McIntosh MCT450 e McIntosh D150
Qualche giorno fa chiacchieravo del più e del meno con un importante rivenditore italiano di alta fedeltà e si accennava ad uno dei tanti “credo” audiofili: quello che recita che un prodotto deve suonare bene e che l'estetica non conti nulla.
Ora, che quest'atteggiamento, negli anni, abbia portato solo a strapagare anche apparecchi orribili e mal rifiniti, perché più brutti erano e meglio suonavano, mi sembra sotto gli occhi di tutti. Che sia un'enorme sciocchezza, pure.
Perché dobbiamo toglierci il piacere di appagare l'occhio, mentre deliziamo l'orecchio? Perché dobbiamo negarci il gusto di sfiorare superfici piacevoli al tatto e ben rifinite? I sensi sono cinque ma accontentiamoci di questi tre. Se poi ci siano audiofili che passano parte del loro tempo ad annusare gli apparecchi io non ho contezza. Però, per favore, evitate almeno di assaggiarli, che vi fanno male alla salute.
Fatto sta che, come si diceva, è sciocco spendere i propri soldi su qualcosa che ci soddisfa a metà, e che sarebbe opportuno scegliere anche qualcosa di appagante sotto il profilo estetico e realizzativo in generale. Non a tutti l'estetica McIntosh piace, ovviamente, ma voglio vedere se qualcuno può negare che si presentano come costruiti senza risparmio, con la classica opulenza americana, da sempre contrapposta all'estetica quasi francescana degli apparecchi britannici, ad esempio.
Quindi, non raccontiamoci balle ed indulgiamo ad un po' di edonismo, che nella vita le cose brutte sono già tante. Premiamo chi mostra rispetto per il cliente, mettendo sul mercato prodotti (in tutti i settori, ovviamente) curati, che rendano orgogliosi i produttori stessi ed i clienti. Se possiamo ottenere il tutto senza aggiungere troppo denaro rispetto ad un omologo racchiuso in un triste telaio da “fai da te”, dobbiamo essere solo contenti. Se invece la cifra richiesta aumenta di molto, valuteremo serenamente l'opportunità della spesa.
Abbiamo voluto fortemente avere in prova i primi apparecchi che costituiscono la nuova sorgente digitale di McIntosh, appena giunti in Italia. E ce l'abbiamo fatta.
Si è da poco spento l'eco della nostra recensione del DAC/Preamplificatore D100, che ci è giunto il successore D150. Qualcuno ha affermato che si tratta di D100 al quale è stata solo aggiornata la parte digitale, in modo da accettare praticamente tutti i formati attuali. Beh, noi l'abbiamo aperto e vi mostriamo che i due apparecchi sono molto somiglianti. Li distingue principalmente la scelta di condensatori diversi sugli stadi d'uscita. Potete facilmente confrontare anche voi le due fotografie, seguendo il link evidenziato poco sopra alla precedente recensione.
Ma andiamo con ordine e cominciamo dall'inizio. Al CES di Las Vegas di quest'anno sono stati presentati sia il Preamplificatore Digitale (McIntosh lo chiama così) che, novità assoluta, la meccanica MCT450. Cos'ha quest'ultima di speciale? La caratteristica principale, comune a pochissimi produttori di sorgenti digitali nel mondo, è quella di poter veicolare il flusso DSD in lettura dei SACD, su un convertitore separato. Ovviamente, per le solite questioni di licenza, lo può fare solo con un collegamento proprietario, e così ha fatto il costruttore americano, creando un'uscita su presa DIN e fornendo un apposito cavo che porta il flusso digitale, di qualsiasi tipo sia, al DAC. Pochi sono i marchi che sfruttano questa tecnologia, e tutti di costo piuttosto elevato. A memoria mi vengono in mente dCS, EMM Labs, Accuphase, MSB.
Ora, che quest'atteggiamento, negli anni, abbia portato solo a strapagare anche apparecchi orribili e mal rifiniti, perché più brutti erano e meglio suonavano, mi sembra sotto gli occhi di tutti. Che sia un'enorme sciocchezza, pure.
Perché dobbiamo toglierci il piacere di appagare l'occhio, mentre deliziamo l'orecchio? Perché dobbiamo negarci il gusto di sfiorare superfici piacevoli al tatto e ben rifinite? I sensi sono cinque ma accontentiamoci di questi tre. Se poi ci siano audiofili che passano parte del loro tempo ad annusare gli apparecchi io non ho contezza. Però, per favore, evitate almeno di assaggiarli, che vi fanno male alla salute.
Fatto sta che, come si diceva, è sciocco spendere i propri soldi su qualcosa che ci soddisfa a metà, e che sarebbe opportuno scegliere anche qualcosa di appagante sotto il profilo estetico e realizzativo in generale. Non a tutti l'estetica McIntosh piace, ovviamente, ma voglio vedere se qualcuno può negare che si presentano come costruiti senza risparmio, con la classica opulenza americana, da sempre contrapposta all'estetica quasi francescana degli apparecchi britannici, ad esempio.
Quindi, non raccontiamoci balle ed indulgiamo ad un po' di edonismo, che nella vita le cose brutte sono già tante. Premiamo chi mostra rispetto per il cliente, mettendo sul mercato prodotti (in tutti i settori, ovviamente) curati, che rendano orgogliosi i produttori stessi ed i clienti. Se possiamo ottenere il tutto senza aggiungere troppo denaro rispetto ad un omologo racchiuso in un triste telaio da “fai da te”, dobbiamo essere solo contenti. Se invece la cifra richiesta aumenta di molto, valuteremo serenamente l'opportunità della spesa.
Abbiamo voluto fortemente avere in prova i primi apparecchi che costituiscono la nuova sorgente digitale di McIntosh, appena giunti in Italia. E ce l'abbiamo fatta.
Si è da poco spento l'eco della nostra recensione del DAC/Preamplificatore D100, che ci è giunto il successore D150. Qualcuno ha affermato che si tratta di D100 al quale è stata solo aggiornata la parte digitale, in modo da accettare praticamente tutti i formati attuali. Beh, noi l'abbiamo aperto e vi mostriamo che i due apparecchi sono molto somiglianti. Li distingue principalmente la scelta di condensatori diversi sugli stadi d'uscita. Potete facilmente confrontare anche voi le due fotografie, seguendo il link evidenziato poco sopra alla precedente recensione.
Ma andiamo con ordine e cominciamo dall'inizio. Al CES di Las Vegas di quest'anno sono stati presentati sia il Preamplificatore Digitale (McIntosh lo chiama così) che, novità assoluta, la meccanica MCT450. Cos'ha quest'ultima di speciale? La caratteristica principale, comune a pochissimi produttori di sorgenti digitali nel mondo, è quella di poter veicolare il flusso DSD in lettura dei SACD, su un convertitore separato. Ovviamente, per le solite questioni di licenza, lo può fare solo con un collegamento proprietario, e così ha fatto il costruttore americano, creando un'uscita su presa DIN e fornendo un apposito cavo che porta il flusso digitale, di qualsiasi tipo sia, al DAC. Pochi sono i marchi che sfruttano questa tecnologia, e tutti di costo piuttosto elevato. A memoria mi vengono in mente dCS, EMM Labs, Accuphase, MSB.
Come sapete, sono un fan convinto del SACD ed ogni volta che trovo musica che mi interessa in questo supporto la acquisto volentieri, dando sempre e comunque la priorità al DSD, rispetto alla stessa versione in CD. E, spesso, anche a quella in vinile, per motivi di praticità, visto che trovo molto vicino il livello qualitativo degli ascolti. La preferenza va normalmente ad uno dei due formati a seconda della realizzazione analogica o digitale del master originale, quando è data sapere. Personalmente posso solo dire che oggi non acquisterei alcuna sorgente che non mi permettesse di ascoltare i SACD e che questa caratteristica per me è quindi imprescindibile.
Quindi, non appena ho scoperto che McIntosh stava lanciando una sorgente digitale a due telai, ho subito chiamato il distributore italiano per prenotare un ascolto. Ed infatti, la prima coppia giunta in Italia si è fermata qui da noi per quasi un mese, durante il quale l'abbiamo rodata per bene ed ascoltata con la massima calma.
Prima di parlarvi degli ascolti, però, descriviamo queste due macchine, così che possiate rendervi conto di ciò che abbiamo avuto per le mani. La meccanica MCT450, dunque, è in grado di leggere CD e SACD stereo. Esiste anche l'opzione di lettura multicanale, per la quale però vi servirà un DAC diverso dal D150, che è solo stereo. La livrea del 450 è la solita, seria ed estremamente affascinante dei lettori digitali McIntosh, immediatamente riconoscibili anche se non hanno i Vu-meter azzurri. In altro, centrale, il marchio, illuminato da una fibra ottica di un tenue verde chiaro. Subito sotto, il sottile sportello del cassetto in metallo che esce abbastanza silenziosamente dalla meccanica. Sotto, centrale, il bel display azzurro di dimensioni corrette, che permette la visione agevole anche ad un paio di metri di distanza e che indica il tipo di supporto in lettura, i soliti tempi di lettura e, nel caso si stia usando un SACD, il titolo del disco e dei brani in lettura (opzione molto interessante, che purtroppo hanno in pochi). Una serie di pulsanti neri permette tutte le funzioni, replicate peraltro dal telecomando. Quest'ultimo è in plastica di buona fattura, apparentemente di migliore qualità rispetto a quelli utilizzati in passato. Al solito, il frontale dell'apparecchio è in vetro.
Il retro della meccanica è provvisto di uscite digitali XLR, DIN, ottica Toslink e coassiale. Completano la dotazione la vaschetta IEC per l'alimentazione ed i soliti controlli proprietari per la connessione ad altri apparecchi McIntosh.
Quindi, non appena ho scoperto che McIntosh stava lanciando una sorgente digitale a due telai, ho subito chiamato il distributore italiano per prenotare un ascolto. Ed infatti, la prima coppia giunta in Italia si è fermata qui da noi per quasi un mese, durante il quale l'abbiamo rodata per bene ed ascoltata con la massima calma.
Prima di parlarvi degli ascolti, però, descriviamo queste due macchine, così che possiate rendervi conto di ciò che abbiamo avuto per le mani. La meccanica MCT450, dunque, è in grado di leggere CD e SACD stereo. Esiste anche l'opzione di lettura multicanale, per la quale però vi servirà un DAC diverso dal D150, che è solo stereo. La livrea del 450 è la solita, seria ed estremamente affascinante dei lettori digitali McIntosh, immediatamente riconoscibili anche se non hanno i Vu-meter azzurri. In altro, centrale, il marchio, illuminato da una fibra ottica di un tenue verde chiaro. Subito sotto, il sottile sportello del cassetto in metallo che esce abbastanza silenziosamente dalla meccanica. Sotto, centrale, il bel display azzurro di dimensioni corrette, che permette la visione agevole anche ad un paio di metri di distanza e che indica il tipo di supporto in lettura, i soliti tempi di lettura e, nel caso si stia usando un SACD, il titolo del disco e dei brani in lettura (opzione molto interessante, che purtroppo hanno in pochi). Una serie di pulsanti neri permette tutte le funzioni, replicate peraltro dal telecomando. Quest'ultimo è in plastica di buona fattura, apparentemente di migliore qualità rispetto a quelli utilizzati in passato. Al solito, il frontale dell'apparecchio è in vetro.
Il retro della meccanica è provvisto di uscite digitali XLR, DIN, ottica Toslink e coassiale. Completano la dotazione la vaschetta IEC per l'alimentazione ed i soliti controlli proprietari per la connessione ad altri apparecchi McIntosh.
Il D150 è, esternamente, uguale al D100, salvo per la scritta DSD sul frontale. Quindi: ingresso cuffia, manopola per la selezione degli ingressi, tasto mute, grande display leggibile da qualsiasi distanza “domestica”, tasto per la programmazione delle poche funzioni disponibili, altra manopola per il controllo del volume d'uscita, tasto rosso per lo stand-by. Il retro è molto affollato: vaschetta IEC, controlli per le connessioni proprietarie McIntosh, 2 ingressi ottici, 2 coassiali, 1 USB, 1 DIN. Le uscite sono in configurazione fissa e variabile, sbilanciate e bilanciate. Ovviamente, le variabili si utilizzano quando il D150 è impiegato come preamplificatore. Non ci sono ingressi analogici ma, per quanto riguarda quelli digitali, non ci facciamo davvero mancare niente.
Come dicevamo prima, il cavo DIN fornito in dotazione funge da cordone ombelicale tra i due apparecchi e veicola anche il segnale DSD del SACD, oltre al normale segnale PCM.
Il convertitore è in grado di riprodurre il PCM fino a 32/384 kHz e DSD128.
Cosa chiedere di più? Oltre questi valori siamo davvero all'esercizio tecnologico fine a sé stesso. Già così, i file reperibili in rete si contano sulle dita di una mano, per ora.
Segnalo che l'uscita cuffia è in grado di pilotare trasduttori di impedenza fino a 600 Ohm, che è cosa non comune e gradita da chi ha cuffie ad alta impedenza come le mie AKG K340.
La programmazione del computer per far leggere i files in uscita dal PC è ben spiegata nelle istruzioni del D150. Il software usato quale esempio è JRiver e, per comodità, l'ho usato anch'io, senza trovare alcuna difficoltà.
La coppia di McIntosh è stata inserita nel seguente impianto:
giradischi Basis 2001, braccio Graham 2.2, testina Lyra Kleos, pre phono: Einstein "The Turntable's Choice" bilanciato, lettore CD/SACD Yamaha CD-DS3000, lettore multimediale: Oppo 105 D, preamplificatore: MBL 4006, finali: Bryston 7B ST, diffusori: JBL 4350B, cavi di segnale: MIT Oracle MA-X Proline, MIT Shotgun S2 RCA, Transparent Super XLR, Transparent Super RCA, LAT International XLR, cavi di potenza: MIT Magnum MA, Vovox Initio, cavo USB MIT SL-Matrix USB, cavi di alimentazione: MIT Shotgun AC 1, Black Noise Pearl ed altri auto-costruiti, distributore di rete: Lector Edison 230/8, filtro di rete: Black Noise 2500.
Come dicevamo prima, il cavo DIN fornito in dotazione funge da cordone ombelicale tra i due apparecchi e veicola anche il segnale DSD del SACD, oltre al normale segnale PCM.
Il convertitore è in grado di riprodurre il PCM fino a 32/384 kHz e DSD128.
Cosa chiedere di più? Oltre questi valori siamo davvero all'esercizio tecnologico fine a sé stesso. Già così, i file reperibili in rete si contano sulle dita di una mano, per ora.
Segnalo che l'uscita cuffia è in grado di pilotare trasduttori di impedenza fino a 600 Ohm, che è cosa non comune e gradita da chi ha cuffie ad alta impedenza come le mie AKG K340.
La programmazione del computer per far leggere i files in uscita dal PC è ben spiegata nelle istruzioni del D150. Il software usato quale esempio è JRiver e, per comodità, l'ho usato anch'io, senza trovare alcuna difficoltà.
La coppia di McIntosh è stata inserita nel seguente impianto:
giradischi Basis 2001, braccio Graham 2.2, testina Lyra Kleos, pre phono: Einstein "The Turntable's Choice" bilanciato, lettore CD/SACD Yamaha CD-DS3000, lettore multimediale: Oppo 105 D, preamplificatore: MBL 4006, finali: Bryston 7B ST, diffusori: JBL 4350B, cavi di segnale: MIT Oracle MA-X Proline, MIT Shotgun S2 RCA, Transparent Super XLR, Transparent Super RCA, LAT International XLR, cavi di potenza: MIT Magnum MA, Vovox Initio, cavo USB MIT SL-Matrix USB, cavi di alimentazione: MIT Shotgun AC 1, Black Noise Pearl ed altri auto-costruiti, distributore di rete: Lector Edison 230/8, filtro di rete: Black Noise 2500.
Il primo CD che scelgo è “Lampo Viaggiatore” di Ivano Fossati (Columbia Sony Music). E' una di quelle registrazioni timbricamente ben realizzate ma, soprattutto, che danno l'idea di transienti particolarmente veloci. Basso elettrico asciutto, percussioni fulminee. In tutta sincerità, non so per quale motivo un colpo di bacchetta su un tamburo possa risultare più o meno veloce a seconda di chi lo registra o di come lo registra. Può darsi sia questione di posizionamento dei microfoni e delle armoniche che questi ultimi captano o di qualcosa a valle dei microfoni stessi. Magari anche solo elaborazioni del segnale in post produzione. Fatto sta che questo CD suona dolce quando la composizione lo richiede e veloce (il titolo “Lampo” sembra ritrarlo alla perfezione) quando Fossati ha stabilito che debba essere così, e l'accoppiata Mac “fotografa” ogni situazione in modo impeccabile. E lo fa così bene da strappare un inaspettato sorriso di soddisfazione all'ascoltatore. Dov'è finito il suono lento e morbido che tante volte (e spesso a torto) è associato alle elettroniche della Casa di Binghamton?
Piuttosto: quante volte, ascoltando il brano n. 5 di questo disco, capita di sentire con tanta chiarezza le risonanze metalliche del fusto del rullante magistralmente suonato da Lele Melotti? Tanta grazia porta persino a supporre la misura del tamburo utilizzato in questo brano.
“Round About a Midsummer Dream” del Gianluca Trovesi Nonet (CD Enja) è un bellissimo disco di genere musicale difficilmente classificabile. Non a caso il suo compositore lo definisce “viaggio musicale”. La registrazione è di eccezionale livello e la nostra sorgente digitale manda all'amplificatore delle note basse di qualità ottima. Sono profonde e ben definite al tempo stesso, quasi analogiche (ed è un complimento). Non ricordo di aver mai sentito le mie JBL scendere tanto in basso con questo disco. La dinamica sfoderata dai due McIntosh non sembra temere confronti.
La risoluzione è sufficiente per permettere di ascoltare i piccoli rumori di sottofondo con una certa facilità, contribuendo alla sensazione di un ascolto completo.
La “Misa Criolla” eseguita da Merces Sosa (Cd Universal) è un CD strepitoso che tutti dovrebbero avere, soprattutto nella versione rimasterizzata uscita nell'anno 2010. La sorgente americana scava in profondità nella stupenda voce di contralto della cantante argentina, con un risultato da vera pelle d'oca.
Il Requiem di Mozart diretto da Anton Armstrong (SACD Avie) è un piacere per le orecchie e per l'anima. I due McIntosh ci propongono un soundstage estremamente ampio nelle tre dimensioni. Il grande coro è ben intelligibile e non si ha mai l'impressione che le voci siano ammassate o confuse. Gli strumenti dell'orchestra mantengono un valido spessore, sebbene il bilanciamento tonale appaia leggermente spostato sul medio-alto.
“Flute Concertos – Mozart”, interpretato da Sharon Bezaly (SACD Bis), ribadisce la grande capacità di seguire i transienti di queste elettroniche e l'assenza di fretta nel troncare i decadimenti dei suoni che, invece, restano a fluttuare nell'aria fino al naturale smorzamento.
La “Notte sul Monte Calvo” di Mussorgsky suonata dai Berliner Philharmoniker diretti da Claudio Abbado (CD DG) invita ad alzare sempre di più il volume, in assenza di fatica d'ascolto, ottenuta senza sacrificare la risposta in frequenza o la dinamica.
Il senso del ritmo di questa coppia digitale emerge con chiarezza durante l'ascolto di “Girl Talk” di Osca Peterson (SACD Universal). La registrazione di Hans Georg Brunner-Schwer ci dona un pianoforte molto gradevole e piatti della batteria particolarmente corretti. Il charleston sembra essere lì tra i diffusori.
La soddisfazione degli ascolti da supporto fisico è tale che non mi viene voglia di collegare il PC al DAC D150. Lo faccio per completezza d'informazione e per verificare che tutto funzioni bene, come accadeva col D100. Quanto promesso nella scheda tecnica si verifica ed il DAC individua immediatamente tutte le frequenze di campionamento inviate via cavo USB. Anche in questo caso le prestazioni seguono fedelmente la risoluzione del segnale inviato, migliorando costantemente all'aumentare della frequenza di campionamento e senza mostrare alcuna difficoltà o problema di tipo informatico.
In conclusione, trovo piuttosto difficile fotografare con parole il carattere dei due McIntosh.
Se da un lato il suono non è l'ultima parola in fatto di estrema risoluzione, dall'altro è piacevole ed esente da fatica di ascolto. La timbrica è, come spesso accade con questo marchio, abbastanza personale. Bellissimi gli estremi di gamma, mentre la media conferisce un carattere ben preciso a voci e strumenti acustici le cui frequenze ricadono in questa porzione, forse a causa di un lieve alleggerimento in gamma medio-bassa.
L'estremo acuto è lucido, vivo, mai affaticante ed allo stesso tempo materico quanto basta per dare l'idea di realtà.
Personalmente mi sono divertito molto con questi ascolti, cercando di scavare in una personalità complessa, non sempre facile da comprendere ma indubbiamente molto interessante. Avrei voluto avere più tempo (mesi, non settimane) per capire e descriverne meglio le prestazioni ma sappiamo che ci sono dei tempi oltre i quali gli apparecchi devono essere resi al distributore.
Permettetemi anche di aggiungere, a corollario di quanto si è detto all'inizio di questo articolo, che ho trovato impossibile staccare gli occhi di dosso a questi apparecchi ed ai loro grandi e perfettamente progettati display.
Il fatto che il loro suono sia firmato McIntosh, tutto sommato, appare solo un pregio.
Il prezzo, per una volta tanto, considerando che un po' di sconto lo si ottiene sempre, sembra decisamente congruo alla qualità percepita (ed effettivamente fornita).
Una nota personale: quando si riesce ad avere l'opportunità di recensire certi prodotti, non si può che essere felici ed orgogliosi di fare questo mestiere.
Ringrazio quindi McIntosh ed il suo distributore per l'Italia, ma soprattutto voi lettori che ci permettete di poter continuare a parlare di musica ed alta fedeltà.
Angelo Jasparro
Distributore per l'Italia: MPI Electronic
Produttore: McIntosh Labs
Prezzo MCT450: euro 6.700,00
Prezzo D150: euro 5.000,00
Piuttosto: quante volte, ascoltando il brano n. 5 di questo disco, capita di sentire con tanta chiarezza le risonanze metalliche del fusto del rullante magistralmente suonato da Lele Melotti? Tanta grazia porta persino a supporre la misura del tamburo utilizzato in questo brano.
“Round About a Midsummer Dream” del Gianluca Trovesi Nonet (CD Enja) è un bellissimo disco di genere musicale difficilmente classificabile. Non a caso il suo compositore lo definisce “viaggio musicale”. La registrazione è di eccezionale livello e la nostra sorgente digitale manda all'amplificatore delle note basse di qualità ottima. Sono profonde e ben definite al tempo stesso, quasi analogiche (ed è un complimento). Non ricordo di aver mai sentito le mie JBL scendere tanto in basso con questo disco. La dinamica sfoderata dai due McIntosh non sembra temere confronti.
La risoluzione è sufficiente per permettere di ascoltare i piccoli rumori di sottofondo con una certa facilità, contribuendo alla sensazione di un ascolto completo.
La “Misa Criolla” eseguita da Merces Sosa (Cd Universal) è un CD strepitoso che tutti dovrebbero avere, soprattutto nella versione rimasterizzata uscita nell'anno 2010. La sorgente americana scava in profondità nella stupenda voce di contralto della cantante argentina, con un risultato da vera pelle d'oca.
Il Requiem di Mozart diretto da Anton Armstrong (SACD Avie) è un piacere per le orecchie e per l'anima. I due McIntosh ci propongono un soundstage estremamente ampio nelle tre dimensioni. Il grande coro è ben intelligibile e non si ha mai l'impressione che le voci siano ammassate o confuse. Gli strumenti dell'orchestra mantengono un valido spessore, sebbene il bilanciamento tonale appaia leggermente spostato sul medio-alto.
“Flute Concertos – Mozart”, interpretato da Sharon Bezaly (SACD Bis), ribadisce la grande capacità di seguire i transienti di queste elettroniche e l'assenza di fretta nel troncare i decadimenti dei suoni che, invece, restano a fluttuare nell'aria fino al naturale smorzamento.
La “Notte sul Monte Calvo” di Mussorgsky suonata dai Berliner Philharmoniker diretti da Claudio Abbado (CD DG) invita ad alzare sempre di più il volume, in assenza di fatica d'ascolto, ottenuta senza sacrificare la risposta in frequenza o la dinamica.
Il senso del ritmo di questa coppia digitale emerge con chiarezza durante l'ascolto di “Girl Talk” di Osca Peterson (SACD Universal). La registrazione di Hans Georg Brunner-Schwer ci dona un pianoforte molto gradevole e piatti della batteria particolarmente corretti. Il charleston sembra essere lì tra i diffusori.
La soddisfazione degli ascolti da supporto fisico è tale che non mi viene voglia di collegare il PC al DAC D150. Lo faccio per completezza d'informazione e per verificare che tutto funzioni bene, come accadeva col D100. Quanto promesso nella scheda tecnica si verifica ed il DAC individua immediatamente tutte le frequenze di campionamento inviate via cavo USB. Anche in questo caso le prestazioni seguono fedelmente la risoluzione del segnale inviato, migliorando costantemente all'aumentare della frequenza di campionamento e senza mostrare alcuna difficoltà o problema di tipo informatico.
In conclusione, trovo piuttosto difficile fotografare con parole il carattere dei due McIntosh.
Se da un lato il suono non è l'ultima parola in fatto di estrema risoluzione, dall'altro è piacevole ed esente da fatica di ascolto. La timbrica è, come spesso accade con questo marchio, abbastanza personale. Bellissimi gli estremi di gamma, mentre la media conferisce un carattere ben preciso a voci e strumenti acustici le cui frequenze ricadono in questa porzione, forse a causa di un lieve alleggerimento in gamma medio-bassa.
L'estremo acuto è lucido, vivo, mai affaticante ed allo stesso tempo materico quanto basta per dare l'idea di realtà.
Personalmente mi sono divertito molto con questi ascolti, cercando di scavare in una personalità complessa, non sempre facile da comprendere ma indubbiamente molto interessante. Avrei voluto avere più tempo (mesi, non settimane) per capire e descriverne meglio le prestazioni ma sappiamo che ci sono dei tempi oltre i quali gli apparecchi devono essere resi al distributore.
Permettetemi anche di aggiungere, a corollario di quanto si è detto all'inizio di questo articolo, che ho trovato impossibile staccare gli occhi di dosso a questi apparecchi ed ai loro grandi e perfettamente progettati display.
Il fatto che il loro suono sia firmato McIntosh, tutto sommato, appare solo un pregio.
Il prezzo, per una volta tanto, considerando che un po' di sconto lo si ottiene sempre, sembra decisamente congruo alla qualità percepita (ed effettivamente fornita).
Una nota personale: quando si riesce ad avere l'opportunità di recensire certi prodotti, non si può che essere felici ed orgogliosi di fare questo mestiere.
Ringrazio quindi McIntosh ed il suo distributore per l'Italia, ma soprattutto voi lettori che ci permettete di poter continuare a parlare di musica ed alta fedeltà.
Angelo Jasparro
Distributore per l'Italia: MPI Electronic
Produttore: McIntosh Labs
Prezzo MCT450: euro 6.700,00
Prezzo D150: euro 5.000,00