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Messa da Requiem di Giuseppe Verdi
Auditorium di Milano
Orchestra Sinfonica e Coro Sinfonico di MIlano Giuseppe Verdi
​Direttore Jader Bignamini, Maestro del Coro Erina Gambarini

Soprano: Inva Mula, Mezzosoprano: Stefanie Irànyi, Tenore Azer Zada, Basso Kihwan Sim

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Nel riportare le nostre impressioni sui concerti ai quali assistiamo con sempre maggiore frequenza, dobbiamo tenere presente che ci stiamo rivolgendo a due tipi di pubblico che, non lo si direbbe, hanno spesso modi diversi di approcciarsi alla musica: gli appassionati di audio ed i melomani. Si tratta, infatti, di attribuire pesi diversi alle proprie passioni: i primi focalizzano gran parte delle loro attenzioni sugli apparecchi per la riproduzione della musica, mentre i secondi, appena possono, si alzano dalla poltrona e si precipitano in teatro ad ascoltare dal vivo.

Non mi dilungo in polemiche che non interesserebbero, in questa sede, gli interessati al concerto al quale abbiamo assistito ieri sera e veniamo al sodo.

Auditorium Mahler di Milano finalmente al gran completo, per una composizione molto famosa, eseguita per la prima volta nella sua storia nella Chiesa di San Marco a Milano, che ancora oggi ospita concerti. Il solo fatto che Brahms, al tempo, affermò che la composizione non potesse essere che opera di un genio, dovrebbe incuriosire anche coloro che non avessero mai approfondito l'ascolto del Requiem. Risulta interessante anche il confronto con l'altro celeberrimo Requiem, quello di Mozart. Solo il testo accomuna le due composizioni, che musicalmente sono davvero diverse tra loro. Più leggera quella di Mozart, più greve ed "operistica", se mi passate il termine, quella di Verdi. Le cifre stilistiche dei due compositori restano perfettamente riconoscibili anche in queste opere.

L'esecuzione è stata, a parere di chi scrive, entusiasmante. E mi permetto in questo frangente di ricordare a chi frequenta poco la musica dal vivo, che non c'è registrazione su disco, per quanto diretta e cantata alla perfezione, che può restituire l'emozione della rappresentazione dal vivo, con orchestra ed interpreti davanti a voi che suonano e cantano per voi, non per un microfono.

Il Maestro Bignamini, che abbiamo intervistato un paio di giorni fa, come riportato in questa pagina, ha trasmesso all'orchestra sensibilità, passione quasi religiosa ma, contemporaneamente, anche precisione nel rispetto assoluto dei tempi, che in brani come il Dies Irae e Tuba mirum, violenti e disperati, sono fondamentali. 
Percussioni ed ottoni andavano davvero all'unisono e la cosa è meno scontata di quel che sembri ad un ascoltatore distratto.

Anche il grande coro, per dimensioni e prestazione, ha lavorato molto bene, e solo in un paio di occasioni è parso entrare in lievissimo ritardo ma ricordiamo che quest'opera è piuttosto complessa da eseguire.

A proposito di complessità, non possiamo dimenticare le quattro voci soliste, che eseguono una partitura che mette a dura prova voci e capacità tecniche.
Nessun appunto ci sentiamo di muovere al quartetto, ma ci piace menzionare in modo particolare il lavoro della Mezzosoprano Stefanie Irànyi, per quantità e qualità.

Al termine del Requiem, gli applausi sono sembrati inarrestabili per svariati minuti ed i commenti all'uscita del teatro erano tutti estremamente positivi.

Ringraziamo tutti i protagonisti di questo concerto che, per una sera, ci hanno reso la vita migliore.


Angelo Jasparro 
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