McIntosh D100
Una cosa mi sono sempre imposto: evitare i copia/incolla nelle mie recensioni. E qui diventa difficile: cosa dire di McIntosh senza ripetere quanto ho già scritto in occasione della prova di pre e finale C220 ed MC302 o senza ribadire per la centesima volta quanto tutta la stampa specializzata scrive da oltre mezzo secolo? Voglio però dirvi che ho ancora negli occhi lo spettacolare allestimento di McIntosh all'ultimo Monaco High End. Una stanza davvero “americana”, in tutti i sensi, che lasciava chiaramente intendere quanto la casa americana sia (giustamente) orgogliosa delle proprie radici culturali, oltre che della concreta produzione fine a sé stessa. La quale produzione, peraltro, si arricchisce di nuovi prodotti con una velocità non indifferente. Attenzione: non sto parlando di apparecchi che si affacciano sul mercato per sostituire qualche prodotto precedente, ma proprio di novità che non erano presenti prima nel catalogo del produttore di Binghamton, i cui prodotti continuano a godere di una longevità che fa sentire i clienti al riparo da rapide obsolescenze. I McIntosh continuano quindi a mantenere un buon valore sul mercato dell'usato ed una facilità di rivendita con pochi esempi analoghi sul mercato. Per farvi capire cosa intendo dire quando accenno alla completezza del catalogo McIntosh, vi invito a visitare il loro sito. Scoprirete ad esempio che vi sono cavi McIntosh, Apps per iOS e Android che vi permettono di ascoltare musica in streaming o di far girare iTunes col look classico degli apparecchi Mac. C'è persino un correttore di acustica ambientale che fa anche da crossover a 2 vie. Insomma, se amate il look ed il suono di McIntosh ed avete un portafoglio abbastanza capiente per poterveli permettere, non esistono scuse per non assemblare un impianto full McIntosh, dal condizionatore di rete ai diffusori.
Non ho alcuna difficoltà a confessare che anch'io subisco il fascino magnetico di queste elettroniche, dotate di una livrea che li rende riconoscibili, forse unico esempio nel settore, anche quando sono inquadrati in secondo piano, sfuocati, alle spalle di qualche attore, nei film. Frontale in cristallo nero, marchio illuminato da una luce verdina, vu-meter azzurri. Verde e azzurro: chi potrebbe pensare ad un accoppiamento di colori che, sulla carta, sarebbero scartati a priori da (quasi) tutti i designer? Eppure, in questo caso, l'abbinamento fa parte del fascino, imperfetto ma innegabile, di questi apparecchi, per i quali il tempo sembra non passare mai. Solo qualche piccolo ritocco, possibile grazie al miglioramento delle tolleranze di lavorazione odierno, li distingue dagli antenati. Un'ipotetica vetrina che contenesse la serie di apparecchi prodotta nei decenni, ricorderebbe una di quelle ingiallite foto di famiglia, nelle quali tre generazioni sono ritratte insieme, orgogliose dei loro legami affettivi.
Durante gli ascolti mi sono persino chiesto cosa avrebbero pensato Frank McIntosh e Gordon Gow se qualcuno avesse detto loro che un giorno la loro azienda avrebbe prodotto un'elettronica che avrebbe trasformato i numeri in musica.
Il D100, definito “2-Channel Digital Preamplifier è un convertitore digitale-analogico innanzi tutto, ma in più è dotato di varie caratteristiche che possono farne il centro nevralgico dell'impianto, se si desidera un sistema snello ma particolarmente curato sotto il profilo del suono e dell'estetica. Prevede infatti ben 5 ingressi digitali: due coassiali, 2 ottici ed 1 USB Dopo averlo convertito in analogico, rende disponibile il segnale su uscite (bilanciate e sbilanciate) doppie: una fissa ed una variabile. Naturalmente, la seconda va utilizzata direttamente con un amplificatore di potenza, potendo disporre del controllo di volume, anche tramite il completo telecomando in dotazione. Inoltre, caso piuttosto raro, sul frontale troviamo un'uscita cuffia “vera”, che avremo occasione di testare brevemente durante la prova di ascolto.
Andiamo per ordine e cominciamo con la descrizione del pannello frontale che, da sinistra a destra, prevede l'uscita cuffia di dimensioni standard (6,3 mm), la manopola per la selezione degli ingressi digitali, il tasto mute (indispensabile per gli ascolti in cuffia, che la semplice inserzione del jack non silenzia l'uscita del DAC), il display che segnala l'ingresso utilizzato e la frequenza di campionamento dei file in ingresso, il tasto per il setup, la manopola del volume di uscita, ed il solito tasto rosso tipico di McIntosh per l'accensione/standby.
Il pannello posteriore, piuttosto affollato, prevede la vaschetta IEC per l'alimentazione, ingressi ed uscite per il dialogo con altri apparecchi del marchio, gli ingressi USB, ottici e coassiali, le uscite sbilanciate e bilanciate, sia fisse che variabili.
L'uso del D100 è estremamente semplice. Il setup consiste solo nel decidere se impostare o meno l'auto-spegnimento dopo 30 minuti e la luminosità del display.
Inoltre, il manuale guida ogni passo della programmazione del vostro computer in modo di poter far suonare l'impianto al primo colpo, senza alcuna complicazione. E se ve lo dice un semi-analfabeta informatico come il sottoscritto, potete crederci.
In pochi minuti sarete in grado di ascoltare il vostro impianto stereo senza versare litri di sudore sul vostro PC.
Non ho alcuna difficoltà a confessare che anch'io subisco il fascino magnetico di queste elettroniche, dotate di una livrea che li rende riconoscibili, forse unico esempio nel settore, anche quando sono inquadrati in secondo piano, sfuocati, alle spalle di qualche attore, nei film. Frontale in cristallo nero, marchio illuminato da una luce verdina, vu-meter azzurri. Verde e azzurro: chi potrebbe pensare ad un accoppiamento di colori che, sulla carta, sarebbero scartati a priori da (quasi) tutti i designer? Eppure, in questo caso, l'abbinamento fa parte del fascino, imperfetto ma innegabile, di questi apparecchi, per i quali il tempo sembra non passare mai. Solo qualche piccolo ritocco, possibile grazie al miglioramento delle tolleranze di lavorazione odierno, li distingue dagli antenati. Un'ipotetica vetrina che contenesse la serie di apparecchi prodotta nei decenni, ricorderebbe una di quelle ingiallite foto di famiglia, nelle quali tre generazioni sono ritratte insieme, orgogliose dei loro legami affettivi.
Durante gli ascolti mi sono persino chiesto cosa avrebbero pensato Frank McIntosh e Gordon Gow se qualcuno avesse detto loro che un giorno la loro azienda avrebbe prodotto un'elettronica che avrebbe trasformato i numeri in musica.
Il D100, definito “2-Channel Digital Preamplifier è un convertitore digitale-analogico innanzi tutto, ma in più è dotato di varie caratteristiche che possono farne il centro nevralgico dell'impianto, se si desidera un sistema snello ma particolarmente curato sotto il profilo del suono e dell'estetica. Prevede infatti ben 5 ingressi digitali: due coassiali, 2 ottici ed 1 USB Dopo averlo convertito in analogico, rende disponibile il segnale su uscite (bilanciate e sbilanciate) doppie: una fissa ed una variabile. Naturalmente, la seconda va utilizzata direttamente con un amplificatore di potenza, potendo disporre del controllo di volume, anche tramite il completo telecomando in dotazione. Inoltre, caso piuttosto raro, sul frontale troviamo un'uscita cuffia “vera”, che avremo occasione di testare brevemente durante la prova di ascolto.
Andiamo per ordine e cominciamo con la descrizione del pannello frontale che, da sinistra a destra, prevede l'uscita cuffia di dimensioni standard (6,3 mm), la manopola per la selezione degli ingressi digitali, il tasto mute (indispensabile per gli ascolti in cuffia, che la semplice inserzione del jack non silenzia l'uscita del DAC), il display che segnala l'ingresso utilizzato e la frequenza di campionamento dei file in ingresso, il tasto per il setup, la manopola del volume di uscita, ed il solito tasto rosso tipico di McIntosh per l'accensione/standby.
Il pannello posteriore, piuttosto affollato, prevede la vaschetta IEC per l'alimentazione, ingressi ed uscite per il dialogo con altri apparecchi del marchio, gli ingressi USB, ottici e coassiali, le uscite sbilanciate e bilanciate, sia fisse che variabili.
L'uso del D100 è estremamente semplice. Il setup consiste solo nel decidere se impostare o meno l'auto-spegnimento dopo 30 minuti e la luminosità del display.
Inoltre, il manuale guida ogni passo della programmazione del vostro computer in modo di poter far suonare l'impianto al primo colpo, senza alcuna complicazione. E se ve lo dice un semi-analfabeta informatico come il sottoscritto, potete crederci.
In pochi minuti sarete in grado di ascoltare il vostro impianto stereo senza versare litri di sudore sul vostro PC.
Un'occhiata rapida alle caratteristiche tecniche ci fa capire che la massima frequenza di accettazione di questo DAC è quella dei 192 kHz, su 24 bit. Immagino le facce scioccate degli audiofili più “tecnologici”, mentre si chiedono: “solo? e i 384? il DSD?”.
Niente, nada, nothing. Solo fino a 192. Capisco che per qualcuno possa essere una grave lacuna ma quando chiedo in giro dove si possano acquistare files in DSD o a frequenze superiori ai 192 kHz, le risposte mancano, o sono evasive. Certo, qualcosa esiste e me la sono procurata anch'io, che ci devo lavorare, ma al momento mi sembra si tratti solo di qualche esempio utile più per testare i DAC, che per ascoltare musica effettivamente. Oltretutto, a costi elevati e tempi di download di svariate ore. Tanto che viene da chiedersi se il nostro hobby riguardi ancora l'ascolto della musica o piuttosto non si stia trasformando in una ricerca alle massime prestazioni numeriche, come quando si parla dei computer. Per coloro i quali il computer è uno strumento di lavoro (qualche volta anche di svago, lo riconosco), la cosa riveste un'importanza pari a quasi zero e così dovrebbe essere per chi usa DAC e PC per ascoltare musica. Mentre ci preoccupiamo di avere risoluzioni stellari, la stragrande maggioranza di ciò che ascoltiamo è 16/44.1 mentre, se siamo fortunati, troviamo cose carine rimasterizzate da analogico a 192 kHz. Il resto, per ora, appartiene al mondo dei sogni. Ci abbiamo impiegato anni a smettere di chiedere agli amici con la macchina nuova “quanto fa?”, dopo l'applicazione dei limiti di velocità, col tempo vedremo se nel digitale toglieranno i limiti o smetteremo di preoccuparci per la corsa ai campionamenti estremi, magari approfondendo altri, forse più utili, aspetti.
Il D100 è stato connesso al seguente impianto:
giradischi Basis 2001, braccio Graham 2.2, testina Lyra Kleos, pre phono: Einstein "The Turntable's Choice" bilanciato, lettore CD/SACD dCS Puccini+U-Clock Puccini, preamplificatore: MBL 4006, finali: Bryston 7B ST, diffusori: JBL 4350B, cavi di segnale: MIT Oracle MA-X Proline, MIT Shotgun S2 RCA, Transparent Super XLR, Transparent Super RCA, LAT International XLR, cavi di potenza: MIT Magnum MA, Vovox Initio, cavo USB MIT SL-Matrix USB, cavi di alimentazione: MIT Shotgun AC 1, Black Noise Pearl ed altri auto-costruiti, distributore di rete: Lector Edison 230/8, filtro di rete: Black Noise 2500.
Niente, nada, nothing. Solo fino a 192. Capisco che per qualcuno possa essere una grave lacuna ma quando chiedo in giro dove si possano acquistare files in DSD o a frequenze superiori ai 192 kHz, le risposte mancano, o sono evasive. Certo, qualcosa esiste e me la sono procurata anch'io, che ci devo lavorare, ma al momento mi sembra si tratti solo di qualche esempio utile più per testare i DAC, che per ascoltare musica effettivamente. Oltretutto, a costi elevati e tempi di download di svariate ore. Tanto che viene da chiedersi se il nostro hobby riguardi ancora l'ascolto della musica o piuttosto non si stia trasformando in una ricerca alle massime prestazioni numeriche, come quando si parla dei computer. Per coloro i quali il computer è uno strumento di lavoro (qualche volta anche di svago, lo riconosco), la cosa riveste un'importanza pari a quasi zero e così dovrebbe essere per chi usa DAC e PC per ascoltare musica. Mentre ci preoccupiamo di avere risoluzioni stellari, la stragrande maggioranza di ciò che ascoltiamo è 16/44.1 mentre, se siamo fortunati, troviamo cose carine rimasterizzate da analogico a 192 kHz. Il resto, per ora, appartiene al mondo dei sogni. Ci abbiamo impiegato anni a smettere di chiedere agli amici con la macchina nuova “quanto fa?”, dopo l'applicazione dei limiti di velocità, col tempo vedremo se nel digitale toglieranno i limiti o smetteremo di preoccuparci per la corsa ai campionamenti estremi, magari approfondendo altri, forse più utili, aspetti.
Il D100 è stato connesso al seguente impianto:
giradischi Basis 2001, braccio Graham 2.2, testina Lyra Kleos, pre phono: Einstein "The Turntable's Choice" bilanciato, lettore CD/SACD dCS Puccini+U-Clock Puccini, preamplificatore: MBL 4006, finali: Bryston 7B ST, diffusori: JBL 4350B, cavi di segnale: MIT Oracle MA-X Proline, MIT Shotgun S2 RCA, Transparent Super XLR, Transparent Super RCA, LAT International XLR, cavi di potenza: MIT Magnum MA, Vovox Initio, cavo USB MIT SL-Matrix USB, cavi di alimentazione: MIT Shotgun AC 1, Black Noise Pearl ed altri auto-costruiti, distributore di rete: Lector Edison 230/8, filtro di rete: Black Noise 2500.
Ho usato, per i primi ascolti, il PC come lettore CD, collegato via USB al D100, prima di passare ai files ad alta risoluzione. Il primo CD a girare nel PC è l'Officium di Jan Garbarek con l'Hilliard Ensemble (ECM). Le splendide atmosfere di questa musica non sono intaccate in alcun modo da questo DAC che, anzi, sembra rendere un po' meno “pungente” il sax soprano di Garbarek. Le quattro voci del gruppo britannico, che ho avuto la fortuna di ascoltare più volte dal vivo, sono ben distinte tra loro e respirano libere nella Prepositura benedettina di Sankt Gerold, in Austria, dove la performance è stata registrata.
Passo al CD “The Creation”, composizione di Joseph Haydn, eseguita dal Chor & Symphonieorchester des Bayerischen Rundfunks diretti da Bernstein (DG). La dinamica è ampia e le variazioni sono seguite con grande velocità da questo DAC. L'orchestra è larga e profonda, i cori sembrano varcare lo spazio delimitato dalle pareti laterali.
Le voci soliste risultano particolarmente piacevoli all'ascolto, con quel po' di colore che non diventa mai fastidioso.
L'ascolto di “Kind of Blue at 50” di Miles Davis (Sony Music Legacy) fa subito partire il piede che batte al ritmo del piatto ride di Jimmy Cobb. E' questo piatto a sembrare ora tremendamente credibile, col suono metallico che gli è proprio, completo delle risonanze e delle armoniche a distinguerlo dagli altri. Il contrabbasso è corretto e piacevole; forse un po' leggero nelle sue note più gravi. Una caratteristica, direi, più che un difetto. I due sax fraseggiano in opportuna evidenza rispetto al tappeto ritmico, come sempre dovrebbe accadere quando ad entrare in scena sono gli strumenti solisti.
E' il momento di passare all'alta risoluzione e partiamo con la 2° Sinfonia di Brahms diretta da Marek Janowsky, in risoluzione 24/88.2. La registrazione, della quale possiedo anche la versione in SACD, è inequivocabilmente Pentatone, col suo suono morbido, piacevole e ricco di note di colore che deliziano l'orecchio, ma sempre rispettando il suono corretto della grande orchestra. Ogni particolare viene estratto dal solco … Ops! Dal dischetto … Ops! Dal file FLAC (però l'idea continua a mettermi un po' di tristezza, davvero), col D100 che non fatica a riconoscere al volo le frequenze di campionamento che il PC gli invia. E mentre scrivo i miei appunti mi godo fino in fondo questa musica, composta da uno dei miei autori preferiti. Tornando prosaicamente alla tecnica, mi sto chiedendo come mai in alcuni siti si può acquistare quest'opera codificata a 16/44.1 o 24/88.2, mentre in altri la stessa registrazione Pentatone è offerta nei formati 24/96 e 24/192 (ed in nessun caso in DSD, se non mi sfugge qualcosa). Come al solito, la confusione dei formati regna sovrana e personalmente trovo questo stato di cose insostenibile e bisognoso di una regolata urgente.
Passo oltre, che al mio fegato tengo molto e mi consolo con l'ottima prestazione del D100.
Pur sapendo che oltre i 192 kHz non funziona, la mia perfidia mi spinge ad inviare un file in DSD, provocando un improvviso mutismo del DAC, che resta tale anche tornando a files a campionamento inferiore. Misteri dell'informatica (di che altro stiamo trattando, accidenti?). Tratto il DAC come fosse un computer, lo spengo e lo riaccendo, ripristinando l'immediato funzionamento del tutto.
Accenniamo qualcosa dell'uscita cuffia che, a giudicare da come pilota la mia vecchia e fedele AKG K340, cuffia molto difficile coi suoi 600 Ohm di impedenza, è particolarmente curata e non appare “posticcia” come molto spesso accade. McIntosh, prudentemente, consiglia cuffie a bassa impedenza ma io non ho notato problemi di pilotaggio se non a volumi oltre il limite del fastidio fisico.
Avrete notato, leggendo le mie impressioni d'ascolto, che questo D100 mi è piaciuto. Una macchina agile nell'estetica e nel suono, capace di fornirvi tanta buona musica, semplificandovi la vita.
A chi è dedicata questa macchina? Beh, indubbiamente a chi già ama McIntosh e non vuole perdere l'occasione di avere nel suo impianto un DAC perfettamente integrato esteticamente e dalle caratteristiche elettriche che si concilieranno col resto degli apparecchi. E' poi consigliato a chi vuole allestire un impianto minimale, senza preamplificatore (che comunque consiglio, se possibile), a chi vuole avvicinarsi al mondo ed al suono McIntosh con un primo apparecchio che non gli costi un grosso sacrificio economico … A tal proposito, segnalo che, a fronte di un prezzo di listino di 3.600 euro, è da tempo in corso un'offerta ad un prezzo fortemente ribassato, di poco inferiore ai 2.000 euro. A queste condizioni, sembra davvero sciocco lasciarselo sfuggire.
Unica avvertenza: non è un'elettronica per audiofili compulsivi. Basta accenderla per rendersi conto che, come tutte le macchine McIntosh, infonde un senso di tranquillità, di sicurezza nelle proprie possibilità, che vi fa passare la voglia di giocare e vi invoglia solo a sedervi, magari davanti ad un buon bicchiere, ed ascoltare …
Angelo Jasparro
Produttore: McIntosh Laboratory, Inc.
Distributore: MPI Electronic
Prezzo: euro 3.600,00
Passo al CD “The Creation”, composizione di Joseph Haydn, eseguita dal Chor & Symphonieorchester des Bayerischen Rundfunks diretti da Bernstein (DG). La dinamica è ampia e le variazioni sono seguite con grande velocità da questo DAC. L'orchestra è larga e profonda, i cori sembrano varcare lo spazio delimitato dalle pareti laterali.
Le voci soliste risultano particolarmente piacevoli all'ascolto, con quel po' di colore che non diventa mai fastidioso.
L'ascolto di “Kind of Blue at 50” di Miles Davis (Sony Music Legacy) fa subito partire il piede che batte al ritmo del piatto ride di Jimmy Cobb. E' questo piatto a sembrare ora tremendamente credibile, col suono metallico che gli è proprio, completo delle risonanze e delle armoniche a distinguerlo dagli altri. Il contrabbasso è corretto e piacevole; forse un po' leggero nelle sue note più gravi. Una caratteristica, direi, più che un difetto. I due sax fraseggiano in opportuna evidenza rispetto al tappeto ritmico, come sempre dovrebbe accadere quando ad entrare in scena sono gli strumenti solisti.
E' il momento di passare all'alta risoluzione e partiamo con la 2° Sinfonia di Brahms diretta da Marek Janowsky, in risoluzione 24/88.2. La registrazione, della quale possiedo anche la versione in SACD, è inequivocabilmente Pentatone, col suo suono morbido, piacevole e ricco di note di colore che deliziano l'orecchio, ma sempre rispettando il suono corretto della grande orchestra. Ogni particolare viene estratto dal solco … Ops! Dal dischetto … Ops! Dal file FLAC (però l'idea continua a mettermi un po' di tristezza, davvero), col D100 che non fatica a riconoscere al volo le frequenze di campionamento che il PC gli invia. E mentre scrivo i miei appunti mi godo fino in fondo questa musica, composta da uno dei miei autori preferiti. Tornando prosaicamente alla tecnica, mi sto chiedendo come mai in alcuni siti si può acquistare quest'opera codificata a 16/44.1 o 24/88.2, mentre in altri la stessa registrazione Pentatone è offerta nei formati 24/96 e 24/192 (ed in nessun caso in DSD, se non mi sfugge qualcosa). Come al solito, la confusione dei formati regna sovrana e personalmente trovo questo stato di cose insostenibile e bisognoso di una regolata urgente.
Passo oltre, che al mio fegato tengo molto e mi consolo con l'ottima prestazione del D100.
Pur sapendo che oltre i 192 kHz non funziona, la mia perfidia mi spinge ad inviare un file in DSD, provocando un improvviso mutismo del DAC, che resta tale anche tornando a files a campionamento inferiore. Misteri dell'informatica (di che altro stiamo trattando, accidenti?). Tratto il DAC come fosse un computer, lo spengo e lo riaccendo, ripristinando l'immediato funzionamento del tutto.
Accenniamo qualcosa dell'uscita cuffia che, a giudicare da come pilota la mia vecchia e fedele AKG K340, cuffia molto difficile coi suoi 600 Ohm di impedenza, è particolarmente curata e non appare “posticcia” come molto spesso accade. McIntosh, prudentemente, consiglia cuffie a bassa impedenza ma io non ho notato problemi di pilotaggio se non a volumi oltre il limite del fastidio fisico.
Avrete notato, leggendo le mie impressioni d'ascolto, che questo D100 mi è piaciuto. Una macchina agile nell'estetica e nel suono, capace di fornirvi tanta buona musica, semplificandovi la vita.
A chi è dedicata questa macchina? Beh, indubbiamente a chi già ama McIntosh e non vuole perdere l'occasione di avere nel suo impianto un DAC perfettamente integrato esteticamente e dalle caratteristiche elettriche che si concilieranno col resto degli apparecchi. E' poi consigliato a chi vuole allestire un impianto minimale, senza preamplificatore (che comunque consiglio, se possibile), a chi vuole avvicinarsi al mondo ed al suono McIntosh con un primo apparecchio che non gli costi un grosso sacrificio economico … A tal proposito, segnalo che, a fronte di un prezzo di listino di 3.600 euro, è da tempo in corso un'offerta ad un prezzo fortemente ribassato, di poco inferiore ai 2.000 euro. A queste condizioni, sembra davvero sciocco lasciarselo sfuggire.
Unica avvertenza: non è un'elettronica per audiofili compulsivi. Basta accenderla per rendersi conto che, come tutte le macchine McIntosh, infonde un senso di tranquillità, di sicurezza nelle proprie possibilità, che vi fa passare la voglia di giocare e vi invoglia solo a sedervi, magari davanti ad un buon bicchiere, ed ascoltare …
Angelo Jasparro
Produttore: McIntosh Laboratory, Inc.
Distributore: MPI Electronic
Prezzo: euro 3.600,00