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Cosa significa registrare?
Parte terza
Segue dalla seconda parte
3. La registrazione in doppio binaurale 3D e la fusione degli spazi sonori.
Così come posso “ricollocare” in ambiente con il sistema AVS un punto sonoro riprodotto variando anche solo di un cm un solo canale dei quattro (ovvero ridimensiono il campo sonoro), così si possono ottenere lavorando bene registrazioni a due canali che contengono due “immagini” coerenti del medesimo spazio sonoro che riprodotte in stereo (sempre lineare...) sono in grado di portare il cervello a ricreare uno strumento in 3D realistico di fronte a noi per “fusione di spazi sonori”. Senza “effetti speciali” dunque che poi risultano finti e fastidiosi alla lunga, più con una sorta di tecnica “olografica” che propone due prospettive differenti e credibili contemporaneamente che il cervello (come accade più potentemente e a 360° con il sistema AVS in riproduzione) fonde in una nuova struttura (si direbbe “Gestalt” in psicologia della percezione) ancora più credibile delle due prese separatamente. Come se venissero proposte due immagini di un soggetto, una presa di fronte, l'altra di lato, e poi fossimo in certe circostanze in grado di creare un ologramma 3D con tali informazioni. Il problema sono le “certe circostanze”, che sono certe in due sensi. Ne senso di alcuni parametri e che sono certamente questi. I parametri necessari ma non sufficienti per una riproduzione in stereo 3D di tali registrazioni sono come già accennato una risposta in frequenza molto lineare, una dinamica di almeno 100 dB a 1m (un poco meno in gamma bassa sfruttando gli angoli di un ambiente), una dispersione orizzontale della gamma medioacuta da “monitor”, ovvero non elevata (diffusore direttivo), orientare i diffusori verso il punto di ascolto idealmente al vertice di un triangolo equilatero di circa 4 m. Poi vi è il parametro di quella che riassumendo potremmo definire “dinamica istantanea”, ovvero la capacità del sistema di seguire i transienti in modo “pulito”. Qui c'entrano molto la capacità di smorzamento del mobile dei diffusori, soprattutto microvibrazioni in gamma media, la “velocità” del sistema di amplificazione, la trasparenza dei cavi che devono focalizzare l'immagine in modo perfetto, senza “aloni” tipo “soft focus” tipici di molti cavi hi-end che sembrano così ampliare la scena acustica per un effetto “flou”. Poi vi è il controllo della conversione D/A, che deve essere immune da problemi di jitter che ho riscontrato essere diffusissimi, soprattutto se si ha la possibilità di avere sotto controllo tutta la catena A/D e D/A, compresa la memorizzazione del segnale. Un clock stabilissimo sembra fondamentale per il focus dell'immagine, in questo caso essenziale. Creato il sistema stereo correttamente tarato nello spazio (dove mettere i diffusori e a che altezza), come orientarli – perfettamente verso il punto di ascolto al vertice del triangolo equilatero di circa 4m – allineare verticalmente il punto di ascolto a quello dei diffusori, posto a circa 115cm da terra per la gamma medioacuta, ecco che si accede con le registrazioni AVS ad un campo sonoro direi “onirico”, quasi iperrealista che permette di seguire nello spazio virtuale qualsiasi dettaglio sonoro cui decidiamo di prestare attenzione. Già questo è eccitante.... come se un fotografo potesse osservare una foto dai bordi più estremi al centro constatando la medesima nitidezza e plasticità dell'immagine. Poi però, forse a seconda della sensibilità profonda personale, emergono spontaneamente dei momenti di meraviglia, di bellezza, come perle di suono dorate che si librano nello spazio terso. Anche se son distratto da qualche pensiero, pure mentre scrivo questo testo, se il sistema va in sottofondo (anche non a volumi realistici, ma più bassi), talvolta vengo catturato da questi momenti di bellezza sonora, mi rapiscono dal contesto di pensiero ed azione in cui sono immerso e mi portano altrove. Credo che questo sia l'essenziale dell'Arte: spostare il soggetto da un campo ad un altro, da un assetto mentale ad un altro, più bello. Su questo “più bello” vi sarebbe da scrivere un trattato di estetica o di filosofia. Qui mi limiterò a suggerire che l'accesso a tale stato di meraviglia ha a che fare con l'aumento della capacità di “computazione” del cervello che, secondo me si “eccita” perché riconosce dei pattern, delle strutture originali che ricombinandosi producono arabeschi formali meravigliosi. Tra queste vi metterei anche l'accordatura a 432 Hz, che prevede dunque che tutti i do siano potenze di due. I fenomeni naturali vengono normalmente descritti con formule con logaritmo in base due perché “funziona bene” e direi perché la natura ha un funzionamento duale. Credo che quando Verdi proponeva l'accordatura “per motivi matematici” a 432 Hz si riferisse a questo. In tali registrazioni, questa bellezza, oltre ad avere a che fare con una cura dell'estetica dello spazio sonoro, ovvero come e dove “vanno” i suoni durante l'esecuzione, ha direttamente a che fare con la trasparenza e la microinformazione. Questi due parametri vengono purtroppo spesso trascurati perché in fase di registrazione in particolare multimicrofonica, lo “spazio” sonoro viene ricreato artificialmente dopo e per “amalgamare” le varie prese si utilizzano dei plug-in di ambienza (tipico il Valhalla, ho provato anche quelli Shoeps creati per i microfoni Shoeps che uso), che impastano con una bruma sonora artificiale e “non spaziale” tutte le micro-riflessioni e microinformazioni. Voi pensate che sia il riverbero della sala, in realtà è solo foschia sonora informe: con il M° Sacchi (arpa) che compone anche musica “elettronica” ed ama questi plug-in di effetti, ogni qualvolta mi proponeva qualche effetto d'ambienza, anche al minimo, appena ascoltavamo con lo stereo ben tarato con le Neumann io la guardavo e dicevo: “plastica”.... E debbo dire che poi anche lei conveniva, pur sostenendo che con il computer si sentiva “bene” col Valhalla.... Si, appunto, con gli altoparlanti interni del computer che la dinamica non sanno cosa sia... Sul sito andreavonsalis.eu trovate dei download quali esempi. Con le rec. AVS nulla viene modificato ma solo “riallineate” le due immagini sonore coerenti. Il dettaglio presente è reale e l”'orecchio” se ne accorge subito e lo trova naturale, dunque non “impressionante”. Impressionante invece è secondo me la differenza tra altre rec. e queste se si ha l'accortezza di abituarsi ad un ascolto con la rotella del volume più ruotata del solito verso l'alto perché il fattore di cresta delle onde (dinamica) è molto più elevato della norma, dai 6-10 dB in più ma per brevissimi istanti perché non uso mai il limiter. Vi sono quindi picchi velocissimi (in particolare con arpa e pianoforte) che nell'ambito del micro consentono di seguire la soffice morbidezza dorata del decadere di taluni suoni dell'arpa o del piano. La sofficità è parente della trasparenza, non della imprecisione sfocante. Se abituate per qualche ora il vostro “orecchio” ad ascoltare così, quando tornerete ad altro la presenza di “filtri” di vario tipo diverrà evidente e fastidiosa anche se tutto sembra suonare più forte e più “flou” nello spazio. Frequenza di campionamento, altro capitolo “controverso”. Nelle mie rec. ho deciso dopo mesi di ascolti live vs riprodotto, che con il mio sistema il meglio lo ottengo a 48/32 bit float. A 96K il suono diviene troppo iperdefinito, mentre a 48-32 sento tutto e con una trasparenza vera. A 96K il dettaglio è “impressionante” ma non naturale, mentre a 48-32 mi pare perfetto. Poi il calcolo del campionamento a 32 float mi piace di più con i suoi oltre 700 dB di dinamica oltre lo 0 dB e teorici altri 700 circa sotto il -140 dB. Non so esattamente cosa sia che fa suonare “dorato” il suono a 48-32 float mentre se lo porto a 48-24 bit per internet (o per un DVD Blue ray) si percepisce una “argentatura” del suono. Non so perché ma è così. Chi prenderà la chiavetta clone master potrà verificare la differenza di persona, perché vi saranno le tracce originali e quelle a 48-24, perché alcuni player non leggono il 48-32. Per curiosità metterò on line anche la versione CD a 44.1/16. E qui la differenza è chiara soprattutto ai bassi livelli. 4. Spazio o ambiente? Michelangeli mi dicono volesse sentire nella registrazione (sempre inadeguata...) il suono del pianoforte, non il suono dell'ambiente. Se fosse vero, e lo penso visto il tipo di presa microfonica che si vede nei meravigliosi filmati in B/N, voleva sentire il suono del pianoforte nello spazio, non nell'ambiente. Questa è la filosofia che perseguo: desidero che si oda lo strumento nitido in uno spazio 3D di dimensioni indefinte e al decadere dei suoni non siano le riflessioni ambientali a prevalere, ma le risonanze proprie dello strumento. La magia del lento decadere del risuonare delle corde e della tavola armonica, fino al limite dell'udibile: per me ipnotico, co-involgente. 5. Due commenti riguardo l'ascolto eseguito con il sistema di A. Jasparro. Il sistema audio di Angelo è senza dubbio eccezionale per dinamica, SPL massimo, linearità in ambiente tranne qualche piccolo buco in gamma bassa, tipico e poco rilevante. Ho sentito per esempio una differenza più grande che da me con le O120 Neumann (minidiffusori...) tra i due pianoforti, ove lo Steinway D emetteva una quantità di suono decisamente superiore al mio Stein A. Con l'arpa le differenze tra le piccole Neumann e le gigantesche JBL + subwoofer pilotate da un integrato fantastico sono ancora più evidenti. La dinamica dell'arpa, che sembra minore di quella dei pianoforti, mette invece in crisi quasi tutti i sistemi per l'addensarsi di armoniche in gamma mediobassa. Se la risoluzione e la dinamica non sono eccezionali l'arpa si affloscia: qui diviene potente e ricca di sfumature. Risultato eccezionale. Nondimeno, per la filosofia d'installazione dei diffusori che sono allineati alla parete di fondo e non orientati verso il punto di ascolto e per il punto di ascolto piuttosto lontano, l'angolo che si crea tra i due diffusori e il punto di ascolto direi si attesta intorno ai 30°, molto meno dei 60° necessari per la ricostruzione 3D da realtà virtuale. Poi vi è il fatto che da Angelo le riflessioni delle pareti laterali e del soffitto sono piuttosto marcate nel punto di ascolto e anch'esse non consentono la ricreazione in 3D degli strumenti delle mie registrazioni come fossero reali, ma certo la profondità, i differenti piani sonori, le singole note che si librano nello spazio vi sono eccome. In termini di dettaglio, dinamica, varietà di colori rimane per me eccellente e totalmente godibile. Un accadimento mi consente di spiegare cosa manca. Oggi è venuto un signore per un ascolto delle chiavette e sistema AVS stereo. Sedutosi nel hot point da dove si vede il pianoforte (e le Neumann) come da foto dopo un minuto circa dall'avvio del brano di Scarlatti si alza per guardare dentro il pianoforte non credendo possibile fosse il sistema audio. Ma questo per me ormai è standard. La novità è che mi conferma più volte che “vede” i martelletti muoversi se guarda con la coda dell'occhio. Spiegazione semplice: il soggetto ha pienamente “agganciato” l'ascolto transizionale e il “cervello sognante” adegua il campo di eventi all'esperienza “percepita”, correlando una immagine visiva coerente con l'esperienza uditiva: i martelletti colpiscono le corde! Ora lascerei la parola ad Angelo per l'articolazione della sua esperienza. Andrea von Salis Per info: [email protected] Per download: www.andreavonsalis.eu Youtube: canale AVS Research Ringrazio Andrea von Salis, che ha voluto "regalare" ad Audio-activity e ai suoi lettori questo interessantissimo articolo. Dopo i preascolti che vi sono stati descritti in queste righe, attendo gli esemplari definitivi delle registrazioni per parlarvene più diffusamente. A presto, quindi. Angelo Jasparro vai alla prima parte |