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Technics SL-1000R
Ci sono almeno due marchi incredibilmente divisivi nell'audio italiano, ed uno di questi è Technics. E "non si capisce il motivo", parafrasando Paolo Conte.
Quando ho preannunciato sui social la recensione di questo giradischi, che come sapete è il modello di punta di Technics, è successo di tutto. Si andava da chi si strappava i capelli dalla gioia, definendolo "il miglior giradischi del mondo", a quelli che si disperavano per il mio "incauto acquisto", non avendo capito che mi era solamente giunto in prova. Per principio, diffido sempre degli estremismi, e non solo in questo caso. Tanti anni d'esperienza mi hanno insegnato che se non esistono prodotti perfetti, non esistono neanche quelli davvero sbagliati, salvo casi rarissimi (me n'è capitato uno solo i oltre 20 anni di prove). Quando poi si tratta di un produttore che è tra le multinazionali di elettronica più famose al mondo, le critiche smodate risultano ancor meno credibili. Che Panasonic sbagli un prodotto e non riesca a correggerne eventuali errori in oltre 40 anni (il primo SL 1000 è infatti del 1978), è francamente poco plausibile. Dopo la prova, più che soddisfacente, del modello inferiore SL1200G, la curiosità di avere in casa il 1000R era decisamente forte. Sto diventando vecchio e l'entusiasmo di una volta verso gli ascolti degli apparecchi scema sempre di più. Si chiama "assuefazione" e per combatterla tocca chiedere in prova (o accettare) solo apparecchi che per qualche motivo incuriosiscono in modo particolare. Il che non significa per forza molto costosi. A volte, anzi, accade proprio il contrario. In questo caso, invece, abbiamo un giradischi che si colloca decisamente nella fascia alta del mercato: 19.000 euro. Vediamo di capire cos'ha questo giradischi di speciale, rispetto alla concorrenza ma anche ai modelli inferiori della stessa Technics. Intanto il peso: 40,2 kg di pura sostanza. Qui non abbiamo gli esercizi di stile, più o meno kitsch (non è una critica, che a me personalmente piacciono i giradischi "tamarri") di altri marchi, bensì una semplicissima - per modo di dire - base rigida su 4 piedi, un sottile piatto ed un braccio che, a prima vista, appare uguale a quello dei fratelli minori. E dunque, tutto questo peso da dove salta fuori? Dal grosso motore impiegato per la trazione diretta e da un cabinet in alluminio rivestito internamente di materiali smorzanti, rigido e sordo. Il piatto invece pesa 8 kg ed è formato da 3 materiali diversi, al fine di evitare risonanze fastidiose durante la riproduzione dei dischi. C'è molto di più da raccontare, e lo lasciamo fare direttamente a Technics sul suo sito, dove trovate le spiegazioni che vi interessano. Ci limitiamo a parlarvi della sensazione di estrema solidità del tutto, e della bella unità esterna di regolazione della velocità, con display digitale escludibile. Tutto comodo, veloce e sicuro. Nessuna difficoltà, nessuna complicata taratura, che tanto spaventa i più accaniti detrattori del vinile. Una volta montata e dimata la testina, che è operazione decisamente veloce, si passa a regolare il VTA tramite una grossa ghiera alla base del braccio, si fa il peso e si imposta l'antiskating sullo stesso valore. Al controllo della bilancina, il peso è risultato quasi perfetto anche con la sole regolazione "a vista". Non resta che premere il grosso tasto sulla sinistra della base, e con un deciso "clack" il piatto raggiunge la sua velocità in men che non si dica. Esiste, come in uso in casa Technics, la possibilità di variare a velocità con un tasto: 33, 45 e 78 giri, che può essere modificata a piacere sul voluminoso e pesante alimentatore separato, che vedete qui sotto, e che funge anche da interruttore di alimentazione del giradischi. L'impianto di riferimento nel quale è stato inserito l'SL-1000 è il seguente:
giradischi Basis 2001, braccio Graham 2.2, testina Lyra Kleos, pre phono: Einstein "The Turntable's Choice" bilanciato, lettore CD/SACD Yamaha CD-S3000, lettore multimediale: Oppo 105 D, amplificatore integrato: Audionet Humboldt, diffusori: JBL 4350B, subwoofer Velodyne SPL-1200, cavi di segnale: Transparent Super XLR, Duelund in argento RCA, cavi di potenza: MIT Magnum MA, Vovox Initio, cavi di alimentazione: MIT Shotgun AC 1, Black Noise Pearl ed altri auto-costruiti, distributore di rete: Lector Edison 230/8, filtro di rete: Black Noise 2500. Veniamo subito alle note d'ascolto, che tirare in lungo le cose non mi è mai piaciuto.
"Dances Anciennes de Hongrie" - Renè Clemencic (Harmonia Mundi) è un bellissimo disco che ci riporta in pieno alle atmosfere del '600, rese perfettamente dall'esecuzione incisa in questi solchi. Il Technics è fulmineo nei transienti, senza perdere mai in naturalezza di riproduzione. Ogni strumento è scandito a dovere e le sua armoniche persistono nell'ambiente, senza subire riduzioni nei tempi di decadimento. La riproduzione spaziale in profondità è superba. Nel tutto, si coglie un senso di relax che non fa pensare al tipo di tecnologia utilizzata per far girare il piatto. Arvo Pärt, il famoso autore estone, col suo "Tabula Rasa" (ECM), ci permette di ascoltare un pianoforte che è perfetto nelle note lunghe. Nessuna oscillazione di velocità e quindi estrema precisione nella tenuta di ogni nota, che sbuca dal silenzio più assoluto; cosa non scontata con un giradischi, e meno ancora con un trazione diretta o puleggia. Il sovrapporsi del violino non sporca il segnale, che resta ben distinto, seppure ottimamente amalgamato. Difficile descrivere questa sensazione, che solitamente troviamo nel suono dal vivo. La dinamica non è mai forzata, "strappata", come a volte succede. Le vibrazioni delle note più gravi del pianoforte evocano l'immagine fisica delle corde in movimento nella loro cassa armonica. Il ritmo scandito dagli archi nel brano "Tabula Rasa" è preciso e coinvolgente, sebbene non vi siano percussioni. In questo disco, dove i "pianissimo" si susseguono con frequenza, si nota particolarmente la silenziosità di rotazione del piatto. In "Shangri-La" di Mark Knopfler (Warner Bros), spicca subito la voce del chitarrista, subito accompagnata da un basso elettrico pulito e profondo, come il digitale Red Book ci ha disabituato a sentire, e che invece mi ricorda ciò che ascolto in sala prove, quando suono. Le note tenute, siano esse di basso o di chitarra, sono di una precisione tremenda. Tutti gli strumenti sono ottimamente scanditi e niente sembra andare perduto durante le esecuzioni. A proposito di suoni percussivi, passo a "Drum 'n' Voice Vol. 3" di Billy Cobham. Il volume sale immediatamente ai livelli elevatissimi permessi dalle grosse JBL e nessun feedback proviene dal giradischi, che pure è stato messo a circa 1 metro dai woofer, per ragioni logistiche (N.d.R: pigrizia e peso della macchina). I rim shot sul rullante hanno la cattiveria che molti batteristi possono solo invidiare, e che traspare benissimo da questa registrazione (e riproduzione). Dinamica e tenuta del ritmo sono inappuntabili e l'orecchio le percepisce, col risultato di chiedere sempre più musica. I colpi con la doppia grancassa si possono contare con la massima precisione, sebbene siano sotto a tutti gli altri strumenti. E dalla grancassa ai piatti, è tutto così chiaro che si potrebbe tranquillamente ricavare la partitura e scriverla. Questo giradischi è una macchina dalla precisione assoluta, in grado di conciliare i pregi di analogico e digitale, ma senza i rispettivi difetti. Restiamo nel Jazz, anche se diverso, col disco "Art Blakey's Jazz Messengers with Thelonious Monk" (4 Men Beards). A parte il solito problema dell'epoca, quando il pan pot esasperato sembrava obbligatorio e tutti smanettavano a più non posso, piazzando gli strumenti nei diffusori, il timbro di batteria, piano, sax tenore, tromba e basso è credibile e se non fosse per la dinamica un po' limitata dai mezzi di registrazione dell'epoca, saremmo davanti ad una prestazione superba. La capacità di tracciamento di questo braccio, sino alla parte più interna del solco, è strepitosa, come strepitoso è il silenzio (mi ripeto, lo so, ma è la prima volta che mi capita un giradischi a trazione diretta con questa caratteristica). La correttezza della velocità è scontata, data la tecnologia impiegata per realizzare questa macchina da musica, ma moto meno scontata è l'assoluta assenza di risonanze, siano esse dovute alla rotazione del motore, o alla fattura del piatto. Un po' di classica con Chopin, "10 Mazurkas - Prelude Op. 45, Ballade Op. 23, Scherzo Op. 31" suonate da Arturo Benedetti Michelangeli (DGG). Ancora una volta mi soffermo su una caratteristica indiscutibile: la qualità delle note lunghe, che pochi giradischi a cinghia riescono a garantire nello stesso modo. Per contro, nessuno "strappo" sugli attacchi delle note, neanche i più violenti. E questa è cosa non comune nei giradischi mossi con sistemi che accoppiano direttamente motore e piatto. E ancora una volta, zero risonanze in gamma media, nessuna nota sovrasta le altre. Solo musica, l'anima di Benedetti Michelangeli e null'altro tra l'impianto e chi scrive. La qual cosa, sebbene possa apparire logica, non è per nulla scontata. Il "Messiah" di Haendel/Mozart, diretto da Sir Charles Mackerras (RCA Victor) è un ottimo esempio di riproduzione rispettosa degli spazi tra i gruppi di strumenti. Ottime sono anche la profondità e la larghezza della scena sonora. Le voci soliste si stagliano precise nello spazio con dinamica inappuntabile ed escono dal coro di accompagnamento con la giusta intensità, come accade dal vivo. E lo dico da reduce di un ottimo "Stabat Mater" rossiniano, dal vivo in una Chiesa milanese. E' ora di tirare le somme di un paio di settimane di intensi ascolti di questa fantastica macchina che riesce ad unire la sensazione di uno strumento robusto ed affidabile, con la grazia di una riproduzione ad altissima fedeltà. Con dischi in buone condizioni di registrazione e di manutenzione, si può godere di una riproduzione al di sopra di ogni critica. Silenzio, precisione e correttezza timbrica sono le caratteristiche che ogni apparecchio audio dovrebbe avere, ma che pochissimi hanno. Che tipo di suono ha? Direi molto neutro, con un timbro forse appena spostato in alto rispetto al mio riferimento. O forse è solo un'impercettibile maggior precisione in basso che lo fa presumere. Spaccare il capello in quattro non è proprio il mio mestiere, abbiate pazienza. Con tutta la buona volontà, non ho trovato difetti in questo SL-1000R. Se vi interessa e potete permettervelo, sappiate che la distribuzione di Panasonic Italia è piuttosto capillare, quindi non dovreste avere difficoltà ad ascoltarlo in negozi non troppo lontani da casa vostra. Se non potete permettervelo, magari ascoltatelo lo stesso, così sapete cosa può ancora dare il sistema di riproduzione analogico. Una parola sul sistema di trazione: vedo in giro tifoserie che prendono in considerazione solo trazione diretta, cinghia o puleggia. Un consiglio: lasciate perdere cosa c'è sotto al piatto ed usate le vostre orecchie. Un buon giradischi, lo è a prescindere dalla tecnica di realizzazione. Che poi, se vogliamo, è un discorso che vale anche per tutti gli altri componenti dell'impianto hi-fi. Ascoltate sempre, senza pregiudizi. Il migliore del mondo? Boh, non ho mica ascoltato tutti i giradischi del mondo. Però va molto, molto bene. E se penso che coi 19.000 euro che vi chiedono per questa macchina, ci si compra un lettore digitale di livello medio, considerate le fasce di mercato odierne, c'è da ragionarci su. Angelo Jasparro Produttore: Technics Prezzo ad Aprile 2022: euro 19.000,00 |