Leonard Bernstein – Sinfonia n. 2 “The Age Of Anxiety” Ludwig van Beethoven – Sinfonia n. 6 in Fa Maggiore op. 68 Pastorale Orchestra Sinfonica Giuseppe Verdi Pianista Emanuele Arciuli Direttore Jader Bignamini
Jader Bignamini ci sorprende ogni volta di più e nel concerto dello scorso 27 aprile ancor di più.
La sua ascesa è stata rapida, ma noi di Audio-activity non abbiamo mai avuto dubbi sulle sue capacità di tenere insieme l'orchestra, di saper gestire le grandi masse sonore con autorevolezza; tuttavia nel concerto dello scorso venerdì, oltre al bravo esecutore è uscito l'interprete di alto livello.
Il concerto prevedeva le composizioni di Bernstein e Beethoven indicate qui sopra.
Nulla da dire su Bernstein; Bignamini lo ama molto (ce lo disse durante la chiacchierata che facemmo ai tempi della nostra intervista pubblicata su queste pagine) e l'altra sera è stato evidente. La chiarezza dell'esposizione della partitura, la capacità di non far perdere la minima nuance, il minimo intervento di ogni sezione, è stata pressoché perfetta. La seconda di Bernstein è caratterizzata da continui cambiamenti ritmici (con difficili incastri di tutta la sezione percussioni; incastri risolti alla perfezione dai bravissimi percussionisti, peraltro), da un riecheggiare del sincopato jazz, ma anche di alcuni richiami (voluti o non voluti non sappiamo, ma conoscendo la cultura musicale di Bernstein diremmo di si) a compositori come Shostakovic (certi interventi degli ottoni). Bravissimo Emanuele Arciuli che al pianoforte, strumento che dialoga con l'orchestra per tutta la sinfonia, ha tenuto il passo dell'orchestra.
Ma se in Bernstein potevamo aspettarci un buon risultato, è stato in Beethoven che il pubblico è stato catalizzato. L'esecuzione licenziata dal M° Bignamini è stata eccellente, a dir poco. Orchestrazione ricchissima, fraseggio pressoché perfetto, un suono bellissimo, mai violento per le orecchie dell'ascoltatore (è il direttore che chiede “un certo tipo di suono” agli orchestrali). La resa poi dei vari movimenti, di quello che nelle intenzioni di Beethoven dovevano sottendere, è stata eloquente. Dal primo movimento tenuto a tempo abbastanza sostenuto, ad un secondo tempo finalmente tenuto come dev'essere un “andante molto mosso”, senza rubato inutili, senza romanticherie fuori posto; un ruscello come probabilmente lo aveva in mente Beethoven. Ma anche le scene di danza del terzo movimento, il temporale del quarto movimento e poi l'allegretto finale. Tutta la sinfonia è stata resa benissimo. Soprattutto a colpire la chiarezza del fraseggio in ogni situazione, cosa che purtroppo non è sempre così evidente. E l'espressività impressa con la direzione attenta, con piccole variazioni dinamiche e con una risolutezza che poco ha concesso a sentimentalismi fuori posto. Bravissimi gli orchestrali a seguire le indicazioni del Direttore.
E siccome il pubblico quando c'è qualità se ne accorge, alla fine standing ovation per Bignamini e per l'Orchestra, com'era doveroso.
Uno di quei concerti che, quando è finito, ti chiedi “ma perché non risuonano tutto?”