Neat Acoustics Iota
Neat Acoustics è un’azienda inglese da tempo distribuita in
Italia da Tuttaltruosuono di Milano. Neat Acoustics è apprezzata un po’ ovunque
per il non più convenzionale carico isobarico per le frequenze basse, un
sistema che permette anche in cabinet di ridotto volume una risposta in
frequenza verso il basso molto estesa e potente. Le Iota non usano il carico
isobarico in ragione delle ridotte dimensioni che non lo permettono, ma
utilizzano un eccellente tweeter a nastro sviluppato espressamente per la Neat,
come peraltro il piccolo woofer. La cassa ha dimensioni veramente esigue (13 x
20 x 16 cm). Il cabinet in MDF smorzato internamente è offerto in più colori,
tutti brillanti: bianco, nero, rosso, blu, verde e giallo. Per questa prova il
distributore mi ha offerto quelle di colore blu (Ultramarine Blue, come dice il
produttore). L’altoparlante per la gamma bassa ha un diametro di 10 cm ed è in
materiale plastico; il tweeter, come detto, è a nastro. La sensibilità
dichiarata è di 86 db, ma sembra essere minore, malgrado il funzionamento in
bass reflex del woofer. Il tubo del reflex è posto sul retro, ove si trovano
anche i morsetti, due soli e senza possibilità di bi-wiring. L’impedenza di
carico è 6 Ohm e la potenza massima sopportata è di 100 W, con un minimo di 25
W. La cassa è pesante e viaggia in un imballo piccolo ma con all’interno dei
preformati che le proteggono adeguatamente. Il costo è di 900 euro la coppia.
Il progetto di queste Iota prevede l’uso molto vicino alla parete o in libreria. E’ da dire che non sono concepite per ambienti grandi ed infatti durante la prova me le sono trasportate anche in ufficio, ove ho un piccolo impianto e che per dimensioni è più adeguato alle piccole Iota. Quanto al colore, le tinte accese rendono meno seriosa l’hi-end e in oggetto di dimensioni contenute come queste Iota provocano un’immediata simpatia. La tendenza sta prendendo piede ed in effetti guardando sulle pubblicazioni di settore, si può vedere come soprattutto per i prodotti creati per l’uso con i computer, il colore stia diventando una regola, più che un must com’era prima. Gli ospiti passati per casa hanno molto gradito quelle due piccole casse blu appoggiate sui ripiani della libreria.
L’impianto usato è quello già descritto nella prova delle Burmester B10, con l’aggiunta del Nad 2020 e del Marantz CD 97 Kis che uso in studio. In questo caso le Iota erano posizionate in libreria. L’ascolto avvenuto in casa ha comportato l’uso dei piedistalli BCD da 70 cm di altezza. Le casse, come da progetto, devono stare coricate, con gli altoparlanti affiancati sul piano orizzontale (lo suggerisce la posizione del logo). Non ci sono indicazioni sul posizionamento del tweeter: interno o esterno? Io ho preferito interno per una migliore focalizzazione degli strumenti nella scena.
Appena collegate, mi sono domandato chi avesse sostituito le mie Magneplanar con le Quad ESL 57. In effetti la restituzione della gamma media e alta da parte di queste Iota è pulita, delicata, di grana molto fine, estesa ma mai troppo spinta in alto. Un vantaggio per chi ascolta tanto la voce umana, come mi conferma il Vespro della Beata Vergine di Monteverdi diretto da Gardiner (Archiv) e la stessa partitura diretta da Junghenel su Deutsche Harmonia Mundi. Tutti gli strumenti hanno definizione notevole del loro timbro; i legni nella Quinta di Mahler diretta da Solti su Decca, il Quintetto con Pianoforte di Mozart su Decca, il sax di Coltrane in Blue Train o quello di Desmond in Jazz Impressions of Eurasia del Dave Brubeck Quartett. Ed il bello è che la mancanza di grana nel suono porta ad alzare costantemente il volume e le Neat reagiscono tranquillamente a queste iniezioni di potenza. L’unico limite di queste casse acustiche è la gamma bassa, come peraltro ci si può aspettare da due woofer da soli 10 cm di diametro montati in un cabinet tanto piccolo. Ovviamente il basso profondo è inesistente ed è presente la classica accentuazione della gamma medio-bassa che dà l’impressione di una maggior dimensione dei woofers. Ma è un escamotage che in questo caso non dà fastidio perché non va a sporcare la gamma bassa profonda che di fatto non c’è. Poggiate contro la parete di fondo – dieci centimetri da essa – le Iota suonano insospettabilmente grandi (certo non diventano le JBL, ma paiono certo più grandi di quel che sono); ho fatto il confronto con delle vecchie Teac acquistate una ventina d’anni fa e pur mantenendo la stessa posizione, non c’è storia: il basso delle Neat ha comunque una sua presenza e tutt’altra potenza (e pulizia). Ovviamente la musica rock o la sinfonica e comunque le grosse compagini orchestrali sono piuttosto difficili per le piccole Iota. Chi le sceglie lo sa già in partenza (mi sento tanto Monsieur de Lapalisse) e accetta quelle limitazioni in termini di “volume” in favore della qualità di quel timbro tanto suadente e convincente.
Della scena ho già detto all’inizio; per quanto riguarda l’ascolto a volumi più moderati, quelli da tarda sera, la qualità della gamma medio-alta resta e anche la quantità di particolari restituiti, mentre è il basso che necessita di essere spinto di più. Un prodotto mirato, sicuramente, nato non certo per l’uso su stand e lontano dalle pareti. Noto che molte casse acustiche nate recentemente prevedono l’uso non lontano dalle pareti: le case si fanno più piccole, lo spazio inizia a scarseggiare ma la sete di qualità rimane la stessa se non maggiore e le Neat Iota rispondono a queste nuove esigenze. 900 euro non sono pochi; il prodotto è tuttavia mirato e diretto a chi voglia una cassa acustica piccola, facile da gestire – le Iota suonano molto bene anche in libreria – e dal colore vivace per meglio inserirla in ambiente. E non è da considerare affatto secondaria la resa delle gamme media e acuta che, come detto, è di livello più che eccellente. |
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