MØRCH DP 8
Un'astronave dallo spazio
Il suo arrivo, lo avevo già anticipato nella recensione della ZYX R1000 Airy SH.
Poiché ho maturato la pensione, ho pensato di pensionare anche il braccio Mørch DP6, sostituendolo con il più recente ed intrigante DP8 al quale, tuttavia, la stampa mondiale pare non aver dato grande rilevanza. Ci sono un paio di articoli online, ma nulla più. Eppure si tratta di un braccio interessante, che mantiene le caratteristiche dei precedenti e ormai affermati bracci del produttore danese (mi riferisco all'unipivot UP4 ed al dual pivot DP6), migliorandole ulteriormente.
Anaisotropico. Un termine difficile, che a molti dirà poco. Ma semplificando e di molto la fisica, diciamo che isotropico è ciò che diffonde pari energia in tutte le direzioni e anaisotropico e ciò che non lo fa. Poiché il braccio DP8 ha diverse masse sul piano orizzontale (maggiore) e verticale (minore), ecco che è anaisotropico. Ho semplificato, moltissimo (se qualche fisico legge quel che ho scritto e inorridisce, abbia pietà) ma tant'è che mi avrete capito.
Il DP8 è praticamente simile ad un DP6, quindi dual pivot (unipivot per il movimento verticale, con un secondo pivot che stabilizza il movimento sul piano orizzontale cosicché il braccio non vi sballonzoli tra le mani), ma con le masse laterali aggiunte (e penso con modifiche al perno che credo sia stato reso più robusto per sostenere l'ulteriore peso delle masse laterali). Quelle masse laterali aumentano la massa sul piano orizzontale, impedendo che il braccio segua solidalmente il movimento della testina sul giradischi, lasciando quindi il cantilever più libero di muoversi.
Perché questa attenzione alla massa sul piano orizzontale? Perché le frequenze basse sono registrate nel solco in orizzontale; se la massa sul piano orizzontale offerta dal braccio non è sufficientemente elevata, accade che il movimento del cantilever è limitato perché la testina, montata su un braccio non sufficientemente caricato da una massa adeguata, segue il movimento del cantilever. L'ideale sarebbe che la testina stesse completamente ferma, per lasciare il cantilever libero di muoversi a destra e a sinistra; ed ecco che a questo pensa il DP8, che invece sul piano verticale offre le solite masse che sono desumibili anche dal sito del produttore e che sono comunque convenzionali; infatti, disco test alla mano (anzi, no; sul piatto), mentre la frequenza di risonanza è rilevabile (nel mio caso, con la pesante canne Blu e la ZYX R1000 Airy SH – che dopo aver recensito, mi sono fatto procurare dal mio negoziante di fiducia quale ulteriore regalino di pensionamento – la F/R è situata a 10 Hz), quella orizzontale non lo è.
E' pur vero che bracci “pesanti” ce ne sono stati e ancora ce ne sono, ma in quel caso la massa elevata agisce anche sul movimento verticale e non è sempre un bene perché spesso le sollecitazioni che il cantilever riceve sono eccessive.
Poiché ho maturato la pensione, ho pensato di pensionare anche il braccio Mørch DP6, sostituendolo con il più recente ed intrigante DP8 al quale, tuttavia, la stampa mondiale pare non aver dato grande rilevanza. Ci sono un paio di articoli online, ma nulla più. Eppure si tratta di un braccio interessante, che mantiene le caratteristiche dei precedenti e ormai affermati bracci del produttore danese (mi riferisco all'unipivot UP4 ed al dual pivot DP6), migliorandole ulteriormente.
Anaisotropico. Un termine difficile, che a molti dirà poco. Ma semplificando e di molto la fisica, diciamo che isotropico è ciò che diffonde pari energia in tutte le direzioni e anaisotropico e ciò che non lo fa. Poiché il braccio DP8 ha diverse masse sul piano orizzontale (maggiore) e verticale (minore), ecco che è anaisotropico. Ho semplificato, moltissimo (se qualche fisico legge quel che ho scritto e inorridisce, abbia pietà) ma tant'è che mi avrete capito.
Il DP8 è praticamente simile ad un DP6, quindi dual pivot (unipivot per il movimento verticale, con un secondo pivot che stabilizza il movimento sul piano orizzontale cosicché il braccio non vi sballonzoli tra le mani), ma con le masse laterali aggiunte (e penso con modifiche al perno che credo sia stato reso più robusto per sostenere l'ulteriore peso delle masse laterali). Quelle masse laterali aumentano la massa sul piano orizzontale, impedendo che il braccio segua solidalmente il movimento della testina sul giradischi, lasciando quindi il cantilever più libero di muoversi.
Perché questa attenzione alla massa sul piano orizzontale? Perché le frequenze basse sono registrate nel solco in orizzontale; se la massa sul piano orizzontale offerta dal braccio non è sufficientemente elevata, accade che il movimento del cantilever è limitato perché la testina, montata su un braccio non sufficientemente caricato da una massa adeguata, segue il movimento del cantilever. L'ideale sarebbe che la testina stesse completamente ferma, per lasciare il cantilever libero di muoversi a destra e a sinistra; ed ecco che a questo pensa il DP8, che invece sul piano verticale offre le solite masse che sono desumibili anche dal sito del produttore e che sono comunque convenzionali; infatti, disco test alla mano (anzi, no; sul piatto), mentre la frequenza di risonanza è rilevabile (nel mio caso, con la pesante canne Blu e la ZYX R1000 Airy SH – che dopo aver recensito, mi sono fatto procurare dal mio negoziante di fiducia quale ulteriore regalino di pensionamento – la F/R è situata a 10 Hz), quella orizzontale non lo è.
E' pur vero che bracci “pesanti” ce ne sono stati e ancora ce ne sono, ma in quel caso la massa elevata agisce anche sul movimento verticale e non è sempre un bene perché spesso le sollecitazioni che il cantilever riceve sono eccessive.
Montare il DP8 non è né semplice né difficile; ci vuole un po' di attenzione, ma è operazione che in mezz'ora è fatta.
Il bussolotto per affrancare il braccio alla base e che si monta avvitandolo dalla parte inferiore, ha una parte superiore definita dal costruttore “a forma di pera” (magari è un amante della musica di Eric Satie che scrisse i famosi Morceaux en forme de poire …), con un alloggiamento nel quale andrà poi a puntarsi la vite di regolazione continua del VTA (si, con il DP8 il VTA lo si regola mentre il braccio sta lavorando e questa è una novità per il produttore danese). Quindi quella “pera” andrà posizionata in modo tale che l'alloggiamento o taglio per il perno per la regolazione del VTA sia verso la parte anteriore del giradischi. Una volta montata la basetta, si inserisce il cavo nel perno del braccio e si fa scivolare il perno nella sua sede; consiglio di montare canna e testina con il suo salvastilo sin dal momento in cui si devono montare tutte le masse, altrimenti l'operazione risulta difficile. Montata la canna e bloccatala con l'apposita molletta che c'è sulla pompetta alzabraccio, si prendono le masse laterali (riconoscibili dai contrappesi perché hanno la vite per fissarle) e le si inseriscono negli appositi perni. A corredo del braccio viene data una dima di cartoncino che dà l'esatta distanza che la massa interna (quella di minor spessore) deve avere dal perno del braccio. Con molta calma e attenzione “si fa” la distanza e poi, con l'apposito girabrugola in dotazione, si blocca la massa nella posizione corretta; prima sul lato sinistro e poi sul destro. Poi si frappone il cartoncino tra la massa più piccola e quella più grande (ho fatto una foto che troverete a corredo dell'articolo) e fatta la distanza tra le due masse, si serra anche la massa più grande. A questo punto bisogna dare l'esatta angolazione alle due masse; la piccola deve essere orientata verso il basso di 30°, mentre la maggiore deve esserlo di pari gradi ma verso l'alto (ho fatto anche un video che parte proprio dalla parte posteriore del braccio, cosicché possiate farvi un'idea; anche perché non è che uno o due gradi in più o in meno cambino granché le cose). Fatte tutte le regolazioni, si montano i contrappesi posteriori e si fa il normale peso di lettura. Quando tutto è a posto, si pone la puntina sul disco e si controlla il VTA che si potrà poi correggere con l'apposita vite (quella che esce parecchio dalla parte superiore del braccio). Sul collarino del bussolotto per affrancare il braccio alla base c'è una vite; ovviamente quella vite la potrete stringere una volta che avrete trovato il VTA corretto. Tuttavia non è sempre necessario. Nel mio caso, che uso la canna più pesante e che ho caricato un buon numero di contrappesi posteriori per “fare il peso”, bisogna applicare una certa forza perché il blocco intero del braccio si sposti e la vita di regolazione del VTA, che funge quindi da fermo, esca dalla sua sede. In ogni caso, se vi sentite più sicuri, serrate la vite sul collare e non si muoverà più nulla.
ATTENZIONE: se il suono vi dovesse sembrare più forte in un canale che nell'altro, ricontrollate la distanza delle masse laterali. Nel montare il braccio, la sera tardi, non mi sono accorto che quelle del lato sinistro erano impercettibilmente più vicine al perno e la scena risultata spostata a sinistra.
Per l'azimut, ovvero la perpendicolarità del cantilever ai solchi guardando il braccio dal davanti, nel perno del braccio, tolta la canna, c'è un'apposita vite; nel mio caso non è stato necessario apportare alcuna modifica, ma se fosse necessario potrete farlo facilmente.
Anche l'altezza del lifter è regolabile tramite una brugola; insomma, ai bracci Mørch le regolazioni non fanno certo difetto ed ogni testina sarà messa in condizione di lavorare al meglio.
Il manuale per le istruzioni è molto completo. Il montaggio, che qui sopra potrebbe apparire difficoltoso, non lo è più di tanto e quindi, dopo una mezz'ora di lavoro, come detto e dato il fatto che la testina era già dimata sulle misure del precedente DP6 in mio possesso che sono le stesse del DP8, il giradischi Bauer DPS ha iniziato a girare ed ho ascoltato il primo disco.
Detto subito che l'impianto è sempre lo stesso che troverete nella recensione della ZYX pubblicata non molto tempo fa, dopo aver ordinato il braccio e atteso che arrivasse, mi ero un po' spaventato.
Il bussolotto per affrancare il braccio alla base e che si monta avvitandolo dalla parte inferiore, ha una parte superiore definita dal costruttore “a forma di pera” (magari è un amante della musica di Eric Satie che scrisse i famosi Morceaux en forme de poire …), con un alloggiamento nel quale andrà poi a puntarsi la vite di regolazione continua del VTA (si, con il DP8 il VTA lo si regola mentre il braccio sta lavorando e questa è una novità per il produttore danese). Quindi quella “pera” andrà posizionata in modo tale che l'alloggiamento o taglio per il perno per la regolazione del VTA sia verso la parte anteriore del giradischi. Una volta montata la basetta, si inserisce il cavo nel perno del braccio e si fa scivolare il perno nella sua sede; consiglio di montare canna e testina con il suo salvastilo sin dal momento in cui si devono montare tutte le masse, altrimenti l'operazione risulta difficile. Montata la canna e bloccatala con l'apposita molletta che c'è sulla pompetta alzabraccio, si prendono le masse laterali (riconoscibili dai contrappesi perché hanno la vite per fissarle) e le si inseriscono negli appositi perni. A corredo del braccio viene data una dima di cartoncino che dà l'esatta distanza che la massa interna (quella di minor spessore) deve avere dal perno del braccio. Con molta calma e attenzione “si fa” la distanza e poi, con l'apposito girabrugola in dotazione, si blocca la massa nella posizione corretta; prima sul lato sinistro e poi sul destro. Poi si frappone il cartoncino tra la massa più piccola e quella più grande (ho fatto una foto che troverete a corredo dell'articolo) e fatta la distanza tra le due masse, si serra anche la massa più grande. A questo punto bisogna dare l'esatta angolazione alle due masse; la piccola deve essere orientata verso il basso di 30°, mentre la maggiore deve esserlo di pari gradi ma verso l'alto (ho fatto anche un video che parte proprio dalla parte posteriore del braccio, cosicché possiate farvi un'idea; anche perché non è che uno o due gradi in più o in meno cambino granché le cose). Fatte tutte le regolazioni, si montano i contrappesi posteriori e si fa il normale peso di lettura. Quando tutto è a posto, si pone la puntina sul disco e si controlla il VTA che si potrà poi correggere con l'apposita vite (quella che esce parecchio dalla parte superiore del braccio). Sul collarino del bussolotto per affrancare il braccio alla base c'è una vite; ovviamente quella vite la potrete stringere una volta che avrete trovato il VTA corretto. Tuttavia non è sempre necessario. Nel mio caso, che uso la canna più pesante e che ho caricato un buon numero di contrappesi posteriori per “fare il peso”, bisogna applicare una certa forza perché il blocco intero del braccio si sposti e la vita di regolazione del VTA, che funge quindi da fermo, esca dalla sua sede. In ogni caso, se vi sentite più sicuri, serrate la vite sul collare e non si muoverà più nulla.
ATTENZIONE: se il suono vi dovesse sembrare più forte in un canale che nell'altro, ricontrollate la distanza delle masse laterali. Nel montare il braccio, la sera tardi, non mi sono accorto che quelle del lato sinistro erano impercettibilmente più vicine al perno e la scena risultata spostata a sinistra.
Per l'azimut, ovvero la perpendicolarità del cantilever ai solchi guardando il braccio dal davanti, nel perno del braccio, tolta la canna, c'è un'apposita vite; nel mio caso non è stato necessario apportare alcuna modifica, ma se fosse necessario potrete farlo facilmente.
Anche l'altezza del lifter è regolabile tramite una brugola; insomma, ai bracci Mørch le regolazioni non fanno certo difetto ed ogni testina sarà messa in condizione di lavorare al meglio.
Il manuale per le istruzioni è molto completo. Il montaggio, che qui sopra potrebbe apparire difficoltoso, non lo è più di tanto e quindi, dopo una mezz'ora di lavoro, come detto e dato il fatto che la testina era già dimata sulle misure del precedente DP6 in mio possesso che sono le stesse del DP8, il giradischi Bauer DPS ha iniziato a girare ed ho ascoltato il primo disco.
Detto subito che l'impianto è sempre lo stesso che troverete nella recensione della ZYX pubblicata non molto tempo fa, dopo aver ordinato il braccio e atteso che arrivasse, mi ero un po' spaventato.
Questi alcuni commenti raccolti: “Sentirai che energia in basso!”; “Sentirai che bassi!”; “Quel braccio ha dei bassi potentissimi!”; poi ho controllato online e ho trovato su un forum straniero – forse un po' di parte, visto che è collegato ad un produttore che nella sua produzione ha anche un braccio – un tizio che diceva “Il DP8 ha tanti bassi, forse troppi”. E io ho iniziato a preoccuparmi. Dovete sapere che io ho una idiosincrasia nei confronti dei bassi fuori posto; posso tollerare qualsiasi altra porzione audio un po' esagerata, ma se il basso non è al suo posto, io inizio a tenere spento l'impianto. Il basso carnoso mi piace, il basso profondo mi piace, il basso trattenuto mi mette un po' di tristezza; ma il basso che sbrodola proprio no.
E' vero che la sera in cui ho montato il braccio, intorno all'una di notte, ho deliziato i vicini di casa con la Notte sul Monte Calvo di Mussorgski (Maazel/Telarc), ma non è che abbia potuto tirare il volume più di tanto e quindi mi sono accontentato di rilevare che tutto funzionava.
Quindi, come vero primo vinile, mi son detto, vale la pena che tu scelga qualcosa che ti faccia capire subito se hai fatto un incauto acquisto o meno. E il dito è caduto sull'LP di Miller & Kreisel a titolo The Power And The Glory che contiene il brano Variations On Londonderry Air nel quale sono registrate frequenze bassissime (percepite, ad onor del vero, una sola volta, in un noto negozio milanese in un impianto coadiuvato dal subwoofer Torus di Wilson Benesch) che sono in grado di smascherare il benché minimo problema di riproduzione in gamma bassa. Parte la musica, con la pedaliera e quindi le frequenze più profonde. E inizio a dirmi, si, i bassi sono più precisi di prima (prima di ascoltare il DP8, avevo velocemente rimontato il DP6) e scendono anche meglio, ma qui di debordante non c'è nulla. Poi il suono ha iniziato ad aumentare di intensità con l'aggiunta dei canneggi più piccoli e subito mi sono accorto che mancava qualcosa che ero abituato ad ascoltare, ma non c'era più. Con tutti i precedenti giradischi/bracci/testine avuti, in qualche modo le frequenze bassissime influenzavano tutta la riproduzione dell'organo, come se i 20 Hz (dato ipotetico, ovviamente) si accoppiassero in qualche modo anche con le canne più piccole, che risultavano quindi meno precise; ho infatti sempre ritenuto che questo LP fosse eccellente ma non eccelso. Ora, con il DP8, ogni canna mantiene inalterato il suo timbro proprio e nulla si accoppia con altro; le canne da 32 e 64 piedi continuano a tuonare, ma le piccole hanno una loro velocità di emissione diversa da quella delle grandi. Insomma, l'organo ora è un organo a canne di quelli belli grandi (e questo al di là del fatto che le mie casse non riproducano i 16 Hz e che casa mia non sia una cattedrale! Ma le differenze si sentono, eccome).
Quindi sgombriamo subito il campo da questa possibile incomprensione; il basso è profondo, corretto, potente, ma nulla più di quanto non lo sia in una ipotetica realtà; niente bassi debordanti, niente cafonaggini, niente “too much bass frequencies”.
Il riascolto della registrazione di Sheherazade di Rimsky-Korsakov di cui ho parlato nella recensione della ZYX R1000 Airy SH, quella di Classic Records, ha portato in evidenza tutti i lati positivi di questo braccio rispetto al precedente (e rispetto a molte altre cose passate per casa, recensite o meno, acquistate o in prestito poco conta). La sicurezza di tracciamento fa sì che le frequenze acute siano ancora più precise; i piatti hanno una sonorità più attinente a quanto ascolto dal vivo; più metallici e meno evanescenti. Le percussioni sono velocissime; i colpi di grancassa sono perentori, mai slabbrati; la dinamica sembra essere ancora maggiore rispetto a prima (e già non mi lamentavo); ma è soprattutto il senso generale di facilità di tracciamento e quindi di suono corretto che mi ha lasciato perplesso.
Il Gaspard de la Nuit di Ravel, eccellente registrazione DGG di un ancor giovane Pogorelic, è stato riprodotto con un senso di verità sorprendente anche per me che pure sono abituato al mio impianto; bellissimo, perentorio, timbricamente corretto e credibile, con la giusta distribuzione di energia lungo tutta la tastiera (e quindi senza i bassi troppo petulanti che a volte ascolto). E anche qui devo ringraziare il vicinato perché ascoltare a mezzanotte un pianoforte, come se fosse in casa (e parliamo di uno Steinway Grancoda), denota molta pazienza.
Come noto perché l'ho scritto spesso, Angelo Jasparro è sempre molto curioso di ascoltare i prodotti che acquisto e anche questa volta non dico che si sia precipitato a vedere il braccio e ad ascoltare l'effetto della sua introduzione nel mio impianto, ma si è dato un giorno di tempo. Montato il braccio il sabato, la domenica pomeriggio è venuto a casa e come solito mi ha chiesto uno dei suoi dischi di riferimento per le valutazioni delle modifiche nel mio impianto, ovvero Wish You Were Here dei Pink Floyd (io gli ho chiesto di aggiornarsi, ma lui mi dice che sono io ad avere pochi riferimenti che lui conosca bene). Messo il disco sul piatto e fatta partire la riproduzione, io stesso ho iniziato a percepire molte differenze rispetto alla riproduzione con il precedente braccio DP6. Il basso meglio modulato e più profondo, i piccoli suoni in gamma acuta più facilmente individuabili, ma soprattutto la chitarra di David Gilmour più corposa, più vera. Ho ovviamente atteso la fine del brano, ma poi Angelo mi ha confermato in toto le mie impressioni.
Che il DP8 dia maggior corpo a tutte le registrazioni è un dato di fatto, così come è un dato di fatto che il tracciamento e la riproposizione di tutte le frequenze appaiano ancora più precisi e che ogni genere musicale paia giovarsi del suo inserimento dell'impianto. Peraltro trovo che sia bellissimo; ricorda un'astronave. Ma questo non c'entra con la riproduzione audio.
OK, adesso concludo. All'estero, nell'unica recensione che ho trovato online, si adombra che questo braccio sia più o meno il migliore sul mercato. Non posso sbilanciarmi in tali termini perché come ho avuto occasione di scrivere altre volte, prima di poter dire una cosa simile, dovrei aver provato tutto (e ribadisco tutto) quel che viene prodotto. Una classifica all'interno dei soli prodotti provati vale quel che vale. Quel che è certo è che il DP8 rappresenti un importante miglioramento rispetto al già eccellente DP6 e che abbia una neutralità più spinta rispetto a certi altri prodotti di pari categoria; i suoi due competitor più prossimi sono uno più vellutato e l'altro più algido. In qualche modo un carattere forte da parte di un componente della catena, obbliga a contrapporgli un carattere diverso, per ottenere un risultato più equilibrato. A mio avviso non è un buon sistema di agire e preferisco utilizzare ciò che un carattere suo l'ha, ma il meno possibile (come già scrissi su Audiophile Sound, non avere un carattere per gli umani è un difetto, per gli apparecchi audio è un pregio). Quindi, piuttosto che cercare una testina dal suono morbido per stemperare una tendenza alla sottolineatura degli acuti da parte del braccio, o viceversa, preferisco cercare prodotti che mi evitino questa faticaccia.
E poi non bisogna mai dimenticare che i bracci Mørch hanno le canne sostituibili, da scegliere tra la lunghezza di 9 pollici, come nel mio caso, o 12 pollici, come da tradizione del marchio e di diversa massa per il miglior accoppiamento con la vostra testina; è un atout non da poco, di cui si deve tenere conto e che non tutti gli offrono.
Se pensate al cambio del vostro braccio attuale e il budget stanziato corrisponde (ricordo che il braccio, a listino, costa 4.350,00 €), al vostro posto, penserei seriamente a questo DP 8. Che ve ne pentiate, è evenienza che ritengo alquanto remota.
Domenico Pizzamiglio
Sito del produttore www.moerch.dk
Sito del distributore italiano www.audeus.it
Costo € 4.350,00 (con canna Precision 9 pollici o con canna da 12 pollici)
E' vero che la sera in cui ho montato il braccio, intorno all'una di notte, ho deliziato i vicini di casa con la Notte sul Monte Calvo di Mussorgski (Maazel/Telarc), ma non è che abbia potuto tirare il volume più di tanto e quindi mi sono accontentato di rilevare che tutto funzionava.
Quindi, come vero primo vinile, mi son detto, vale la pena che tu scelga qualcosa che ti faccia capire subito se hai fatto un incauto acquisto o meno. E il dito è caduto sull'LP di Miller & Kreisel a titolo The Power And The Glory che contiene il brano Variations On Londonderry Air nel quale sono registrate frequenze bassissime (percepite, ad onor del vero, una sola volta, in un noto negozio milanese in un impianto coadiuvato dal subwoofer Torus di Wilson Benesch) che sono in grado di smascherare il benché minimo problema di riproduzione in gamma bassa. Parte la musica, con la pedaliera e quindi le frequenze più profonde. E inizio a dirmi, si, i bassi sono più precisi di prima (prima di ascoltare il DP8, avevo velocemente rimontato il DP6) e scendono anche meglio, ma qui di debordante non c'è nulla. Poi il suono ha iniziato ad aumentare di intensità con l'aggiunta dei canneggi più piccoli e subito mi sono accorto che mancava qualcosa che ero abituato ad ascoltare, ma non c'era più. Con tutti i precedenti giradischi/bracci/testine avuti, in qualche modo le frequenze bassissime influenzavano tutta la riproduzione dell'organo, come se i 20 Hz (dato ipotetico, ovviamente) si accoppiassero in qualche modo anche con le canne più piccole, che risultavano quindi meno precise; ho infatti sempre ritenuto che questo LP fosse eccellente ma non eccelso. Ora, con il DP8, ogni canna mantiene inalterato il suo timbro proprio e nulla si accoppia con altro; le canne da 32 e 64 piedi continuano a tuonare, ma le piccole hanno una loro velocità di emissione diversa da quella delle grandi. Insomma, l'organo ora è un organo a canne di quelli belli grandi (e questo al di là del fatto che le mie casse non riproducano i 16 Hz e che casa mia non sia una cattedrale! Ma le differenze si sentono, eccome).
Quindi sgombriamo subito il campo da questa possibile incomprensione; il basso è profondo, corretto, potente, ma nulla più di quanto non lo sia in una ipotetica realtà; niente bassi debordanti, niente cafonaggini, niente “too much bass frequencies”.
Il riascolto della registrazione di Sheherazade di Rimsky-Korsakov di cui ho parlato nella recensione della ZYX R1000 Airy SH, quella di Classic Records, ha portato in evidenza tutti i lati positivi di questo braccio rispetto al precedente (e rispetto a molte altre cose passate per casa, recensite o meno, acquistate o in prestito poco conta). La sicurezza di tracciamento fa sì che le frequenze acute siano ancora più precise; i piatti hanno una sonorità più attinente a quanto ascolto dal vivo; più metallici e meno evanescenti. Le percussioni sono velocissime; i colpi di grancassa sono perentori, mai slabbrati; la dinamica sembra essere ancora maggiore rispetto a prima (e già non mi lamentavo); ma è soprattutto il senso generale di facilità di tracciamento e quindi di suono corretto che mi ha lasciato perplesso.
Il Gaspard de la Nuit di Ravel, eccellente registrazione DGG di un ancor giovane Pogorelic, è stato riprodotto con un senso di verità sorprendente anche per me che pure sono abituato al mio impianto; bellissimo, perentorio, timbricamente corretto e credibile, con la giusta distribuzione di energia lungo tutta la tastiera (e quindi senza i bassi troppo petulanti che a volte ascolto). E anche qui devo ringraziare il vicinato perché ascoltare a mezzanotte un pianoforte, come se fosse in casa (e parliamo di uno Steinway Grancoda), denota molta pazienza.
Come noto perché l'ho scritto spesso, Angelo Jasparro è sempre molto curioso di ascoltare i prodotti che acquisto e anche questa volta non dico che si sia precipitato a vedere il braccio e ad ascoltare l'effetto della sua introduzione nel mio impianto, ma si è dato un giorno di tempo. Montato il braccio il sabato, la domenica pomeriggio è venuto a casa e come solito mi ha chiesto uno dei suoi dischi di riferimento per le valutazioni delle modifiche nel mio impianto, ovvero Wish You Were Here dei Pink Floyd (io gli ho chiesto di aggiornarsi, ma lui mi dice che sono io ad avere pochi riferimenti che lui conosca bene). Messo il disco sul piatto e fatta partire la riproduzione, io stesso ho iniziato a percepire molte differenze rispetto alla riproduzione con il precedente braccio DP6. Il basso meglio modulato e più profondo, i piccoli suoni in gamma acuta più facilmente individuabili, ma soprattutto la chitarra di David Gilmour più corposa, più vera. Ho ovviamente atteso la fine del brano, ma poi Angelo mi ha confermato in toto le mie impressioni.
Che il DP8 dia maggior corpo a tutte le registrazioni è un dato di fatto, così come è un dato di fatto che il tracciamento e la riproposizione di tutte le frequenze appaiano ancora più precisi e che ogni genere musicale paia giovarsi del suo inserimento dell'impianto. Peraltro trovo che sia bellissimo; ricorda un'astronave. Ma questo non c'entra con la riproduzione audio.
OK, adesso concludo. All'estero, nell'unica recensione che ho trovato online, si adombra che questo braccio sia più o meno il migliore sul mercato. Non posso sbilanciarmi in tali termini perché come ho avuto occasione di scrivere altre volte, prima di poter dire una cosa simile, dovrei aver provato tutto (e ribadisco tutto) quel che viene prodotto. Una classifica all'interno dei soli prodotti provati vale quel che vale. Quel che è certo è che il DP8 rappresenti un importante miglioramento rispetto al già eccellente DP6 e che abbia una neutralità più spinta rispetto a certi altri prodotti di pari categoria; i suoi due competitor più prossimi sono uno più vellutato e l'altro più algido. In qualche modo un carattere forte da parte di un componente della catena, obbliga a contrapporgli un carattere diverso, per ottenere un risultato più equilibrato. A mio avviso non è un buon sistema di agire e preferisco utilizzare ciò che un carattere suo l'ha, ma il meno possibile (come già scrissi su Audiophile Sound, non avere un carattere per gli umani è un difetto, per gli apparecchi audio è un pregio). Quindi, piuttosto che cercare una testina dal suono morbido per stemperare una tendenza alla sottolineatura degli acuti da parte del braccio, o viceversa, preferisco cercare prodotti che mi evitino questa faticaccia.
E poi non bisogna mai dimenticare che i bracci Mørch hanno le canne sostituibili, da scegliere tra la lunghezza di 9 pollici, come nel mio caso, o 12 pollici, come da tradizione del marchio e di diversa massa per il miglior accoppiamento con la vostra testina; è un atout non da poco, di cui si deve tenere conto e che non tutti gli offrono.
Se pensate al cambio del vostro braccio attuale e il budget stanziato corrisponde (ricordo che il braccio, a listino, costa 4.350,00 €), al vostro posto, penserei seriamente a questo DP 8. Che ve ne pentiate, è evenienza che ritengo alquanto remota.
Domenico Pizzamiglio
Sito del produttore www.moerch.dk
Sito del distributore italiano www.audeus.it
Costo € 4.350,00 (con canna Precision 9 pollici o con canna da 12 pollici)