Gold Note PH-10
Ogni appassionato di audio ha la sua tipologia di apparecchi preferiti, con o senza una precisa ragione. A volte, semplicemente, a pelle.
Mi sono interrogato sulle mie preferenze e, se proprio devo fare una scelta, direi che sono piuttosto intrigato dai preamplificatori phono. I motivi non sono particolarmente complessi, possiamo evitare di scomodare gli psicologi.
Va riconosciuto che questi preamplificatori devono elevare la bassissima tensione in uscita dalle testine (siamo nell’ordine del mezzo millivolt, nel caso di una MC, a volte anche meno) e devono farlo nella massima silenziosità possibile, che è un attimo sentirli soffiare oltre il lecito, causa rumore intrinseco dei dispositivi di amplificazione, anche se a stato solido (le valvole fanno ovviamente peggio, sotto questo aspetto).
E devono amplificare preservando la dinamica incisa sui dischi. Dinamica che, malgrado quanto affermino i detrattori dell’analogico, può essere finanche esagerata per un normale impianto di riproduzione casalingo: 60 dB. Pochi impianti piazzati in appartamento lavorano regolarmente su queste dinamiche.
Ma c’è di più: il pre phono permette ai progettisti si sbizzarrirsi con tecnologie che sarebbero inutili o forse solo superflue nelle altre tipologia di amplificazione. Si può spaziare dal semplice filtro subsonico, alle regolazioni dei carichi e delle capacità di ingresso, al guadagno, alle equalizzazioni diverse dalla classica RIAA e persino ai “declicker” che tolgono il fastidio dei rumori impulsivi proveniente dagli spesso martoriati solchi dei vinili.
L’opzione delle diverse equalizzazioni è già passata dalla mia sala d’ascolto, prima con FM Acoustics e poi con Boulder, mentre quella del declicker, che risiedeva in una cassetto della mia memoria dagli anni 70, quando il SAE 5000, che allora era chiamato “riduttore di rumori impulsivi”, si dava da fare per ridurre al silenzio i rumori, appunto. Però lo faceva a costo di intervenire in modo piuttosto brutale anche sui transienti musicali, facendo più danni che rimedi. Ed infatti, in punta di piedi, uscì dal mercato in tempi non lunghi.
Ora l’idea è risorta ad opera di FM Acoustics, che ha implementato il sistema sul suo pre phono migliore, il modello FM 223, ad un prezzo al quale probabilmente vi danno una ventina di Gold Note PH - 10, e magari anche il resto.
Ecco, il PH - 10 non toglie i rumori di graffi e polvere, ma è estremamente versatile. Incredibilmente versatile, se si tiene conto del prezzo che, per un apparecchio con le sue qualità e possibilità di utilizzo, sembra appartenere più al mondo dell’elettronica di consumo che a quello dell’alta fedeltà come lo conosciamo. Tanto che non vorremmo rischiasse di essere snobbato dalla clientela con la puzza sotto il naso, in cerca di spendere più denaro, anche a fronte di una contropartita ben inferiore. Ma non anticipiamo le conclusioni e ricominciamo da capo.
Mi sono interrogato sulle mie preferenze e, se proprio devo fare una scelta, direi che sono piuttosto intrigato dai preamplificatori phono. I motivi non sono particolarmente complessi, possiamo evitare di scomodare gli psicologi.
Va riconosciuto che questi preamplificatori devono elevare la bassissima tensione in uscita dalle testine (siamo nell’ordine del mezzo millivolt, nel caso di una MC, a volte anche meno) e devono farlo nella massima silenziosità possibile, che è un attimo sentirli soffiare oltre il lecito, causa rumore intrinseco dei dispositivi di amplificazione, anche se a stato solido (le valvole fanno ovviamente peggio, sotto questo aspetto).
E devono amplificare preservando la dinamica incisa sui dischi. Dinamica che, malgrado quanto affermino i detrattori dell’analogico, può essere finanche esagerata per un normale impianto di riproduzione casalingo: 60 dB. Pochi impianti piazzati in appartamento lavorano regolarmente su queste dinamiche.
Ma c’è di più: il pre phono permette ai progettisti si sbizzarrirsi con tecnologie che sarebbero inutili o forse solo superflue nelle altre tipologia di amplificazione. Si può spaziare dal semplice filtro subsonico, alle regolazioni dei carichi e delle capacità di ingresso, al guadagno, alle equalizzazioni diverse dalla classica RIAA e persino ai “declicker” che tolgono il fastidio dei rumori impulsivi proveniente dagli spesso martoriati solchi dei vinili.
L’opzione delle diverse equalizzazioni è già passata dalla mia sala d’ascolto, prima con FM Acoustics e poi con Boulder, mentre quella del declicker, che risiedeva in una cassetto della mia memoria dagli anni 70, quando il SAE 5000, che allora era chiamato “riduttore di rumori impulsivi”, si dava da fare per ridurre al silenzio i rumori, appunto. Però lo faceva a costo di intervenire in modo piuttosto brutale anche sui transienti musicali, facendo più danni che rimedi. Ed infatti, in punta di piedi, uscì dal mercato in tempi non lunghi.
Ora l’idea è risorta ad opera di FM Acoustics, che ha implementato il sistema sul suo pre phono migliore, il modello FM 223, ad un prezzo al quale probabilmente vi danno una ventina di Gold Note PH - 10, e magari anche il resto.
Ecco, il PH - 10 non toglie i rumori di graffi e polvere, ma è estremamente versatile. Incredibilmente versatile, se si tiene conto del prezzo che, per un apparecchio con le sue qualità e possibilità di utilizzo, sembra appartenere più al mondo dell’elettronica di consumo che a quello dell’alta fedeltà come lo conosciamo. Tanto che non vorremmo rischiasse di essere snobbato dalla clientela con la puzza sotto il naso, in cerca di spendere più denaro, anche a fronte di una contropartita ben inferiore. Ma non anticipiamo le conclusioni e ricominciamo da capo.
Gold Note è un’azienda toscana, sul mercato da svariati anni e ben distribuita in quasi tutto il mondo. Ricordo di aver conosciuto per primi, un bel po’ di anni fa, i loro giradischi, che mi sono sempre parsi interessanti ma che non ho mai avuto occasione di provare (speriamo di colmare presto la lacuna). Ma anche le testine, molto valide, e le amplificazioni. Ultimamente Gold Note sta lavorando molto bene anche sui diffusori, spesso presenti nelle manifestazioni audio. E poi sorgenti digitali di alto livello, cavi ed accessori vari.
Insomma, si lavora a tutto campo, cercando di trasmettere la sensazione di un marchio serio ed elegante, presente a pieno diritto tra quelli più stimati al mondo.
Non è facile arrivarci, lo sappiamo tutti. Ci vogliono abilità progettuale e realizzativa, rigore, tanta pazienza ed un po’ di quello che viene poco elegantemente definito “Fattore C”.
Naturalmente, appurato che le prime 3 condizioni si stanno verificando, per l’ultima possiamo solo augurare a Gold Note che si avveri presto.
Questo apparecchio può essere definito “smart phono”, grazie ad una serie di caratteristiche che lo rendono estremamente flessibile e configurabile. Al momento dispone di 3 equalizzazioni: RIAA, DECCA e Columbia. Ognuna di queste può essere utilizzata come da specifiche originali, oppure in posizione “enhanced”, che tende ad esaltare lievemente la gamma più acuta, con l’intento di dare una maggiore sensazione di dinamica e di aria. Ho ovviamente fatto qualche prova, ma sono sempre tornato alle posizioni originali, che soddisfacevano maggiormente il mio orecchio. A proposito di equalizzazioni, Gold Note ci informa che entro l’inizio del prossimo anno saranno rese disponibili tutte quelle storicamente utilizzate fino ad oggi nell’industria audio.
Altre possibilità che a breve saranno disponibili, sono l’alimentazione esterna, in arrivo a breve, ed anche gli ingressi bilanciati, già in programma. Da non dimenticare l’imminente arrivo dello stadio d’uscita a valvole. Come si suol dire, non ci si fa mancare proprio niente e ci sarà da divertirsi.
Nel frattempo, oltre le 3 equalizzazioni di cui abbiamo già detto, questo preamplificatore dispone di 2 ingressi, configurabili separatamente, per chi disponesse di due bracci o anche solo di due testine da alternare. Il guadagno è impostabile su 4 livelli, da -3dB a +6dB, in modo da adattarsi a tutte le testine ed alle diverse sensibilità in ingresso dei preamplificatori linea. Il carico per le testine MC è configurabile su 9 livelli: 10, 22, 47, 100, 220, 470, 1000, 2000, 47000 Ohm, così da adattarsi a tutte le testine in commercio. Ovviamente supporta anche testine MM ed i relativi guadagni sono di 65 e 45 dB rispettivamente. Anche in questo caso sufficienti per la stragrande maggioranza delle testine, senza obbligare all’uso dei trasformatori di step-up.
Inoltre, il PH-10 è dotato di un filtro subsonico a 10Hz/36 dB per ottava che permette di massimizzare l'efficienza del sistema, ottimizzando l'attivazione dei driver.
Tutte queste opzioni sono visibili su un bel monitor che si può tranquillamente spegnere durante gli ascolti e che in tal caso si riattiva solo per il breve tempo dei comandi. Questi si sono rivelati particolarmente intuitivi e veloci da impostare, grazie ad una singola manopola “intelligente”, con la quale in pochi attimi si fa tutto ciò che si desidera, senza possibilità di errore. Tutte le regolazioni si possono fare “al volo”, mentre si ascolta la musica. Un relè provvede a silenziare per un attimo le uscite, per riattivarle subito dopo effettuati i cambiamenti richiesti. Niente rumori impulsivi od altro a disturbare altoparlanti o orecchie. Tutto liscio come l’olio.
L’estetica del PH-10 è molto lineare e le dimensioni ridotte. In larghezza misura circa la metà di un apparecchio standard. Sul frontale, il marchio dorato dell’azienda, il display spostato sulla sinistra, e la manopola multifunzione. Il telaio, in alluminio fresato, dispone di una serie di aperture a lisca di pesce che credo abbiano più che altro un effetto estetico, visto che l’apparecchio resta freddo anche dopo un mese di accensione continua (lasciavo spento il display ma l’apparecchio era sempre acceso, come ricordava il piccolo e discreto LED blu a sinistra del display). La parte superiore del telaio riporta ancora il marchio aziendale, questa volta inciso nel metallo e di dimensioni più grandi rispetto al frontale. Sul retro troviamo il contatto per la massa, i due ingressi RCA, le uscite bilanciate e sbilanciate, il connettore per l’alimentatore induttivo esterno del quale abbiamo già parlato, un altro connettore proprietario per le previste unità esterne, la porta USB per i futuri aggiornamenti via PC, la vaschetta IEC e l’interruttore principale di alimentazione.
Insomma, si lavora a tutto campo, cercando di trasmettere la sensazione di un marchio serio ed elegante, presente a pieno diritto tra quelli più stimati al mondo.
Non è facile arrivarci, lo sappiamo tutti. Ci vogliono abilità progettuale e realizzativa, rigore, tanta pazienza ed un po’ di quello che viene poco elegantemente definito “Fattore C”.
Naturalmente, appurato che le prime 3 condizioni si stanno verificando, per l’ultima possiamo solo augurare a Gold Note che si avveri presto.
Questo apparecchio può essere definito “smart phono”, grazie ad una serie di caratteristiche che lo rendono estremamente flessibile e configurabile. Al momento dispone di 3 equalizzazioni: RIAA, DECCA e Columbia. Ognuna di queste può essere utilizzata come da specifiche originali, oppure in posizione “enhanced”, che tende ad esaltare lievemente la gamma più acuta, con l’intento di dare una maggiore sensazione di dinamica e di aria. Ho ovviamente fatto qualche prova, ma sono sempre tornato alle posizioni originali, che soddisfacevano maggiormente il mio orecchio. A proposito di equalizzazioni, Gold Note ci informa che entro l’inizio del prossimo anno saranno rese disponibili tutte quelle storicamente utilizzate fino ad oggi nell’industria audio.
Altre possibilità che a breve saranno disponibili, sono l’alimentazione esterna, in arrivo a breve, ed anche gli ingressi bilanciati, già in programma. Da non dimenticare l’imminente arrivo dello stadio d’uscita a valvole. Come si suol dire, non ci si fa mancare proprio niente e ci sarà da divertirsi.
Nel frattempo, oltre le 3 equalizzazioni di cui abbiamo già detto, questo preamplificatore dispone di 2 ingressi, configurabili separatamente, per chi disponesse di due bracci o anche solo di due testine da alternare. Il guadagno è impostabile su 4 livelli, da -3dB a +6dB, in modo da adattarsi a tutte le testine ed alle diverse sensibilità in ingresso dei preamplificatori linea. Il carico per le testine MC è configurabile su 9 livelli: 10, 22, 47, 100, 220, 470, 1000, 2000, 47000 Ohm, così da adattarsi a tutte le testine in commercio. Ovviamente supporta anche testine MM ed i relativi guadagni sono di 65 e 45 dB rispettivamente. Anche in questo caso sufficienti per la stragrande maggioranza delle testine, senza obbligare all’uso dei trasformatori di step-up.
Inoltre, il PH-10 è dotato di un filtro subsonico a 10Hz/36 dB per ottava che permette di massimizzare l'efficienza del sistema, ottimizzando l'attivazione dei driver.
Tutte queste opzioni sono visibili su un bel monitor che si può tranquillamente spegnere durante gli ascolti e che in tal caso si riattiva solo per il breve tempo dei comandi. Questi si sono rivelati particolarmente intuitivi e veloci da impostare, grazie ad una singola manopola “intelligente”, con la quale in pochi attimi si fa tutto ciò che si desidera, senza possibilità di errore. Tutte le regolazioni si possono fare “al volo”, mentre si ascolta la musica. Un relè provvede a silenziare per un attimo le uscite, per riattivarle subito dopo effettuati i cambiamenti richiesti. Niente rumori impulsivi od altro a disturbare altoparlanti o orecchie. Tutto liscio come l’olio.
L’estetica del PH-10 è molto lineare e le dimensioni ridotte. In larghezza misura circa la metà di un apparecchio standard. Sul frontale, il marchio dorato dell’azienda, il display spostato sulla sinistra, e la manopola multifunzione. Il telaio, in alluminio fresato, dispone di una serie di aperture a lisca di pesce che credo abbiano più che altro un effetto estetico, visto che l’apparecchio resta freddo anche dopo un mese di accensione continua (lasciavo spento il display ma l’apparecchio era sempre acceso, come ricordava il piccolo e discreto LED blu a sinistra del display). La parte superiore del telaio riporta ancora il marchio aziendale, questa volta inciso nel metallo e di dimensioni più grandi rispetto al frontale. Sul retro troviamo il contatto per la massa, i due ingressi RCA, le uscite bilanciate e sbilanciate, il connettore per l’alimentatore induttivo esterno del quale abbiamo già parlato, un altro connettore proprietario per le previste unità esterne, la porta USB per i futuri aggiornamenti via PC, la vaschetta IEC e l’interruttore principale di alimentazione.
Il PH-10 è stato connesso al seguente impianto:
giradischi Basis 2001, braccio Graham 2.2, testina Lyra Kleos, pre phono: Einstein "The Turntable's Choice" bilanciato, lettore CD/SACD Yamaha CD-S3000, lettore multimediale: Oppo 105 D, preamplificatore: MBL 4006, finali: Bryston 7B³, diffusori: JBL 4350B, cavi di segnale: MIT Oracle MA-X Proline, MIT Shotgun S2 RCA, Transparent Super XLR, Transparent Super RCA, cavo phono Cammino PH B 2.2 Ref XLR, cavi di potenza: MIT Magnum MA, Vovox Initio, cavo USB MIT SL-Matrix USB, cavi di alimentazione: MIT Shotgun AC 1, Black Noise Pearl ed altri auto-costruiti, distributore di rete: Lector Edison 230/8, filtro di rete: Black Noise 2500.
Partiamo subito con un doppio vinile dei Genesis: Seconds Out (Charisma). Appare immediatamente ottima l’estensione della risposta in frequenza. I suoni risultano naturali e la dinamica adeguata al genere musicale in questione ed alla registrazione live che, soprattutto considerata l’epoca, è da considerare più che valida.
Tabula Rasa di Arvo Pärt (ECM), nel quale il violino di Gidon Kremer, è piuttosto “acido” già nella registrazione, non appare in questo caso mai fastidioso, a dimostrazione del perfetto equilibrio in alta frequenza del quale questo PH-10 si può fregiare. E attenzione che proprio sulle alte frequenze spesso cadono i preamplificatori phono di fascia economica medio-bassa. Anche una veloce prova dell’equalizzazione “Enhanced”, che interviene in esaltazione sulle frequenze più alte, non snatura mai l’equilibrio timbrico degli strumenti, sebbene sembri introdurre qualche artefatto che al mio gusto personale risulta innecessario.
Gli attacchi del pianoforte sono fulminei, mentre nei rilasci le note fluttuano liberamente nell’aria fino a spegnersi nel silenzio con un decadimento naturale e gradito a qualsiasi orecchio allenato agli ascolti dal vivo.
Il Violinkonzert D-Dur di Beethoven, interpretato dai Berliner Philharmoniker diretti da Von Karajan (DG) denota subito una ben rappresentata spazialità dell’orchestra ed un rigoroso rispetto dei timbri degli strumenti. I contrabbassi suonano piacevolmente pieni, rotondi ma sempre sotto stretto controllo.
Il fascino di questo Concerto è indiscutibile, concentrarsi sulla tecnica di riproduzione del suono è davvero un grande sforzo. E’ difficile non lasciarsi andare alle emozioni.
La cosa più divertente, quando si ha per le mani un pre phono con più equalizzazioni, è quella di riscoprire le vecchie registrazioni masterizzate con curve diverse dalla classica RIAA.
Prendo quindi dallo scaffale un’Eroica di Beethoven eseguita dalla Vienna Philharmonic Orchestra diretta da Solti (esecuzione di livello stratosferico, ovviamente), registrata dalla Decca con la tecnologia proprietaria del tempo, chiamata FFSS, nel 1959. L’ascolto con la solita equalizzazione RIAA risulta piuttosto insipido, smorto. Passando alla Decca London, invece, l’ascolto prende nuova vita. La timbrica risulta più naturale e credibile e solo la dinamica più compressa rispetto alle migliori registrazioni, a causa dei mezzi tecnici dell’epoca, ricorda l’anzianità della ripresa audio.
Niente da aggiungere: fantastico. Non per la tecnologia in sé, che ho già avuto modo di sperimentare in passato grazie alle recensioni di pre FM Acoustics e Boulder, quanto per il fatto che sia ora disponibile su un apparecchio da meno di 1.500 euro.
“Concierto” di Jim Hall, sta suonando davvero bene. Ottimo il controllo sul contrabbasso, vividi e corretti i suoni della batteria e bene impostata la tromba di Chet Baker. Anche questo è un disco che tutti gli appassionati di musica dovrebbero possedere. La versione del celeberrimo Concierto de Aranjuez di Joaquin Rodrigo è particolarmente interessante per gli arrangiamenti Jazz, moderni e semplici, che non snaturano mai la stupenda composizione originale.
Anche la riproduzione del Messiah di Haendel, nell’arrangiamento di Mozart, suonato dalla Royal Philharmonic Orchestra diretta da Sir Charles Mackerras (RCA Victor) non presta il fianco a critiche, presentando una riproduzione godibile ed emozionante. Le voci soliste, sia maschili che femminili, sono belle, i cori corretti e ben disposti dietro l’orchestra.
“Aguaplano”, fantastico doppio vinile del Maestro Paolo Conte (CGD) ci ripropone, come se avessimo bisogno di ulteriori conferme, un contrabbasso perfetto, netto e pulito fin nelle sue note più profonde, ma mai “corto”. Molto bene anche il pianoforte di Conte, luminoso e dinamico. Le piccole nuance della voce del cantautore astigiano risaltano perfettamente nei brani nei quali il cantato è protagonista.
Il dialogo tra violoncello e clarinetto, seguiti da tutti gli altri strumenti, nel brano “Max” è, a mio parere, ancora tra le vette delle composizioni italiane di sempre. Uno splendido “bolero”, che negli anni è stato più volte riarrangiato da Conte, e che non ha mai perso un grammo del suo fascino.
Eccoci qui, a concludere una recensione che si è rivelata, dal punto di vista di chi vi sta scrivendo, piuttosto varia ed interessante.
Abbiamo parlato di una macchina dal costo più che abbordabile ma dalle prestazioni impeccabili. Timbricamente ineccepibile (ed è la cosa più importante, checché se ne dica), cede qualcosa in dinamica e ricostruzione del soundstage rispetto al mio riferimento, che però costa oltre 4 volte tanto.
Non cede nulla invece se paragonato alla concorrenza diretta ed anzi, in tutta franchezza, non ho mai ascoltato nulla suonare in questo modo a questi livelli di costo.
Una macchina ben concepita, flessibile e configurabile quasi senza limiti, ben costruita e, scusate se è poco, italiana.
Da oggi avete qualcosa da consigliare ad amici e parenti che vogliono ascoltare molto bene i vinili, senza tema di smentita.
Angelo Jasparro
Produttore: Gold Note
Prezzo di listino: euro 1.495,00 salvo promozioni
giradischi Basis 2001, braccio Graham 2.2, testina Lyra Kleos, pre phono: Einstein "The Turntable's Choice" bilanciato, lettore CD/SACD Yamaha CD-S3000, lettore multimediale: Oppo 105 D, preamplificatore: MBL 4006, finali: Bryston 7B³, diffusori: JBL 4350B, cavi di segnale: MIT Oracle MA-X Proline, MIT Shotgun S2 RCA, Transparent Super XLR, Transparent Super RCA, cavo phono Cammino PH B 2.2 Ref XLR, cavi di potenza: MIT Magnum MA, Vovox Initio, cavo USB MIT SL-Matrix USB, cavi di alimentazione: MIT Shotgun AC 1, Black Noise Pearl ed altri auto-costruiti, distributore di rete: Lector Edison 230/8, filtro di rete: Black Noise 2500.
Partiamo subito con un doppio vinile dei Genesis: Seconds Out (Charisma). Appare immediatamente ottima l’estensione della risposta in frequenza. I suoni risultano naturali e la dinamica adeguata al genere musicale in questione ed alla registrazione live che, soprattutto considerata l’epoca, è da considerare più che valida.
Tabula Rasa di Arvo Pärt (ECM), nel quale il violino di Gidon Kremer, è piuttosto “acido” già nella registrazione, non appare in questo caso mai fastidioso, a dimostrazione del perfetto equilibrio in alta frequenza del quale questo PH-10 si può fregiare. E attenzione che proprio sulle alte frequenze spesso cadono i preamplificatori phono di fascia economica medio-bassa. Anche una veloce prova dell’equalizzazione “Enhanced”, che interviene in esaltazione sulle frequenze più alte, non snatura mai l’equilibrio timbrico degli strumenti, sebbene sembri introdurre qualche artefatto che al mio gusto personale risulta innecessario.
Gli attacchi del pianoforte sono fulminei, mentre nei rilasci le note fluttuano liberamente nell’aria fino a spegnersi nel silenzio con un decadimento naturale e gradito a qualsiasi orecchio allenato agli ascolti dal vivo.
Il Violinkonzert D-Dur di Beethoven, interpretato dai Berliner Philharmoniker diretti da Von Karajan (DG) denota subito una ben rappresentata spazialità dell’orchestra ed un rigoroso rispetto dei timbri degli strumenti. I contrabbassi suonano piacevolmente pieni, rotondi ma sempre sotto stretto controllo.
Il fascino di questo Concerto è indiscutibile, concentrarsi sulla tecnica di riproduzione del suono è davvero un grande sforzo. E’ difficile non lasciarsi andare alle emozioni.
La cosa più divertente, quando si ha per le mani un pre phono con più equalizzazioni, è quella di riscoprire le vecchie registrazioni masterizzate con curve diverse dalla classica RIAA.
Prendo quindi dallo scaffale un’Eroica di Beethoven eseguita dalla Vienna Philharmonic Orchestra diretta da Solti (esecuzione di livello stratosferico, ovviamente), registrata dalla Decca con la tecnologia proprietaria del tempo, chiamata FFSS, nel 1959. L’ascolto con la solita equalizzazione RIAA risulta piuttosto insipido, smorto. Passando alla Decca London, invece, l’ascolto prende nuova vita. La timbrica risulta più naturale e credibile e solo la dinamica più compressa rispetto alle migliori registrazioni, a causa dei mezzi tecnici dell’epoca, ricorda l’anzianità della ripresa audio.
Niente da aggiungere: fantastico. Non per la tecnologia in sé, che ho già avuto modo di sperimentare in passato grazie alle recensioni di pre FM Acoustics e Boulder, quanto per il fatto che sia ora disponibile su un apparecchio da meno di 1.500 euro.
“Concierto” di Jim Hall, sta suonando davvero bene. Ottimo il controllo sul contrabbasso, vividi e corretti i suoni della batteria e bene impostata la tromba di Chet Baker. Anche questo è un disco che tutti gli appassionati di musica dovrebbero possedere. La versione del celeberrimo Concierto de Aranjuez di Joaquin Rodrigo è particolarmente interessante per gli arrangiamenti Jazz, moderni e semplici, che non snaturano mai la stupenda composizione originale.
Anche la riproduzione del Messiah di Haendel, nell’arrangiamento di Mozart, suonato dalla Royal Philharmonic Orchestra diretta da Sir Charles Mackerras (RCA Victor) non presta il fianco a critiche, presentando una riproduzione godibile ed emozionante. Le voci soliste, sia maschili che femminili, sono belle, i cori corretti e ben disposti dietro l’orchestra.
“Aguaplano”, fantastico doppio vinile del Maestro Paolo Conte (CGD) ci ripropone, come se avessimo bisogno di ulteriori conferme, un contrabbasso perfetto, netto e pulito fin nelle sue note più profonde, ma mai “corto”. Molto bene anche il pianoforte di Conte, luminoso e dinamico. Le piccole nuance della voce del cantautore astigiano risaltano perfettamente nei brani nei quali il cantato è protagonista.
Il dialogo tra violoncello e clarinetto, seguiti da tutti gli altri strumenti, nel brano “Max” è, a mio parere, ancora tra le vette delle composizioni italiane di sempre. Uno splendido “bolero”, che negli anni è stato più volte riarrangiato da Conte, e che non ha mai perso un grammo del suo fascino.
Eccoci qui, a concludere una recensione che si è rivelata, dal punto di vista di chi vi sta scrivendo, piuttosto varia ed interessante.
Abbiamo parlato di una macchina dal costo più che abbordabile ma dalle prestazioni impeccabili. Timbricamente ineccepibile (ed è la cosa più importante, checché se ne dica), cede qualcosa in dinamica e ricostruzione del soundstage rispetto al mio riferimento, che però costa oltre 4 volte tanto.
Non cede nulla invece se paragonato alla concorrenza diretta ed anzi, in tutta franchezza, non ho mai ascoltato nulla suonare in questo modo a questi livelli di costo.
Una macchina ben concepita, flessibile e configurabile quasi senza limiti, ben costruita e, scusate se è poco, italiana.
Da oggi avete qualcosa da consigliare ad amici e parenti che vogliono ascoltare molto bene i vinili, senza tema di smentita.
Angelo Jasparro
Produttore: Gold Note
Prezzo di listino: euro 1.495,00 salvo promozioni