sua utilità, limitata soprattutto alla musica classica. Qual è la principale caratteristica dinamica di una registrazione di una sinfonia? Semplice, il consueto “fortissimo” sul finale, che provoca qualche inevitabile distorsione dovuta alla bassa velocità relativa della puntina nel solco ed al poco spazio utile per la modulazione dello stesso. Quindi, che ti va ad escogitare Andreas Spreer, Deus ex Machina di Tacet? Un'inversione del solco! La parte che più necessita di velocità e spazio si trova dove queste sono maggiormente disponibili, mentre il “pianissimo” (nel caso di questo Bolero) suona in un punto dove non crea problemi.
Funziona il sistema? Si, certo che funziona. Timpani, grancassa e fiati al gran completo si possono scatenare all'esterno del disco senza creare problemi di tracciamento e risolvendo uno dei problemi cruciali delle registrazioni su vinile.
Nella foto che segue, che ritrae l'interno della copertina, lo stesso Andreas Spreer vi illustra direttamente la tecnologia utilizzata.
Per quanto riguarda la parte tecnica della registrazione, come quasi sempre accade a Tacet si possono muovere ben pochi appunti. Timbrica e dinamica sono di gran livello ed il risultato è estremamente godibile.
L'esecuzione tecnica è piuttosto buona anche se, da percussionista, trovo che la musica classica, molto spesso, risenta di una scarsa precisione nella velocità e nelle battute. Pochi sono i Direttori che riescono a guidare le orchestre con precisione metronomica e tra questi certamente metterei Von Karajan. Peraltro, bisogna ricordare che proprio il Bolero, col suo incedere costante e regolare per oltre 15 minuti, è una prova estremamente difficile per il percussionista che deve partire suonando il rullante con estrema delicatezza (ed è difficile non far rimbalzare le bacchette ottenendo un suono almeno doppio, da evitare assolutamente), per andare lentamente in crescendo, senza perdere il filo di ciò che si sta facendo e, soprattutto, senza accelerare. Ci vuole una concentrazione estrema per sapere sempre a quale punto dello spartito ci si trova o si rischia di andare per conto proprio, separandosi dall'orchestra. O, peggio, di seguire l'orchestra stessa, invece di trainarla. Cosa che, a volte, succede, con risultati non proprio esaltanti. Quindi, a parte qualche leggera imprecisione da questo punto di vista, che non si verifica ne “La Valse”, si tratta di un disco che vale assolutamente la pena di acquistare, sia per l'esecuzione che per la particolarità della masterizzazione della lacca.
Tra l'altro, apprendiamo dal sito web che Tacet ha in catalogo un altro vinile simile, che contiene altri brani di Ravel eseguiti dalla stessa compagine orchestrale o diretti sempre da Rizzi. Dovremo procurarci anche questo, prima che vada esaurito.
Angelo Jasparro
www.tacet.de
Intanto, guardatevi il video che abbiamo girato per mostrarvi come funziona.
L'esecuzione tecnica è piuttosto buona anche se, da percussionista, trovo che la musica classica, molto spesso, risenta di una scarsa precisione nella velocità e nelle battute. Pochi sono i Direttori che riescono a guidare le orchestre con precisione metronomica e tra questi certamente metterei Von Karajan. Peraltro, bisogna ricordare che proprio il Bolero, col suo incedere costante e regolare per oltre 15 minuti, è una prova estremamente difficile per il percussionista che deve partire suonando il rullante con estrema delicatezza (ed è difficile non far rimbalzare le bacchette ottenendo un suono almeno doppio, da evitare assolutamente), per andare lentamente in crescendo, senza perdere il filo di ciò che si sta facendo e, soprattutto, senza accelerare. Ci vuole una concentrazione estrema per sapere sempre a quale punto dello spartito ci si trova o si rischia di andare per conto proprio, separandosi dall'orchestra. O, peggio, di seguire l'orchestra stessa, invece di trainarla. Cosa che, a volte, succede, con risultati non proprio esaltanti. Quindi, a parte qualche leggera imprecisione da questo punto di vista, che non si verifica ne “La Valse”, si tratta di un disco che vale assolutamente la pena di acquistare, sia per l'esecuzione che per la particolarità della masterizzazione della lacca.
Tra l'altro, apprendiamo dal sito web che Tacet ha in catalogo un altro vinile simile, che contiene altri brani di Ravel eseguiti dalla stessa compagine orchestrale o diretti sempre da Rizzi. Dovremo procurarci anche questo, prima che vada esaurito.
Angelo Jasparro
www.tacet.de
Intanto, guardatevi il video che abbiamo girato per mostrarvi come funziona.
Monaco High End 2014: venite con noi!
Cari Lettori,
anche quest'anno ci prepariamo per offrirvi i servizi più completi e veloci dalla più importante mostra di alta fedeltà d'Europa e forse del mondo.
Come abbiano fatto l'anno scorso, pubblicheremo le foto di tutta la mostra in tempo reale, dal momento dell'apertura Giovedi 15 Maggio, sino a completamento del report.
Stiamo studiando una novità assoluta, qualcosa che nessuno al mondo vi ha mai dato ma, prima di svelarvi di cosa si tratta, dobbiamo verificare la disponibilità degli espositori a fornirci ciò che abbiamo chiesto.
In ogni caso, il report sarà ancora più ampio e completo, grazie all'investimento nei mezzi tecnici che ci assisteranno nel lavoro.
Ne riparleremo più avanti. Intanto vi chiediamo di seguirci come avete fatto l'anno scorso, in modo da premiare il nostro impegno.
Vi aspettiamo ma intanto, in questa pagina, troverete le anteprime che gli espositori ci stanno comunicando giorno per giorno ...
Angelo Jasparro
anche quest'anno ci prepariamo per offrirvi i servizi più completi e veloci dalla più importante mostra di alta fedeltà d'Europa e forse del mondo.
Come abbiano fatto l'anno scorso, pubblicheremo le foto di tutta la mostra in tempo reale, dal momento dell'apertura Giovedi 15 Maggio, sino a completamento del report.
Stiamo studiando una novità assoluta, qualcosa che nessuno al mondo vi ha mai dato ma, prima di svelarvi di cosa si tratta, dobbiamo verificare la disponibilità degli espositori a fornirci ciò che abbiamo chiesto.
In ogni caso, il report sarà ancora più ampio e completo, grazie all'investimento nei mezzi tecnici che ci assisteranno nel lavoro.
Ne riparleremo più avanti. Intanto vi chiediamo di seguirci come avete fatto l'anno scorso, in modo da premiare il nostro impegno.
Vi aspettiamo ma intanto, in questa pagina, troverete le anteprime che gli espositori ci stanno comunicando giorno per giorno ...
Angelo Jasparro
Audio-activity raddoppia!
Dopo poco più di un anno dalla fondazione, Audio-activity.com sta crescendo ogni giorno e la formula della doppia lingua, inglese ed italiano, era stata concepita in un modo che rendeva poco immediata la navigabilità del sito.
Da tempo pensavamo di dividere completamente le due edizioni, tramite un progetto che però risultava irrealizzabile a causa della poca flessibilità del software che utilizziamo. Abbiamo quindi ripensato il funzionamento impostato agli esordi, creando una nuova struttura, aggirando i paletti imposti dal software. I primi commenti dei lettori sono decisamente positivi e ci ripagano di tanto lavoro. Ora la consultazione di Audio-activity risulta meno dispersiva, più immediata, col fine principale di far risparmiare tempo a voi che ci seguite assiduamente.
Presto vi accorgerete di altri cambiamenti nella gestione delle pubblicazioni, al fine di sfruttare meglio le caratteristiche che il web offre sia a noi che confezioniamo il prodotto, sia a voi che ne usufruite. Dateci il tempo di uscire con ancora maggiore decisione dai vecchi schemi mentali della carta stampata, ormai superati.
Stiamo cercando di rendere Audio-activity sempre più attraente, grazie all’entusiasmo che ci trasmettete ogni giorno e non vi deluderemo. Grazie a tutti.
Angelo Jasparro
Da tempo pensavamo di dividere completamente le due edizioni, tramite un progetto che però risultava irrealizzabile a causa della poca flessibilità del software che utilizziamo. Abbiamo quindi ripensato il funzionamento impostato agli esordi, creando una nuova struttura, aggirando i paletti imposti dal software. I primi commenti dei lettori sono decisamente positivi e ci ripagano di tanto lavoro. Ora la consultazione di Audio-activity risulta meno dispersiva, più immediata, col fine principale di far risparmiare tempo a voi che ci seguite assiduamente.
Presto vi accorgerete di altri cambiamenti nella gestione delle pubblicazioni, al fine di sfruttare meglio le caratteristiche che il web offre sia a noi che confezioniamo il prodotto, sia a voi che ne usufruite. Dateci il tempo di uscire con ancora maggiore decisione dai vecchi schemi mentali della carta stampata, ormai superati.
Stiamo cercando di rendere Audio-activity sempre più attraente, grazie all’entusiasmo che ci trasmettete ogni giorno e non vi deluderemo. Grazie a tutti.
Angelo Jasparro
Buon Compleanno, Audio-activity!
La nostra/vostra Audio-activity ha compiuto il suo primo anno di vita il giorno 5 Settembre 2013. E’ ormai svezzata ma non cammina ancora sulle sue gambe.
Tanto lavoro ha richiesto mantenerla in salute e farla crescere, tanto ne richiederà il prosieguo. Non è facile, soprattutto di questi tempi. Ci vuole tanta costanza, impegno e, soprattutto, bisogna crederci. Bisogna credere che il nostro hobby avrà un futuro, più o meno roseo, e che anche le generazioni più giovani, tra le tribolazioni di un mondo che offre sempre meno certezze, trovino nell’ascolto della musica quell’angolo nel quale rifugiarsi per sfuggire ai problemi di tutti i giorni. Noi ci crediamo e per questo siamo qui. E se siamo qui, ringraziamo prima di tutto voi lettori, di vero cuore. Le manifestazioni di affetto che ci giungono verbalmente, via mail e su Facebook sono quanto di più gradito possiate offrirci. Ormai siete in oltre 600 a seguirci ogni giorno e ci avete letto in quasi 200.000 in un anno, per un totale di quasi 250.000 pagine. I principali forum e siti mondiali che trattano di alta fedeltà hanno inserito il collegamento al nostro sito, riconoscendoci serietà ed autorevolezza. Altrettanto hanno fatto quasi tutti i produttori/distributori dei prodotti che abbiamo recensito, anche quando non sono usciti a pieni voti dalle prove. E poi dobbiamo ringraziare gli operatori che con le loro pubblicità ci hanno dato modo di coprire le spese, scommettendo su di noi sin dall’inizio, e coloro che lo faranno in futuro, contando sui numeri acquisiti ed in continuo incremento.
All’inizio di quest’avventura ci siamo posti degli obbiettivi, su tempi certamente più lunghi di un solo anno. Possiamo dire di essere sulla strada giusta, sebbene solo all’inizio e con un cammino ancora molto lungo da percorrere. Crisi o non crisi, un po’ di luce la si vede, qui ed altrove. Bisogna continuare a crederci fortemente e non abbandonare la barca, che prima o poi anche la più lunga bonaccia finisce. Si vedono alcuni timidi segni, anche nel nostro settore. I tanti negozi che in Italia hanno chiuso cominciano a vedere un ricambio generazionale ed alcune nuove aperture lasciano sperare in un futuro più interessante. In questi giorni avremmo dovuto prepararci per il Top Audio, la principale manifestazione italiana dedicata all’Hi-FI e la seconda in Europa per ordine di importanza. Purtroppo, come molti di voi già sanno, l’APAF (Associazione per la Promozione dell’Alta Fedeltà) ha deciso, per quest’anno, di dare forfait e rimandare a tempi migliori, dopo 25 anni di appuntamenti ininterrotti. Non entriamo nel merito di questa decisione; possiamo però dire che ci sentiamo tutti un po’ orfani di un evento che scandiva l’inizio del nuovo anno commerciale. Crediamo, in cuor nostro, che si tratti di un errore commesso sulla scia di un pessimismo diffuso ed anche comprensibile, dovuto alla peggiore e più lunga crisi economica che il commercio mondiale abbia mai sopportato, a memoria della popolazione attiva. Attendiamo notizie dagli Amici soci dell’APAF, certi che il prossimo anno ci si rivedrà al loro Show, ritemprato dalla pausa e magari in un luogo più acconcio.
Noi, nel frattempo, vi daremo conto delle diverse manifestazioni che si terranno a breve nel nostro Paese e che davvero non sono poche. L’alta fedeltà è viva e vegeta, checché ne dicano le Cassandre e noi siamo qui a testimoniarlo.
Grazie ancora a tutti coloro che ci hanno sostenuto e continueranno a farlo in futuro.
Angelo Jasparro
Tanto lavoro ha richiesto mantenerla in salute e farla crescere, tanto ne richiederà il prosieguo. Non è facile, soprattutto di questi tempi. Ci vuole tanta costanza, impegno e, soprattutto, bisogna crederci. Bisogna credere che il nostro hobby avrà un futuro, più o meno roseo, e che anche le generazioni più giovani, tra le tribolazioni di un mondo che offre sempre meno certezze, trovino nell’ascolto della musica quell’angolo nel quale rifugiarsi per sfuggire ai problemi di tutti i giorni. Noi ci crediamo e per questo siamo qui. E se siamo qui, ringraziamo prima di tutto voi lettori, di vero cuore. Le manifestazioni di affetto che ci giungono verbalmente, via mail e su Facebook sono quanto di più gradito possiate offrirci. Ormai siete in oltre 600 a seguirci ogni giorno e ci avete letto in quasi 200.000 in un anno, per un totale di quasi 250.000 pagine. I principali forum e siti mondiali che trattano di alta fedeltà hanno inserito il collegamento al nostro sito, riconoscendoci serietà ed autorevolezza. Altrettanto hanno fatto quasi tutti i produttori/distributori dei prodotti che abbiamo recensito, anche quando non sono usciti a pieni voti dalle prove. E poi dobbiamo ringraziare gli operatori che con le loro pubblicità ci hanno dato modo di coprire le spese, scommettendo su di noi sin dall’inizio, e coloro che lo faranno in futuro, contando sui numeri acquisiti ed in continuo incremento.
All’inizio di quest’avventura ci siamo posti degli obbiettivi, su tempi certamente più lunghi di un solo anno. Possiamo dire di essere sulla strada giusta, sebbene solo all’inizio e con un cammino ancora molto lungo da percorrere. Crisi o non crisi, un po’ di luce la si vede, qui ed altrove. Bisogna continuare a crederci fortemente e non abbandonare la barca, che prima o poi anche la più lunga bonaccia finisce. Si vedono alcuni timidi segni, anche nel nostro settore. I tanti negozi che in Italia hanno chiuso cominciano a vedere un ricambio generazionale ed alcune nuove aperture lasciano sperare in un futuro più interessante. In questi giorni avremmo dovuto prepararci per il Top Audio, la principale manifestazione italiana dedicata all’Hi-FI e la seconda in Europa per ordine di importanza. Purtroppo, come molti di voi già sanno, l’APAF (Associazione per la Promozione dell’Alta Fedeltà) ha deciso, per quest’anno, di dare forfait e rimandare a tempi migliori, dopo 25 anni di appuntamenti ininterrotti. Non entriamo nel merito di questa decisione; possiamo però dire che ci sentiamo tutti un po’ orfani di un evento che scandiva l’inizio del nuovo anno commerciale. Crediamo, in cuor nostro, che si tratti di un errore commesso sulla scia di un pessimismo diffuso ed anche comprensibile, dovuto alla peggiore e più lunga crisi economica che il commercio mondiale abbia mai sopportato, a memoria della popolazione attiva. Attendiamo notizie dagli Amici soci dell’APAF, certi che il prossimo anno ci si rivedrà al loro Show, ritemprato dalla pausa e magari in un luogo più acconcio.
Noi, nel frattempo, vi daremo conto delle diverse manifestazioni che si terranno a breve nel nostro Paese e che davvero non sono poche. L’alta fedeltà è viva e vegeta, checché ne dicano le Cassandre e noi siamo qui a testimoniarlo.
Grazie ancora a tutti coloro che ci hanno sostenuto e continueranno a farlo in futuro.
Angelo Jasparro
Musica, Mostre e ... Mostri
Cominciamo col parlare di numeri; i numeri dell’unica mostra mondiale dedicata all’high-end che fornisce dati certificati sui visitatori. Vediamoli brevemente: 363 espositori provenienti da 35 Paesi, 16.159 visitatori totali, 5.211 operatori da 71 Paesi. Niente male, se si tiene conto del fatto che a Monaco praticamente non esiste l’audio multicanale ed il video non è contemplato nelle esposizioni. La manifestazione tedesca ha ormai 32 anni ed è in piena salute, come testimoniano i numeri ma anche la sensazione che si ha parlando con gli operatori presenti, quest’anno più soddisfatti rispetto all’edizione del 2012.
D’altra parte, è ormai di dominio pubblico il fatto che il Top Audio & Video milanese, quest’anno non si terrà. Riportiamo la spiegazione ufficiale presente sul sito dell’APAF:
“Top Audio Video Show rinviato al 2014
La difficile congiuntura economica e di mercato, già in atto da alcuni anni nel settore, ha suggerito al Consiglio Direttivo APAF di considerare uno slittamento del consueto appuntamento settembrino al 2014, possibilmente in primavera.
APAF, che da 25 anni organizza e promuove il Top Audio Video Show, e del cui marchio detiene la titolarità, auspica che il quadro economico generale e – conseguentemente - il comparto di suo interesse, ritrovino nel medio periodo nuovi stimoli e nuovi equilibri, che consentano di promuovere una nuova edizione della kermesse milanese per presentare, con rinnovato entusiasmo, l’avanguardia dei prodotti e delle soluzioni legate ai sistemi audio, hi-end e home entertainment, ritornando a coinvolgere tutti gli operatori e il folto pubblico di appassionati.”
Il contrasto è stridente. L’economia europea non gode certo di buona salute ma malgrado questo, i tedeschi ridono mentre gli italiani piangono. Probabilmente noi non siamo in grado di organizzare una manifestazione di respiro internazionale quale quella di Monaco e ci dobbiamo accontentare del pubblico locale. Per questo, forse il Top Audio è anche troppo costoso ed impegnativo e forse ha ragione chi pensa che manifestazioni locali più ridotte possano stimolare i visitatori, creando meno aspettative ma con una logistica migliore. Per far spostare una persona da Palermo a Milano ci vogliono ottime motivazioni, più solide di quelle che la invoglierebbero a fare il tragitto all’interno della sua Regione.
Negli USA, che sono un mercato enorme, abbiamo un CES di Las Vegas che ha una risonanza mondiale ma è dedicato all’elettronica di consumo, più che all’High-end. Poi esiste il Rocky Mountain Audio Fest, che cresce di anno in anno, oltre a manifestazioni minori, a livello locale.
Vedremo cosa intenderà fare l’APAF in futuro.
Parlando di manifestazioni audio, c’è una cosa che ci sta a cuore e sulla quale, a proposito di show audio, vorremmo riflettere: la musica utilizzata per le dimostrazioni degli impianti. Da questo punto di vista, dobbiamo tristemente riconoscere che tutto il mondo è paese, come si suol dire. Il problema non si pone solo in Italia e se la cosa ci consola relativamente, ci piace mettervene al corrente. Noi siamo i primi a dire che gli strumenti acustici sono gli unici coi quali si possono fare paragoni col suono riprodotto ma, vivaddio, di musiche realizzate con strumenti acustici ce ne sono a iosa, composte negli ultimi 700 anni, a dir poco. Possibile che non si riesca mai ad ascoltare qualche movimento dalle più belle composizioni sinfoniche? Andare oltre il solito duo violino/contrabbasso o, massima trasgressione, un quartetto d’archi, sembra una bestemmia. E non si capisce il motivo, ché non tutti gli impianti in dimostrazione, almeno sulla carta, dovrebbero avere problemi a riprodurre grandi gruppi orchestrali.
Invece, in una dimostrazione di fantasia, incontriamo in oltre la metà delle sale il jazz noioso e freddo di Diana Krall (mi perdonino i suoi estimatori, ho anch’io un suo DVD di un concerto e mi godo la tecnica dei grandi musicisti che l’accompagnano). Oppure i famigerati dischi voce+contrabbasso, voce+violino, voce+quellochevolete voi. Una noia, prima di tutto ed un inganno poi. Quei dischi sembrano fatti apposta per far suonare bene qualsiasi impianto, da quello coi diffusori da 300 kg ed amplificatori da migliaia di watt, a quello con minidiffusori e monotriodo. Vogliamo parlare di quei dischi di percussioni varie? Maracas, campane tubolari, batterie registrate con riverberi mostruosi, tanto inesistenti in natura, quanto spettacolari all’ascolto. Ve lo dice un percussionista: che palle!
I più coraggiosi azzardano Dire Straits o Pink Floyd ma anche qui, i soliti brani da The Dark Side Of The Moon o The Wall. Possibile che non si riesca a pensare ad altro, tra la produzione sterminata del gruppo inglese? Gli espositori dovrebbero cominciare a rendersi conto che chi frequenta da anni le mostre di settore, ormai comincia ad avere crisi di rigetto, quando entra in saletta e sente sempre la stessa musica. Risultato: cambia aria, in cerca di qualcosa di diverso. Ogni Paese, poi, ha le sue varianti. Noi in Italia abbiamo carriolate di De André e Canzoni di Marinella, dello stesso ma in duetto con Mina. Per quest’ultimo brano, devo dire, mi sento in colpa personalmente, visto che oltre 10 anni or sono credo di essere stato il primo ad utilizzarlo come test per l’impianto. Il “virus” si è poi diffuso molto rapidamente e dopo tre o quattro anni, lo si ascoltava ovunque. Ecco, ora che ho fatto outing vorrei provare ad essere un po’ propositivo e ricordare, come ho già fatto prima, che la musica Classica può essere anche la Sinfonica per grande orchestra o un fantastico coro inglese di musica barocca, che anche un “Frozen” di Madonna può suonare bene con un impianto di buona qualità, che “Made in Japan” dei Deep Purple, se non è proprio un’incisione audiofila, può riempirvi la saletta con gente che scuote la testa o mima un assolo di chitarra di Blackmore. Che oltre alla Krall o a Desafinado ci sono brani cantati da Nat King Cole o suonati magistralmente dal gruppo di Ahmad Jamal (registrazioni, queste, ultime, stupende, tra l’altro).
Coraggio, amici, spezziamo questo circolo vizioso (e noioso), se vogliamo presentare un volto nuovo nell’audio.
Angelo Jasparro
D’altra parte, è ormai di dominio pubblico il fatto che il Top Audio & Video milanese, quest’anno non si terrà. Riportiamo la spiegazione ufficiale presente sul sito dell’APAF:
“Top Audio Video Show rinviato al 2014
La difficile congiuntura economica e di mercato, già in atto da alcuni anni nel settore, ha suggerito al Consiglio Direttivo APAF di considerare uno slittamento del consueto appuntamento settembrino al 2014, possibilmente in primavera.
APAF, che da 25 anni organizza e promuove il Top Audio Video Show, e del cui marchio detiene la titolarità, auspica che il quadro economico generale e – conseguentemente - il comparto di suo interesse, ritrovino nel medio periodo nuovi stimoli e nuovi equilibri, che consentano di promuovere una nuova edizione della kermesse milanese per presentare, con rinnovato entusiasmo, l’avanguardia dei prodotti e delle soluzioni legate ai sistemi audio, hi-end e home entertainment, ritornando a coinvolgere tutti gli operatori e il folto pubblico di appassionati.”
Il contrasto è stridente. L’economia europea non gode certo di buona salute ma malgrado questo, i tedeschi ridono mentre gli italiani piangono. Probabilmente noi non siamo in grado di organizzare una manifestazione di respiro internazionale quale quella di Monaco e ci dobbiamo accontentare del pubblico locale. Per questo, forse il Top Audio è anche troppo costoso ed impegnativo e forse ha ragione chi pensa che manifestazioni locali più ridotte possano stimolare i visitatori, creando meno aspettative ma con una logistica migliore. Per far spostare una persona da Palermo a Milano ci vogliono ottime motivazioni, più solide di quelle che la invoglierebbero a fare il tragitto all’interno della sua Regione.
Negli USA, che sono un mercato enorme, abbiamo un CES di Las Vegas che ha una risonanza mondiale ma è dedicato all’elettronica di consumo, più che all’High-end. Poi esiste il Rocky Mountain Audio Fest, che cresce di anno in anno, oltre a manifestazioni minori, a livello locale.
Vedremo cosa intenderà fare l’APAF in futuro.
Parlando di manifestazioni audio, c’è una cosa che ci sta a cuore e sulla quale, a proposito di show audio, vorremmo riflettere: la musica utilizzata per le dimostrazioni degli impianti. Da questo punto di vista, dobbiamo tristemente riconoscere che tutto il mondo è paese, come si suol dire. Il problema non si pone solo in Italia e se la cosa ci consola relativamente, ci piace mettervene al corrente. Noi siamo i primi a dire che gli strumenti acustici sono gli unici coi quali si possono fare paragoni col suono riprodotto ma, vivaddio, di musiche realizzate con strumenti acustici ce ne sono a iosa, composte negli ultimi 700 anni, a dir poco. Possibile che non si riesca mai ad ascoltare qualche movimento dalle più belle composizioni sinfoniche? Andare oltre il solito duo violino/contrabbasso o, massima trasgressione, un quartetto d’archi, sembra una bestemmia. E non si capisce il motivo, ché non tutti gli impianti in dimostrazione, almeno sulla carta, dovrebbero avere problemi a riprodurre grandi gruppi orchestrali.
Invece, in una dimostrazione di fantasia, incontriamo in oltre la metà delle sale il jazz noioso e freddo di Diana Krall (mi perdonino i suoi estimatori, ho anch’io un suo DVD di un concerto e mi godo la tecnica dei grandi musicisti che l’accompagnano). Oppure i famigerati dischi voce+contrabbasso, voce+violino, voce+quellochevolete voi. Una noia, prima di tutto ed un inganno poi. Quei dischi sembrano fatti apposta per far suonare bene qualsiasi impianto, da quello coi diffusori da 300 kg ed amplificatori da migliaia di watt, a quello con minidiffusori e monotriodo. Vogliamo parlare di quei dischi di percussioni varie? Maracas, campane tubolari, batterie registrate con riverberi mostruosi, tanto inesistenti in natura, quanto spettacolari all’ascolto. Ve lo dice un percussionista: che palle!
I più coraggiosi azzardano Dire Straits o Pink Floyd ma anche qui, i soliti brani da The Dark Side Of The Moon o The Wall. Possibile che non si riesca a pensare ad altro, tra la produzione sterminata del gruppo inglese? Gli espositori dovrebbero cominciare a rendersi conto che chi frequenta da anni le mostre di settore, ormai comincia ad avere crisi di rigetto, quando entra in saletta e sente sempre la stessa musica. Risultato: cambia aria, in cerca di qualcosa di diverso. Ogni Paese, poi, ha le sue varianti. Noi in Italia abbiamo carriolate di De André e Canzoni di Marinella, dello stesso ma in duetto con Mina. Per quest’ultimo brano, devo dire, mi sento in colpa personalmente, visto che oltre 10 anni or sono credo di essere stato il primo ad utilizzarlo come test per l’impianto. Il “virus” si è poi diffuso molto rapidamente e dopo tre o quattro anni, lo si ascoltava ovunque. Ecco, ora che ho fatto outing vorrei provare ad essere un po’ propositivo e ricordare, come ho già fatto prima, che la musica Classica può essere anche la Sinfonica per grande orchestra o un fantastico coro inglese di musica barocca, che anche un “Frozen” di Madonna può suonare bene con un impianto di buona qualità, che “Made in Japan” dei Deep Purple, se non è proprio un’incisione audiofila, può riempirvi la saletta con gente che scuote la testa o mima un assolo di chitarra di Blackmore. Che oltre alla Krall o a Desafinado ci sono brani cantati da Nat King Cole o suonati magistralmente dal gruppo di Ahmad Jamal (registrazioni, queste, ultime, stupende, tra l’altro).
Coraggio, amici, spezziamo questo circolo vizioso (e noioso), se vogliamo presentare un volto nuovo nell’audio.
Angelo Jasparro
Monaco High End 2013
Eccoci qua, pochi giorni ci separano ormai dalla manifestazione Hi-Fi più importante d’Europa e forse, per quanto riguarda la riproduzione audio di qualità propriamente intesa, del mondo. I numeri parlano chiaro: oltre 350 espositori e 900 marchi rappresentati ci attendono nelle sale, ormai completamente esaurite, del M.O.C., centro congressi in Monaco di Baviera.
A questo link troverete l’elenco di tutti gli espositori ed i marchi da essi rappresentati.
Noi di Audio-activity saremo lì ed ancora una volta pubblicheremo il reportage in tempo reale dell’evento, che inizierà il giorno 9 Maggio alle ore 10, in questa pagina. Da quell’ora in poi, se sarete sul nostro sito, e fino a copertura completa della manifestazione, vedrete continui aggiornamenti con la segnalazione di tutte le sale e gli espositori presenti, ed una breve descrizione di quanto apparirà in fotografia, rimandando ad approfondimenti successivi gli oggetti che troveremo di maggior interesse.
Coloro che invece decideranno di essere presenti a Monaco, non se ne pentiranno. La città merita una visita approfondita tanto quanto la manifestazione audio.
Vi aspettiamo!
A questo link troverete l’elenco di tutti gli espositori ed i marchi da essi rappresentati.
Noi di Audio-activity saremo lì ed ancora una volta pubblicheremo il reportage in tempo reale dell’evento, che inizierà il giorno 9 Maggio alle ore 10, in questa pagina. Da quell’ora in poi, se sarete sul nostro sito, e fino a copertura completa della manifestazione, vedrete continui aggiornamenti con la segnalazione di tutte le sale e gli espositori presenti, ed una breve descrizione di quanto apparirà in fotografia, rimandando ad approfondimenti successivi gli oggetti che troveremo di maggior interesse.
Coloro che invece decideranno di essere presenti a Monaco, non se ne pentiranno. La città merita una visita approfondita tanto quanto la manifestazione audio.
Vi aspettiamo!
Audio-activity cresce …
Cominciamo questo 2013 sotto ottimi auspici. A breve si aggiungeranno nuovi collaboratori, anche se sempre col "contagocce". Non è un problema trovare volontari che vogliano scrivere di alta fedeltà o di musica, il problema è trovarli affidabili ed esperti. Continuiamo a selezionare nominativi e presto vedrete i risultati. Cerchiamo candidati anche all’estero, ovviamente. I lettori più attenti avranno notato varie novità nel sito, che implementiamo non appena riteniamo utile farlo o quando il provider del nostro software ce le mette a disposizione. Piuttosto di recente abbiamo attivato un efficientissimo motore di ricerca nel sito, che potete trovare in alto sulla destra, all’interno della testata della rivista. Abbiamo ridisegnato il marchio in testata e l’home page, che ora riporta le principali novità, senza costringervi a cercarle all’interno del sito. Inoltre, pochi giorni fa, abbiamo attivato il servizio di “RSS feed”nelle pagine principali: “Nuovi articoli” e “News”. Sappiamo che il vostro tempo è prezioso e questo strumento servirà proprio per fare in modo che leggiate le pagine di Audio-activity solo quando saranno pubblicati nuovi articoli o notizie. Spieghiamo brevemente il funzionamento di questa opzione a coloro che non la conoscono: una volta che avrete cliccato sul simbolo RSS feed nelle pagine (fatelo su tutte, anche quella delle news in inglese, che non sono direttamente collegate a quelle in italiano), quando aprirete la casella“preferiti” del vostro browser, vedrete l’opzione “Feed”. Aprendola, troverete immediatamente la comunicazione di eventuali novità, rappresentate dai nuovi articoli che abbiamo pubblicato. In alternativa, esistono dei programmi chiamati Feed reader, anche gratuiti, che raccolgono tutte le novità dai siti ai quali siete iscritti e ve le presentano automaticamente. Non dovete effettuare registrazioni, né dare il vostro indirizzo e-mail, neanche a noi, a tutto vantaggio della vostra privacy.
Cari lettori, siete in continua crescita e questo ci fa un enorme piacere, oltre a spronarci a fare sempre meglio il nostro lavoro. Sul web si parla di noi sempre più di frequente, malgrado alcuni siti si affrettino a cancellare il nostro nome non appena appare sulle loro pagine. Noi siamo dell’idea che in questo mondo ci sia spazio per tutti e che sarebbe più giusta una collaborazione, piuttosto che una brutale censura, nell’interesse di voi lettori, prima di tutto. Altri non sono d’accordo e non possiamo far altro che adeguarci. Noi di Audio-activity vi auguriamo un 2013 sereno e pieno delle cose che più desiderate, alla faccia delle fosche previsioni degli economisti. Vi siete chiesti che differenza passa tra le loro previsioni - che variano ogni volta che rifanno i calcoli - e quelle di una cartomante? Lascio la risposta ad ognuno di voi …
Angelo Jasparro
Cari lettori, siete in continua crescita e questo ci fa un enorme piacere, oltre a spronarci a fare sempre meglio il nostro lavoro. Sul web si parla di noi sempre più di frequente, malgrado alcuni siti si affrettino a cancellare il nostro nome non appena appare sulle loro pagine. Noi siamo dell’idea che in questo mondo ci sia spazio per tutti e che sarebbe più giusta una collaborazione, piuttosto che una brutale censura, nell’interesse di voi lettori, prima di tutto. Altri non sono d’accordo e non possiamo far altro che adeguarci. Noi di Audio-activity vi auguriamo un 2013 sereno e pieno delle cose che più desiderate, alla faccia delle fosche previsioni degli economisti. Vi siete chiesti che differenza passa tra le loro previsioni - che variano ogni volta che rifanno i calcoli - e quelle di una cartomante? Lascio la risposta ad ognuno di voi …
Angelo Jasparro
Crisi del mercato hifi: colpa dei prezzi?
E’ ciò che sentiamo spesso raccontare in giro o leggiamo sui forum. Sembra che l’alta fedeltà non si venda più per colpa dei prezzi troppo elevati degli apparecchi. E che le riviste di alta fedeltà chiudano perché scrivono di apparecchi “sbagliati”, troppo costosi. Cominciamo dalla seconda affermazione: le riviste italiane che sono andate in difficoltà erano quelle che vendevano di più sul mercato italiano, senza tema di smentite. La loro crisi (una ha cessato le pubblicazioni di punto in bianco, l’altra sta cercando disperatamente di sopravvivere e forse ce la farà) ha quindi radici altrove ma siccome non sono affari nostri ed inoltre dall’esterno siamo tutti bravi a giudicare, eviteremo di parlarne. Parliamo invece del mercato degli apparecchi e del perché di questa crisi, che dipende solo parzialmente dalla grave situazione economico-finanziaria nella quale il mondo si dibatte da ormai quattro durissimi anni. Se sfogliate qualche vecchia rivista, noterete che le crisi dell’hi-fi sono certamente superiori a quelle, cicliche, dei mercati in generale. La copertina di questo numero di Stereoplay, datato 1976, nella quale si parla di "apparecchi anticirisi", dovrebbe suggerirci qualcosa.
Eppure, alla luce di quanto accaduto nei 35 anni seguenti, ora diremmo che quelli erano i tempi d’oro dell’alta fedeltà. In quegli anni si verificava infatti un vero e proprio “boom” delle vendite sul mercato italiano (devo ricordare ai nostri amici che ci leggono dall’estero che non abbiamo le competenze per analizzare quanto accadeva nei mercati al di fuori dei nostri confini) che, ad oggi, non si è mai più ripetuto ed al quale possiamo solo guardare con nostalgia e rimpianto per un’occasione persa. Se poi fosse possibile correre ai ripari già da allora o anche solo farlo oggi, è cosa che nessuno pare avere ancora capito. E non solo in Italia. Questa volta possiamo ben dire che il problema della crisi dell’alta fedeltà si presenta in tutto il mondo, fatti salvi alcuni Paesi in forte sviluppo, dove le persone sentono il bisogno di elevare il proprio stato sociale anche, perché no, con “lo stereo”.Che non è il sistema coordinato, spesso giapponese, che all’epoca troneggiava nei salotti di mezzo mondo, ma ora dev’essere composto da apparecchi vistosi e di prezzo tale da poter rappresentare un reale status symbol di benessere o, addirittura, di ricchezza vera e propria. E qui arriviamo al punto. Per quale motivo una famiglia decide di acquistare un impianto di riproduzione musicale e metterlo in un già affollato salotto? Al primo abbiamo accennato: status symbol. Negli anni ’70 non v’era casa, in Italia, dove non ci fosse un rack pieno di apparecchi, equalizzatore compreso, regolarmente spenti, nella la maggior parte dei casi. C’era lo stereo perché “doveva” esserci, altrimenti eravamo meno dei nostri vicini. Chi se ne intendeva un po’ chiedeva i marchi degli apparecchi presenti e, con malcelato orgoglio, rispondeva: “Il mio amplificatore è un Marantz”, facendo sprofondare nella vergogna il possessore di un coordinato Technics (il primo marchio che mi viene in mente). Pochi eletti arrivavano a McIntosh, Altec, JBL e similia; benestanti ma soprattutto appassionati di musica classica (o jazz in subordine). Gli altri non sapevano neanche cosa fossero, né frequentavano davvero i negozi di alta fedeltà. Compravano il coordinato nel negozio di elettrodomestici sotto casa (si, ragazzi, che ci leggete, noi avevamo i negozi di elettronica sotto casa ed i centri commerciali li ho visti per la prima volta negli USA nel 1980), mettevano due o tre 45 giri, magari compravano qualche LP per provare se il giradischi suonava bene e poi si limitavano a spolverare gli apparecchi, in modo che non si notasse che erano in disuso. Cantine e soffitte devono essere ancora piene di questi vecchi coordinati, ben chiusi nei loro mobili con l’anta in vetro. Nessuno si ricorda più di averli. Non interessano, né agli acquirenti originali, né ai loro figli (o nipoti, addirittura). Ora, gli status symbol nei Paesi “sviluppati” sono televisori a schermo piatto, magari in 3D, gli smartphone di ogni razza e colore, meglio se con la mela sbocconcellata incisa sopra, i videogames (che portano via un sacco di tempo libero), i tablets e chi più ne ha, più ne metta. Ricordiamo anche i computer, che col loro collegamento ad Internet assorbono anch’essi molto del nostro tempo. Non nuovi sono auto ed abbigliamento ed accessoristica super firmati. Le risorse economiche di una famiglia sono tipicamente limitate e vengono indirizzate ad acquisti specifici, piuttosto che altri. Il tempo è limitato e se una volta ci si sedeva volentieri davanti allo stereo (non esisteva la TV via satellite e, qui in Italia, neanche quella via cavo. Negli anni ’70 avevamo solo due canali di televisione e spesso non eravamo interessati ai pochi programmi che trasmettevano) per ascoltare un disco, ora non lo si fa più. Non passa neanche per la mente delle persone che ci si possa rilassare su un divano, chiudere gli occhi ed approfondire un arrangiamento ed il testo di una canzone. La musica è diventata un bene di mero consumo ed è l’accompagnamento della vita di quasi tutti gli individui che calpestano questo mondo ma non va oltre. Paradossalmente, la troppa diffusione ha portato ad un degrado del ruolo della musica nella nostra vita. Da quando possiamo portarla in giro con tanta facilità, la consumiamo senza più godercela, come avviene per tutti i beni e servizi disponibili in quantità illimitate. Quando andavamo nei negozi a comprare i dischi, tornavamo a casa ansiosi di sfilarli dalla loro copertina per ascoltarli; li avevamo scelti con cura, spesso dubbiosi sull’opportunità del loro acquisto, magari dopo aver letto una recensione su una rivista di musica. Ora è tutto cambiato: si scaricano Terabytes di files (non riesco a chiamarli “musica”), non si sa neanche più cosa ci sia nelle chiavette USB, negli "i-qualchecosa", o in hard disk che potrebbero contenere intere biblioteche. Si è persa ogni poesia. Si scarica qualsiasi cazzata (passatemi il termine, è quello più adatto all’occasione) e la si fa passare attraverso pessime cuffiette mentre si fa jogging, shopping o qualsiasi altra cosa che non sia ascoltare musica. Per favore, smettetela di dire che l’hi-fi è in crisi perché costa troppo e la gente non ha soldi, perché è una balla. Quello che è in crisi è l’interesse … e basta. Vi ricordate quando eravamo giovani noi? Si sceglieva, se proprio non si poteva avere entrambi, tra lo stereo e il motorino. Tra una macchina più costosa oppure un’utilitaria e lo stereo. Qualcuno lavorava tutta l’estate per portare a casa i soldi per lo stereo. Adesso, chi pensa più allo stereo? Chi lo annovera tra i propri oggetti di desiderio? Eppure, forse, è più facile acquistarlo oggi, rispetto ad allora. Ci sono soluzioni? Forse si, forse ci possiamo provare tutti insieme ma ne riparleremo alla prossima occasione.
Angelo Jasparro
Angelo Jasparro
Alta Fedeltà ... a cosa?
Confesso di aver riciclato questo titolo da un mio post sul blog, avendo l'intenzione di sviluppare ulteriormente l'argomento. E' la fatidica domanda che ogni tanto si legge on-line o si sente fare nei circoli di appassionati e che provoca un turbinio di ipotesi vasto come l'Universo. Si parte dalle risposte più elementari ed evidenti tipo: "alla musica dal vivo" per giungere a spiegazioni degne dei migliori filosofi della storia, del genere: "l'evento originale esiste solo nel momento in cui è prodotto e non è riproducibile in alcun caso. Anzi, a volte non esiste neanche in questo caso, che a seconda del grado di affaticamento dell'ascoltatore, si sentiranno suoni diversi".
Le cose sembrano complicarsi al punto che, alla fine, c'è sempre qualcuno che conclude che, visto che non se ne viene a capo, ognuno fa bene ad ascoltare come più gli piace, magari frapponendo fra sé e la musica un bell'equalizzatore che gli aumenti i bassi e gli alti, così magari gli viene anche voglia di ballare un po'. Chi vi scrive non possiede la verità, se in questo caso verità esiste ma ha la pretesa di avere un'opinione, perlomeno.Proviamo a ragionarci insieme. Se ascoltiamo il suono di un violino, lo riconosciamo come tale anche se riprodotto dall'altoparlantino di un telefono. Addirittura riusciamo ad interpretare come musica le orrende suonerie dei cellulari. Eppure sono riprodotte con compressioni intollerabili e passano attraverso un trasduttore dal diametro di una matita e di qualità infima. Questo c'insegna che il nostro cervello, tra le tante abilità, possiede quella di integrare ciò che manca e di ricostruire, dando parvenza di musica a suoni sgraziati e largamente incompleti. Sappiamo anche che uno strumento non si riconosce dalla nota pura che emette ma grazie alle armoniche prodotte. Un "La" (“A” per gli anglosassoni) è tale se prodotto da un diapason o da un pianoforte. Le armoniche (o armonici, dipende ci si riferisce alle frequenze o ai toni) sono semplicemente frequenze (o toni, appunto) di valore multiplo rispetto a quello fondamentale e ci permettono di riconoscere la sorgente.
Come dicevamo sopra, l'altoparlante di un telefono è in grado di riprodurre un numero estremamente limitato di armoniche, essendo limitato nelle sue prestazioni. Eppure riconosciamo un violino da un pianoforte, solitamente (vi sono eccezioni).
Allora? Stando così le cose per quale motivo spendere tanto denaro per un impianto che suoni meglio? Una cosa è riconoscere un violino da un pianoforte, altra è distinguerlo da una viola, per esempio. Una cosa è, anche in un brano di musica elettronica, carpirne la melodia, altra è sentire col corpo il lavoro di basso e batteria in gamma bassa, cogliere gli arrangiamenti di percussioni e di tutto ciò che è contenuto nel brano. Da qui l'opportunità di avere degli strumenti in grado di riprodurre nel modo migliore ciò che è inciso nel disco (lo chiamiamo così per praticità, pur sapendo che si può trattare di un CD, un vinile, un nastro, un file ...).
Prevengo l'obiezione: "Come sappiamo cosa c'è nella registrazione e cosa ha pensato di realizzare il tecnico del suono?" Non lo sappiamo, evidentemente né - e qui sta il bello - ci deve interessare. Vogliamo poi parlare di coloro che non hanno mai messo piede in una sala da concerto e sfruttano l'alibi di cui sopra per continuare a pontificare da dietro un monitor, senza sapere di cosa si stia parlando? Salireste su un Airbus sapendo che alla sua guida c'è un pilota che fino ad oggi ha “volato” solo davanti ad un Personal Computer con Flight Simulator? Ci sono persone che hanno migliaia d'interventi sui forum e sono considerati "esperti" della materia, che non hanno la minima idea di come gli strumenti suonino veramente, delle mille sfumature diverse che un semplice colpo su un tamburo può assumere. Ogni tanto capita di leggere di qualcuno che, per la prima volta nella vita, vede passare la Banda cittadina sotto casa e si precipita a scrivere: "Cos'ho ascoltato finora?" ... Meno male che se n'è accorto, dopo qualche migliaio di consigli che lui stesso ha elargito a vanvera agli ignari lettori, che si sono fidati delle sue "capacità". Il fatto è che molti credono di poter basare le loro esperienze sugli ascolti di altri impianti, magari nelle manifestazioni di settore, senza avere un'idea della realtà. Una realtà che, se conosciuta, permette di distinguere una buona registrazione da una pessima. Non serve essere musicisti per sentire che, purtroppo nella maggior parte delle registrazioni che contengono archi, il suono delle corde è preponderante rispetto a quello dello strumento completo della sua cassa armonica. Se ascoltate un'orchestra, anche piccola, con magari solo sei violini che suonano insieme, sentirete un suono provvisto di un corpo che raramente si può ascoltare attraverso le registrazioni. Qualcuna si salva, però e tra queste si sceglierà quella che ci permetta di meglio giudicare il suono di un impianto. E questo taglia la testa al toro sull'impossibilità di registrare suoni credibili. Credibili, non identici, ovviamente.
Il problema di base è che, leggendo quali registrazioni sono spesso usate per testare gli impianti, si evince come molti non abbiano idea di particolari come quelli ai quali abbiamo accennato che, se a prima vista sembrano poco influenti, non lo sono nella realtà, trattandosi di giudicare sfumature nella riproduzione della musica. La musica è spesso fatta di sfumature, lo sappiamo tutti. Vale per gli archi dei quali abbiamo parlato sopra, come per qualsiasi altro strumento. Ci sono registrazioni, ad esempio, anche famose tra gli appassionati, che ripropongono un suono di batteria tanto spettacolare ... quanto fasullo. Spesso si sente dire che un impianto suona bene se pare di avere il cantante o i musicisti nella propria stanza. Personalmente credo non sia sufficiente. Un impianto suona davvero bene se ci trasporta nel luogo e nel tempo dell'evento originale, piuttosto! I casi in cui succede sono rari e devono vedere una concorrenza di fattori favorevoli, soprattutto una perfetta registrazione ed un'ottima riproduzione. Nel momento in cui riusciamo a sentire l'atmosfera e l'emozione dei musicisti, il nostro impianto ha raggiunto lo scopo e non serve altro.
C'è un solo modo per valutare il suono di un impianto hi-fi: paragonarlo alla musica dal vivo. Poi si possono fare tutti i distinguo del caso: riproduzione in scala, tara sulle registrazioni, influenza dell'ambiente d'ascolto, ecc. Ma ciò non cambia la sostanza. Altrimenti si tratta solo ed esclusivamente di my-fy, che è un'altra cosa, della quale qui preferiamo non occuparci.
Chiudo con una piccola nota polemica: quando abbiamo invitato gli "audiofili" a concerti VERI, non siamo quasi mai riusciti ad incontrarli. Non si capisce il motivo ...
Angelo Jasparro
Le cose sembrano complicarsi al punto che, alla fine, c'è sempre qualcuno che conclude che, visto che non se ne viene a capo, ognuno fa bene ad ascoltare come più gli piace, magari frapponendo fra sé e la musica un bell'equalizzatore che gli aumenti i bassi e gli alti, così magari gli viene anche voglia di ballare un po'. Chi vi scrive non possiede la verità, se in questo caso verità esiste ma ha la pretesa di avere un'opinione, perlomeno.Proviamo a ragionarci insieme. Se ascoltiamo il suono di un violino, lo riconosciamo come tale anche se riprodotto dall'altoparlantino di un telefono. Addirittura riusciamo ad interpretare come musica le orrende suonerie dei cellulari. Eppure sono riprodotte con compressioni intollerabili e passano attraverso un trasduttore dal diametro di una matita e di qualità infima. Questo c'insegna che il nostro cervello, tra le tante abilità, possiede quella di integrare ciò che manca e di ricostruire, dando parvenza di musica a suoni sgraziati e largamente incompleti. Sappiamo anche che uno strumento non si riconosce dalla nota pura che emette ma grazie alle armoniche prodotte. Un "La" (“A” per gli anglosassoni) è tale se prodotto da un diapason o da un pianoforte. Le armoniche (o armonici, dipende ci si riferisce alle frequenze o ai toni) sono semplicemente frequenze (o toni, appunto) di valore multiplo rispetto a quello fondamentale e ci permettono di riconoscere la sorgente.
Come dicevamo sopra, l'altoparlante di un telefono è in grado di riprodurre un numero estremamente limitato di armoniche, essendo limitato nelle sue prestazioni. Eppure riconosciamo un violino da un pianoforte, solitamente (vi sono eccezioni).
Allora? Stando così le cose per quale motivo spendere tanto denaro per un impianto che suoni meglio? Una cosa è riconoscere un violino da un pianoforte, altra è distinguerlo da una viola, per esempio. Una cosa è, anche in un brano di musica elettronica, carpirne la melodia, altra è sentire col corpo il lavoro di basso e batteria in gamma bassa, cogliere gli arrangiamenti di percussioni e di tutto ciò che è contenuto nel brano. Da qui l'opportunità di avere degli strumenti in grado di riprodurre nel modo migliore ciò che è inciso nel disco (lo chiamiamo così per praticità, pur sapendo che si può trattare di un CD, un vinile, un nastro, un file ...).
Prevengo l'obiezione: "Come sappiamo cosa c'è nella registrazione e cosa ha pensato di realizzare il tecnico del suono?" Non lo sappiamo, evidentemente né - e qui sta il bello - ci deve interessare. Vogliamo poi parlare di coloro che non hanno mai messo piede in una sala da concerto e sfruttano l'alibi di cui sopra per continuare a pontificare da dietro un monitor, senza sapere di cosa si stia parlando? Salireste su un Airbus sapendo che alla sua guida c'è un pilota che fino ad oggi ha “volato” solo davanti ad un Personal Computer con Flight Simulator? Ci sono persone che hanno migliaia d'interventi sui forum e sono considerati "esperti" della materia, che non hanno la minima idea di come gli strumenti suonino veramente, delle mille sfumature diverse che un semplice colpo su un tamburo può assumere. Ogni tanto capita di leggere di qualcuno che, per la prima volta nella vita, vede passare la Banda cittadina sotto casa e si precipita a scrivere: "Cos'ho ascoltato finora?" ... Meno male che se n'è accorto, dopo qualche migliaio di consigli che lui stesso ha elargito a vanvera agli ignari lettori, che si sono fidati delle sue "capacità". Il fatto è che molti credono di poter basare le loro esperienze sugli ascolti di altri impianti, magari nelle manifestazioni di settore, senza avere un'idea della realtà. Una realtà che, se conosciuta, permette di distinguere una buona registrazione da una pessima. Non serve essere musicisti per sentire che, purtroppo nella maggior parte delle registrazioni che contengono archi, il suono delle corde è preponderante rispetto a quello dello strumento completo della sua cassa armonica. Se ascoltate un'orchestra, anche piccola, con magari solo sei violini che suonano insieme, sentirete un suono provvisto di un corpo che raramente si può ascoltare attraverso le registrazioni. Qualcuna si salva, però e tra queste si sceglierà quella che ci permetta di meglio giudicare il suono di un impianto. E questo taglia la testa al toro sull'impossibilità di registrare suoni credibili. Credibili, non identici, ovviamente.
Il problema di base è che, leggendo quali registrazioni sono spesso usate per testare gli impianti, si evince come molti non abbiano idea di particolari come quelli ai quali abbiamo accennato che, se a prima vista sembrano poco influenti, non lo sono nella realtà, trattandosi di giudicare sfumature nella riproduzione della musica. La musica è spesso fatta di sfumature, lo sappiamo tutti. Vale per gli archi dei quali abbiamo parlato sopra, come per qualsiasi altro strumento. Ci sono registrazioni, ad esempio, anche famose tra gli appassionati, che ripropongono un suono di batteria tanto spettacolare ... quanto fasullo. Spesso si sente dire che un impianto suona bene se pare di avere il cantante o i musicisti nella propria stanza. Personalmente credo non sia sufficiente. Un impianto suona davvero bene se ci trasporta nel luogo e nel tempo dell'evento originale, piuttosto! I casi in cui succede sono rari e devono vedere una concorrenza di fattori favorevoli, soprattutto una perfetta registrazione ed un'ottima riproduzione. Nel momento in cui riusciamo a sentire l'atmosfera e l'emozione dei musicisti, il nostro impianto ha raggiunto lo scopo e non serve altro.
C'è un solo modo per valutare il suono di un impianto hi-fi: paragonarlo alla musica dal vivo. Poi si possono fare tutti i distinguo del caso: riproduzione in scala, tara sulle registrazioni, influenza dell'ambiente d'ascolto, ecc. Ma ciò non cambia la sostanza. Altrimenti si tratta solo ed esclusivamente di my-fy, che è un'altra cosa, della quale qui preferiamo non occuparci.
Chiudo con una piccola nota polemica: quando abbiamo invitato gli "audiofili" a concerti VERI, non siamo quasi mai riusciti ad incontrarli. Non si capisce il motivo ...
Angelo Jasparro
C'era una volta ... il forum
E adesso? Difficile dare una risposta univoca. Mi piacerebbe ripercorrere brevemente la storia dei forum nel nostro settore, dagli albori ai giorni nostri. Forse dovremmo tornare fino ai newsgroup ma questi funzionavano in modo abbastanza diverso. Farei risalire il vero inizio, nel nostro Paese, alla mailing list di TNT Audio, che tuttora esiste ed ha trovato una sua strada parallela a quella della rivista omonima. L'epoca d'oro di questo nuovo centro di aggregazione va dal 2000 al 2005. In quegli anni, alcuni dei più grossi nomi dell'alta fedeltà italiana erano iscritti e condividevano il loro sapere senza nulla chiedere in cambio. Qualche piccolo tentativo d'imitazione è soffocato nell'oblio in tempi piuttosto brevi. Fino a quando, nell'estate del 2003, un grosso calibro, nientemeno che un redivivo Bebo Moroni, ha deciso di lanciare la rivista Videohifi, con forum annesso. Essendo arrivato immediatamente dopo la fondazione ed avendo ad essa contribuito, ricordo perfettamente il clima ed i meccanismi che tanto entusiasmo ci avevano scatenato. Le cose viaggiavano ad un ritmo frenetico, chiunque cercasse sul web il nome di Moroni veniva immediatamente indirizzato al forum. Cosa resta di quei giorni, quasi dieci anni dopo? Come si sono evoluti i forum? Intanto dovremmo chiederci qual è lo scopo di un forum di discussione. Io credo sia quello di scambiarsi notizie ed informazioni relative all'argomento che aggrega la comunità virtuale. Provate a pensare se sia ancora così o se invece non siano diventati qualcosa di diverso. Ne riparliamo tra un po'. Ora facciamo un discorso generico, non riferito ad un forum in particolare, che tanto vale per tutti, in qualche misura. In questi ultimi dieci anni, abbiamo assistito alla proliferazione dei forum relativi all'alta fedeltà. Restringendo l'inventario alla sola Italia, credo se ne contino ormai una ventina. Il problema è che il numero dei fruitori è basso e non giustifica un simile impiego di risorse. Il fenomeno è ormai incontrollabile, anche grazie al fatto che le piattaforme per crearli sono gratuite. La cosa curiosa è che ad ogni fondazione di un nuovo forum ci spiegano che la ragione della nuova nascita è la "libertà". Vi spiego: siamo tutti iscritti ad un forum "libero". Un giorno qualunque, io litigo con uno dei moderatori, per qualsiasi motivo. Che faccio? Ovvio, apro un forum più "libero" di quello di prima, con qualche altro fuggiasco. Ma siccome l'ho aperto io, faccio le regole e lo modero a modo mio. Ovviamente "libero". Dopo qualche mese, non vado più d'accordo con uno degli iscritti e quest'ultimo se ne va per fondare il suo forum … Indovinate? Più "libero" del mio. E così ad libitum, senza limiti. Ultimamente nascono forum fondati da due persone, che due restano ancora dopo qualche mese dall'inizio. E fino a qui, la sfrenata "voglia di libertà". Poi ci sono quelli che fondano un forum perchè sono emissari, soci o amici di qualche fabbricante. Ovviamente non lo dichiarano, così la loro piazza virtuale si può autodefinire … Esatto, "libera"! Parliamo della specie di forum tenuti in piedi da commercianti o progettisti che hanno avuto poco successo commerciale ed ora passano le loro giornate a spulciare tra gli altri forum, per demolire tutto ciò che leggono, spesso a suon d'insulti? No, facciamone a meno. Tutto ciò ha portato al paradosso di vedere che i principali forum italiani contano la presenza di 30, forse 50 iscritti davvero attivi, non oltre. Fateci caso: i nomi di coloro che scrivono sono sempre quelli e se togliete la categoria degli Off Topics, che si alimenta di notizie di attualità sempre diverse o da "veline" di partito, è una vera tristezza. Facile fotografare la situazione, come abbiamo fatto, meno facile capire le ragioni di questa débâcle. Di sicuro possiamo dire che la funzione originaria è
ormai dimenticata. Leggiamo sempre meno notizie e sempre più polemiche. Ogni giorno nascono improvvisati "guru" ed i messaggi annegano tra offese, insulti, gare a chi è più bravo, a chi grida più forte. Gli iscritti che davvero erano preparati ormai sono usciti da tempo ed il livello di conoscenza dei superstiti cala ogni giorno di più. L'informazione dei tempi d'oro si è trasformata in disinformazione ed il tutto si avvita in un circolo vizioso del quale non si vede l'uscita. Ormai siamo allo sfogatoio degli istinti più bassi, delle frustrazioni causate da desideri insoddisfatti ed in questo clima nulla si riesce a salvare. Nessuno più è disposto ad imparare ed anche la condivisione di un'esperienza si trasforma in un dramma. Il povero scrivente si deve sottoporre alla pubblica gogna da parte di chi la pensa in modo diverso. Qualcosa di buono ancora si trova, ad opera di persone di buona volontà ma il "rumore di fondo" è ormai a livelli insopportabili. Non esistono più punti di riferimento e questo non è bene, soprattutto in un hobby come il nostro, dove l'insicurezza e la soggettività regnano sovrane.
Angelo Jasparro
ormai dimenticata. Leggiamo sempre meno notizie e sempre più polemiche. Ogni giorno nascono improvvisati "guru" ed i messaggi annegano tra offese, insulti, gare a chi è più bravo, a chi grida più forte. Gli iscritti che davvero erano preparati ormai sono usciti da tempo ed il livello di conoscenza dei superstiti cala ogni giorno di più. L'informazione dei tempi d'oro si è trasformata in disinformazione ed il tutto si avvita in un circolo vizioso del quale non si vede l'uscita. Ormai siamo allo sfogatoio degli istinti più bassi, delle frustrazioni causate da desideri insoddisfatti ed in questo clima nulla si riesce a salvare. Nessuno più è disposto ad imparare ed anche la condivisione di un'esperienza si trasforma in un dramma. Il povero scrivente si deve sottoporre alla pubblica gogna da parte di chi la pensa in modo diverso. Qualcosa di buono ancora si trova, ad opera di persone di buona volontà ma il "rumore di fondo" è ormai a livelli insopportabili. Non esistono più punti di riferimento e questo non è bene, soprattutto in un hobby come il nostro, dove l'insicurezza e la soggettività regnano sovrane.
Angelo Jasparro
Di prezzi, volpi, uva, orecchie …Chiedo scusa in anticipo per l’ineleganza ma quest’editoriale rappresenta idee che sono mie personali e non
necessariamente condivise dai miei prodi collaboratori. Quindi, sarà scritto in prima persona. Sapevo che la recensione Burmester avrebbe urtato qualche suscettibile lettore a causa dei prezzi piuttosto elevati degli apparecchi coinvolti. In effetti, qualche piccola polemica sul web c’è stata e voglio cogliere la palla al balzo per spiegare come la penso. Per prima cosa, è ovvio che 35.000 euro per un lettore CD sono una cifra molto elevata e l’ho anche scritto nella mia recensione, ché non siamo qui a prenderci in giro. Però, sinceramente, sono stanco di leggere di gente che alza gli scudi quando legge di un componente troppo costoso. Intanto vorrei capire qual è il confine tra un prezzo giusto ed uno troppo elevato. Scommettiamo che ognuno di voi fissa una cifra diversa dall'altro? Quanto deve costare un CD player “Top”? 500, 5.000, 10.000, 50.000? Ed un paio di diffusori? Saliamo di livello ed agganciamoci ad una polemica recente: i 150.000 euro delle Magico Q7. Comincerei col ricordare che i beni venduti al pubblico sono gravati di un’IVA (o VAT o Sales Tax o come cavolo si chiama in ogni Paese del mondo) che in Italia vale il 21%. Essendo proporzionale, inciderà per circa 50 euro su un diffusore da 300 euro e per 27.000 su un diffusore da 150.000. Sono un bel mucchio di soldi che non vanno in tasca ad altri che ai nostri voraci Governi. Ciò non cambia comunque le cose: 150.000 euro sono tanti soldi e c’è gente che paga mutui per mezza vita per acquistare un piccolo appartamento dello stesso valore. E allora dov’è l’inghippo? Molto semplice: il mondo va oltre le pareti di casa nostra, oltre la nostra piccola città di provincia e persino oltre i confini nazionali. Vi invito quindi ad allargare un po’ i vostri orizzonti, qualora ne abbiate bisogno e seguite questo link: http://www.nautica.it/superyacht/501/lurssen/capri.htm. Come potete vedere, la “barchetta” ha un serbatoio di carburante da 150.000 litri! In pratica, col costo di un pieno di gasolio alla bagnarola vi fate le Magico Q7, il lettore CD Burmester e vi danno ancora il resto, se non avete bisogno d’altro. Ovviamente ci sono barche ancora più grandi e se solo ogni tanto mettete il naso fuori da casa, le avrete viste ormeggiate in Costa Azzurra, in Sardegna ed in mille altri posti in giro per il mondo. Per i possessori di questi mostri galleggianti, il lettore Burmester da 35.000 euro è solo un accessorio da incassare da qualche parte nel salone del natante. Preferirei, se proprio ci dobbiamo indignare per qualcosa, che ci si lamentasse dell’esoso prezzo dei carburanti, che impatta sui tutti i beni di consumo e limita la libertà della famigliola che vorrebbe fare la gita della domenica ed è costretta a tenere la macchina ferma. O le assicurazioni auto, il costo del gas e dell’elettricità, ecc. Del pane a 4 euro il kg non vogliamo dire niente? Certo, questo problema è meno sentito, chi non ha 4 euro da spendere … ma è sbagliato, non dev’essere così. Chissenefrega se un diffusore costa un milione di euro, possiamo sempre sorriderci su e non comprarlo, per ascoltare musica basta un lettore di mp3 ed una cuffietta. Se vogliamo polemizzare, facciamolo per le cose serie, altrimenti è come se il proprietario della barca di cui sopra si lamentasse se il gasolio è aumentato di 10 centesimi. Ridicolo. Audio-activity continuerà a parlarvi anche di apparecchi da sogno, perché sono i sogni a tenere vivo quest’hobby. Spesso si legge che questi apparecchi allontanino i giovani dal mondo dell’alta fedeltà. Quando mai? I giovani frequentano le catene della GDO, dove trovano Rotel, Yamaha, Harman Kardon, Denon, Chario e tutta una serie di componenti da poche centinaia di euro. Siamo noi, quelli che ci interessiamo ai “mostri” costosi e ridondanti. Del resto è normale. Inutile che raccontiate che volete vedere prove di un amplificatore da 200 euro. Cosa ve ne fate, se quello che possedete attualmente ne costa almeno 2.000 (usato)? Non andate mai a saloni di auto o moto? Quando ci andate, che modelli approfondite? Difficile che se siete possessori di un’auto di media cilindrata andiate e curiosare le utilitarie. Più facile che vi precipitiate verso un’auto almeno di pari categoria se dovete fare un acquisto, oppure direttamente a vedere – e magari provare – Ferrari, Bentley, Lamborghini. Sono stato all’ultima edizione dell’EICMA, il salone milanese del motociclo. Come vedete nella foto, da possessore di una Moto Guzzi Stelvio 1200, non mi sono seduto sugli scooter ma su un’opulenta Victory. Torniamo agli appassionati di audio? Non c’è problema. Basta andare ad uno show qualsiasi per accorgersi che le sale sempre piene sono quelle dei prodotti inavvicinabili. Come ve lo spiegate? Angelo Jasparro Dei buoni profumi e della cattiva musicaGiusi è una profumiera. Ha il negozio sulla costa ligure (non dico dove per discrezione). Giusi non è solo una persona che vende profumi, ma è una che i profumi li conosce; ha imparato a trattare la clientela con educazione ed eleganza, ma ha anche frequentato tutti i corsi dei più famosi profumieri, partecipando anche a viaggi in zone dell’Africa nella quale si estraggono le essenze per poi comporre i profumi. Quando compri un profumo de lei, Giusi ti spiega chi lo fa, perché lo fa, come lo fa. E’ un altro modo di acquistare perché ha più fascino. Al Top Audio, invece – e come solito, visto che già l’avevo scritto qui in occasione dello scorso Milano Hi-End http://hifimusica.blogspot.it/2012/03/milano-hi-end-2012-consiglio-agli.html- mi ritrovo a dover rimarcare come tanti audiofili fossero infastiditi da musiche di qualità pessima, con evidenti problemi di ripresa, di relativa restituzione e con commenti contrastanti sulla qualità del prodotto in esposizione.
Faccio esempi che mi riguardano. Entro in una sala e sta suonando una bella esecuzione e registrazione della Terza Sinfonia di Camille Saint-Saëns; un amico bergamasco chiede se sia possibile ascoltare una voce. Parte un disco con una tipa che miagola per cinque secondi e poi due minuti di accompagnamento a base di percussioni. Quando uno chiede una voce chiede una vera voce e non un miagolio indistinguibile: Callas, Tebaldi, Streisand, Minnelli, Warnes, Armatrading … non è che manchi la scelta. In un’altra sala ascolto una improbabile registrazione dei Quadri di un’Esposizione, l’episodio conclusivo “La grande porta di Kiev”. I violini ammazzano i timpani; esili, acidi. Lo rilevo e l’operatore presente in sala mi dice “non l’ho scelto io”. Beh, si potrebbe rispondere: “e a me?”. Davanti ad una inquietante parata di trombe colorate ascolto una Notte sul Monte Calvo improbabile. Medie frequenze in eccesso, acuti talmente sfumati da essere quasi inesistenti e un basso che eccita le risonanze della stanza. Cambiato disco, la situazione si fa più naturale: quindi la prima registrazione era evidentemente “colorata”. Insomma, io non sono di quelli che si lamentano a prescindere. Credo che aver visto allo scorso Top Audio prodotti come le Wilson, come le Magico, come le Leonardo e tanti tanti altri che ora non cito, sia già gran cosa. Tuttavia, farsi idee sbagliate su certi apparecchi solo perché non c’è una cultura del bel suono è abbastanza fastidioso. E per cultura del bel suono non intendo il dischetto audiofilo di percussioni riprese da manuale, o l’ascolto di una esecuzione bellissima ma tecnicamente scadente; esistono tante registrazioni eccellenti sia artisticamente che tecnicamente. Basta saperle cercare. Quando si mettono a posto impianti da centinaia di migliaia di euro gli audiofili vogliono in qualche modo avere una divinazione, rivivere un’esperienza già vissuta dal vivo. Che sia bello curare il set-up della stanza è sicuro (cito un solo esempio; la bellissima libreria messa tra le Wilson da Audio Natali), ma è importante offrire un prodotto completo: e la completezza passa anche attraverso la musica, la cui scelta non può più essere lasciata al caso. Si va a concerto, si impara come suonano gli strumenti dal vivo nelle più disparate collocazioni e poi si ricercano quei suoni nelle registrazioni. Sarebbe come se io domani aprissi un concessionario d’auto, magnificassi le doti di tenuta di strada di un determinato modello, descrivessi come l’auto affronta le curve e poi si scoprisse … che non ho nemmeno la patente. Domenico Pizzamiglio Dove va la musica?
Una domanda che in questi torridi giorni d'Agosto, mentre penso ad organizzare "Audio-activity", si è insinuata nei miei pigri pensieri più di una volta. Si noti che non mi sono chiesto dove vada l'Hi-Fi, che sembra strettamente collegata ma, ahinoi, troppo spesso non lo è. Da dove deriva questa preoccupazione? Da qualche giro per la mia splendida Milano agostana, durante il quale ho notato la sparizione di una grande e famosa "sala prove" della provincia milanese, dove anch'io ho suonato più volte. Trasferita?
No, semplicemente chiusa, non v'è più l'insegna. Controllo il loro sito che la segnala sempre al solito indirizzo ma … E sulla circonvallazione della città, quel grande negozio di strumenti musicali, forse il più fornito di Milano? Anche qui, scomparsa l'insegna, che ha lasciato traccia come sui vecchi palazzi del Ventennio, dai quali sono stati tolti le scritte che inneggiavano al regime di allora. In questo caso, però, il negozio si è semplicemente trasferito a poca distanza, in altra sede. Fatto sta che probabilmente non si è mai fruito tanto della musica come in quest'epoca. Evidentemente il problema (e noi appassionati di audio dovremmo averlo ben capito) non risiede nella quantità ma nella qualità. Il fermento della generazione di noi 50enni di suonare e formare una band sembra perso per sempre. Ci sono ancora, per fortuna, giovani che suonano ma in numero decisamente inferiore ad allora. Che significa questo? Che a minor conoscenza della tecnica musicale, per quanto grossolana, corrisponde inevitabilmente una fruizione della musica più grezza e senza quasi capacità di discernimento tra ciò che vale qualcosa e ciò che non è altro che l'accozzaglia di rumori elettronici con una base ritmica, buona per dimenarsi sotto gli effetti di qualche composto chimico buttato giù più per moda che per convinzione. La musica, che così dobbiamo chiamarla, è più che mai compagna fedele dei giovani, che non mollano le loro cuffiette neanche per un attimo. Non esiste neanche più l'ostacolo del costo, che noi in qualche modo noi avevamo. Quando andavo da Disco Club svuotavo regolarmente il portafoglio; neanche si parlava di carte di credito o Bancomat, allora. Ora, purtroppo, si scarica tutto dalla rete, spesso senza neanche pagare quanto permetterebbe la sopravvivenza degli artisti che compongono e suonano. Trovo, sinceramente, che questo sia un male e lo è almeno per due buone ragioni: la prima è che questi comportamenti porteranno ad un ulteriore scadimento della qualità; chi vorrà far musica dovrà farlo in appendice ad un lavoro che gli permetta di campare, se con la musica non si guadagnerà più nulla. E poi, la troppa disponibilità porta a soprassedere sul fatto che la musica dovrebbe essere un'arte e non un bene di consumo, da un ascolto e via. I ragazzi di oggi tornano da scuola, trovano l'Hard Disc del loro PC pieno di nuovi files musicali mp3 (ecco, "files musicali", non brani o canzoni), li riversano nel loro lettore preferito ed il giorno dopo, mentre vanno a scuola, ascoltano i primi 10 secondi di ognuno, più che altro per decidere quali scartare immediatamente con un semplice "click" del mouse. Una volta si ascoltavano gli LP ed i brani "minori", magari dopo due o tre ascolti, "entravano" lentamente e spesso scoprivamo chicche sconosciute. Adesso si cerca il "tormentone estivo", spesso paradigma del pessimo gusto. Viene da rimpiangere il Baglioni estivo di "E tu", che almeno serviva per conquistare qualche ragazza in spiaggia o faceva da colonna sonora di qualche amore estivo. Ora cosa cantano alle ragazze, Fabri Fibra? Auguriamoci che, in futuro, le cose possano almeno parzialmente migliorare. Angelo Jasparro Abbiamo un blog
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