Bryston BP17³
Signore e signori, un evento nel piccolo mondo dell’alta fedeltà: un nuovo preamplificatore Bryston! In effetti, questa categoria di elettroniche sembra la meno seguita dal costruttore canadese, rispetto al resto della produzione di elettroniche.
Comprensibile, visto che le sorgenti digitali richiedono un impegno costante, a causa delle tecnologie in continuo sviluppo. Negli ultimi tempi Bryston ha persino lanciato un proprio giradischi, che tra l’altro è prodotto in Italia.
Senza sosta è stato anche il susseguirsi delle nuove generazioni di amplificatori finali, arrivati alla serie definita “Cubed”, che abbiamo provato nelle versioni 28B e 7B.
Da tempo quindi si aspettava una nuova generazione di preamplificatori, fermi ormai da anni ai modelli BP6, BP17 e BP26. Nel tempo, è stato chiesto più volte ai rappresentanti dell’azienda se fossero in programma dei preamplificatori nuovi, e la risposta era sempre la stessa” solo quando riterremo che il nuovo modello suonerà meglio degli attuali”.
Comprensibile, visto che le sorgenti digitali richiedono un impegno costante, a causa delle tecnologie in continuo sviluppo. Negli ultimi tempi Bryston ha persino lanciato un proprio giradischi, che tra l’altro è prodotto in Italia.
Senza sosta è stato anche il susseguirsi delle nuove generazioni di amplificatori finali, arrivati alla serie definita “Cubed”, che abbiamo provato nelle versioni 28B e 7B.
Da tempo quindi si aspettava una nuova generazione di preamplificatori, fermi ormai da anni ai modelli BP6, BP17 e BP26. Nel tempo, è stato chiesto più volte ai rappresentanti dell’azienda se fossero in programma dei preamplificatori nuovi, e la risposta era sempre la stessa” solo quando riterremo che il nuovo modello suonerà meglio degli attuali”.

Come sapete ormai, dopo anni che mi seguite, sono un estimatore del marchio canadese da svariati anni, grazie alla neutralità del suono delle sue elettroniche, qualità che cerco inderogabilmente negli impianti che amo ascoltare, a partire dal mio.
Potete quindi immaginare che ricevere un comunicato stampa dal Canada con l’annuncio della messa in commercio di un nuovo preamplificatore ed il mandare una mail al distributore chiedendolo in prova, è stata una cosa sola.
Essendoci state di mezzo le ferie estive, alcune fiere, e vari impegni anche da parte di chi scrive, c’è voluto un po’ di tempo ma alla fine il BP 17³ è arrivato a casa mia ed è stato subito sballato, per poter procedere ad un congruo rodaggio.
Descriviamolo brevemente: estetica semplice e lineare, come nelle caratteristiche di Bryston, versatilità più che buona per un preamplificatore per uso solo audio stereo. Il pannello frontale, di spesso alluminio nero o grigio, di può avere in due diverse larghezze, come per i finali: 43 (quella standard) o 48 cm. Il pannello riporta le serigrafie già predisposte per le due opzioni principali: il convertitore D/A interno e lo stadio Phono MM, anch’esso interno.
Il nostro esemplare non era dotato di alcuna opzione, quindi leggiamo il pannello da sinistra a destra, che prevede 2 ingressi analogici bilanciati, 4 sbilanciati, più un ingresso REC per l’eventuale registratore. Sotto questa fila orizzontale di tasti rotondi in metallo, l’uscita cuffia, per inciso in grado di pilotare con abbastanza energia la mia vecchia AKG da 600 Ohm di impedenza.
Seguono i due tasti per il bilanciamento e la grossa manopola del volume, elegantemente smussata sul bordo, così com’è smussato tutto il pannello frontale. Alla destra della manopola, i tasti Mute, Bypass (per programmare, tramite telecomando, un ingresso non asservito al volume, in caso di impiego in impianti HT) e Power.
Sul retro troviamo le 4 uscite, delle quali 2 bilanciate, gli ingressi analogici, 2 digitali S/PDIF e 2 TosLink. Restano poi i controlli trigger esterni e la classica vaschetta IEC. Non manca il connettore di massa per il giradischi. L’apparecchio poggia su 4 solidi piedini.
L’interno, come vedete dalle foto, è estremamente ben ingegnerizzato, zero fili volanti e realizzazione a componenti discreti, molti dei quali SMD.
Il bel telecomando è normalmente venduto a parte ma il distributore italiano ha saggiamente pensato ad una promozione, che prevede vi sia fornito compreso nel prezzo. Non sappiamo per quanto tempo durerà, accertatevene al momento dell’acquisto.
Potete quindi immaginare che ricevere un comunicato stampa dal Canada con l’annuncio della messa in commercio di un nuovo preamplificatore ed il mandare una mail al distributore chiedendolo in prova, è stata una cosa sola.
Essendoci state di mezzo le ferie estive, alcune fiere, e vari impegni anche da parte di chi scrive, c’è voluto un po’ di tempo ma alla fine il BP 17³ è arrivato a casa mia ed è stato subito sballato, per poter procedere ad un congruo rodaggio.
Descriviamolo brevemente: estetica semplice e lineare, come nelle caratteristiche di Bryston, versatilità più che buona per un preamplificatore per uso solo audio stereo. Il pannello frontale, di spesso alluminio nero o grigio, di può avere in due diverse larghezze, come per i finali: 43 (quella standard) o 48 cm. Il pannello riporta le serigrafie già predisposte per le due opzioni principali: il convertitore D/A interno e lo stadio Phono MM, anch’esso interno.
Il nostro esemplare non era dotato di alcuna opzione, quindi leggiamo il pannello da sinistra a destra, che prevede 2 ingressi analogici bilanciati, 4 sbilanciati, più un ingresso REC per l’eventuale registratore. Sotto questa fila orizzontale di tasti rotondi in metallo, l’uscita cuffia, per inciso in grado di pilotare con abbastanza energia la mia vecchia AKG da 600 Ohm di impedenza.
Seguono i due tasti per il bilanciamento e la grossa manopola del volume, elegantemente smussata sul bordo, così com’è smussato tutto il pannello frontale. Alla destra della manopola, i tasti Mute, Bypass (per programmare, tramite telecomando, un ingresso non asservito al volume, in caso di impiego in impianti HT) e Power.
Sul retro troviamo le 4 uscite, delle quali 2 bilanciate, gli ingressi analogici, 2 digitali S/PDIF e 2 TosLink. Restano poi i controlli trigger esterni e la classica vaschetta IEC. Non manca il connettore di massa per il giradischi. L’apparecchio poggia su 4 solidi piedini.
L’interno, come vedete dalle foto, è estremamente ben ingegnerizzato, zero fili volanti e realizzazione a componenti discreti, molti dei quali SMD.
Il bel telecomando è normalmente venduto a parte ma il distributore italiano ha saggiamente pensato ad una promozione, che prevede vi sia fornito compreso nel prezzo. Non sappiamo per quanto tempo durerà, accertatevene al momento dell’acquisto.

Il preamplificatore Bryston BP17³ è stato ascoltato nel seguente impianto:
giradischi Basis 2001, braccio Graham 2.2, testina Lyra Kleos, pre phono: Einstein "The Turntable's Choice" bilanciato, lettore CD/SACD Yamaha CD-S3000, lettore multimediale: Oppo 105 D, preamplificatore: MBL 4006, finali: Bryston 7B³, diffusori: JBL 4350B, subwoofer Velodyne SPL-1200, cavi di segnale: MIT Oracle MA-X Proline, MIT Shotgun S2 RCA, Transparent Super XLR, Transparent Super RCA, cavo phono Cammino PH B 2.2 Ref XLR, cavi di potenza: MIT Magnum MA, Vovox Initio, cavo USB MIT SL-Matrix USB, cavi di alimentazione: MIT Shotgun AC 1, Black Noise Pearl ed altri auto-costruiti, distributore di rete: Lector Edison 230/8, filtro di rete: Black Noise 2500.
Inizio subito con un CD di Paolo Conte: “Snob”. La prima impressione è quella di ascoltare cose leggermente diverse dal solito. I cori appaiono meglio definiti e la voce più chiara, ed alcune consonanti pronunciate dal cantautore astigiano sembrano più corrette.
Persino alcuni strumenti, che apparivano nascosti nell’arrangiamento, spiccano con un filo di maggior chiarezza dal tappeto musicale, preannunciando una prova interessante.
“The Best of Inti Illimani” (CGD), rivela un modo di porgere la musica piuttosto personale, da parte del pre canadese. C’è un tocco di dolcezza aggiunta, con una gamma acuta estesa, luminosa, ma non molto concreta. C’è un filo di cattiveria meno, rispetto al mio preamplificatore di riferimento ma anche una sensazione di un quasi maggiore approfondimento della trama musicale. Difficile esprimere a parole certe differenze, che non connotano necessariamente una maggiore o minore qualità rispetto al riferimento.
In ogni caso, si nota un bel silenzio tra gli strumenti, che risultano così liberi di esprimersi al meglio nelle loro caratteristiche timbriche.
“Across the Borderline” di Willie Nelson (Columbia) evidenzia un basso ben frenato, a fronte di una gamma media appena arretrata, ma dolce e carica dei colori della musica. “Don’t Give Up”, cantata in duetto con Sinéad O’Connor è un piacere per le orecchie e per l’anima, tanto che, verso la fine del brano, sono costretto ad alzarmi (non mi è stato inviato il telecomando!), alzare il volume e far ripartire il brano dall’inizio, per godermelo ancora meglio.
Cambio genere e passo alla Rapsodia in Blue di Gershwin (Decca) diretta da Previn. Il timbro del pianoforte è ancora una volta leggermente virato sul dolce, e ricorda un ascolto da teatro con un’acustica assorbente. Come conseguenza di ciò, anche la gamma acuta non risulta in alcun caso fastidiosa o pungente; questa caratteristica potrebbe giungere ad opportuna compensazione del suono di alcuni diffusori moderni, spesso virato ad un’eccessiva esaltazione delle frequenze superiori. Il basso è sempre sotto stretto controllo, ed al contempo potente e preciso, col vantaggio di non essere mai preponderante sulla gamma media, libera di esprimersi appieno.
Nell’insieme, un ascolto che farebbe felici molti estimatori del suono delle valvole, risparmiando loro gli impazzimenti dovuti a tube rolling, regolazione del bias, valvole microfoniche, e via discorrendo …
Possiamo ascoltare questo Bryston per ore, senza mai affaticare le orecchie, anche a pressioni sonore piuttosto elevate.
La dinamica c’è ma forse manca quel quid che, quando serve, vi fa saltare sul divano.
Dallo stesso CD ascolto anche il meraviglioso “Piano Concerto”. Mi concentro sulla corretta disposizione degli strumenti nel palcoscenico virtuale, rappresentato con buona profondità ed abbondante larghezza. Tutto in regola, anche da questo punto di vista. Mi sto godendo la musica, tanto che non mi accorgo di aver superato da un bel po’ l’orario di cena e sospendo malvolentieri gli ascolti.
Un po’ di Jazz con “Ah Um” di Charles Mingus (SACD Columbia). Bella la sensazione di suono coeso, mentre i 7 elementi della band volano tutti insieme sugli spartiti, verso vette musicali altissime. Tutto sembra essere stato ripreso dal tecnico di registrazione ad un paio di metri di distanza rispetto alla prospettiva che mi è familiare, e stabilire da che parte stia la ragione è arduo. Mi limito a riportare le differenze, lasciando a chi mi legge l’eventuale curiosità di provare questo Bryston e confrontarlo alla proprio preamplificazione di riferimento.
Vi anticipo che avrete da divertirvi e non sarà tempo perso.
Non c’è bisogno di assistere ogni volta a racconti di apparizioni mistiche, per trovare interessanti le prove degli apparecchi. Ed è proprio coi preamplificatori che si possono evincere differenze sostanziali nell’interpretazione delle vostre registrazioni preferite, anche tra macchine della stessa fascia di prezzo.
Intanto che scrivo i miei appunti, dal diffusore destro esce un sax da brividi, accompagnato dal contrabbasso di Mingus, che ne esplora il manico per l’intera lunghezza.
Gianluigi Trovesi Nonet “Round About a Midsummer’s Dream (ENJA): bellissimi tamburi e tamburelli, appena arretrati i piattini e le percussioni alle frequenze superiori, che però mantengono quasi intatta la loro matericità.
Velocità, precisione e dinamica non mancano, e quando serve il Bryston sa tirare fuori le unghie senza difficoltà.
E’ il momento delle conclusioni, per questo Bryston che non suona come un Bryston. Come suona di solito un Bryston? Premesso che ho avuto per qualche anno il preamplificatore BP25 ed ho recensito, all’epoca dell’uscita sul mercato, il BP26, ho sempre descritto il suono Bryston (anche dei finali, beninteso), come particolarmente neutro ed estremamente rispettoso di quanto presente nelle sorgenti, tanto che non tutti gli audiofili lo apprezzano, preferendo a volte amplificazioni più “interpretative”, quando non decisamente colorate, questo BP17³ sembra aver preso un’altra strada: quella del “canto delle sirene”. Un canto bello, che ammalierà molti appassionati di riproduzione musicale, che non hanno apprezzato prima il marchio a causa del suo austero rigore, scambiato spesso ed erroneamente per freddezza.
Anche a questi ultimi, quindi mi permetto di consigliare caldamente un ascolto di questa macchina da musica, dal prezzo di vendita non proprio economico ma che, come nel caso di tutti i prodotti Bryston, vi offre affidabilità, tenuta del prezzo sul mercato dell’usato, ed i consueti (ma solo per Bryston) 20 anni di garanzia.
Angelo Jasparro
Produttore: Bryston
Distributore per l'Italia: Audio Reference
Prezzo: euro 4.980,00
giradischi Basis 2001, braccio Graham 2.2, testina Lyra Kleos, pre phono: Einstein "The Turntable's Choice" bilanciato, lettore CD/SACD Yamaha CD-S3000, lettore multimediale: Oppo 105 D, preamplificatore: MBL 4006, finali: Bryston 7B³, diffusori: JBL 4350B, subwoofer Velodyne SPL-1200, cavi di segnale: MIT Oracle MA-X Proline, MIT Shotgun S2 RCA, Transparent Super XLR, Transparent Super RCA, cavo phono Cammino PH B 2.2 Ref XLR, cavi di potenza: MIT Magnum MA, Vovox Initio, cavo USB MIT SL-Matrix USB, cavi di alimentazione: MIT Shotgun AC 1, Black Noise Pearl ed altri auto-costruiti, distributore di rete: Lector Edison 230/8, filtro di rete: Black Noise 2500.
Inizio subito con un CD di Paolo Conte: “Snob”. La prima impressione è quella di ascoltare cose leggermente diverse dal solito. I cori appaiono meglio definiti e la voce più chiara, ed alcune consonanti pronunciate dal cantautore astigiano sembrano più corrette.
Persino alcuni strumenti, che apparivano nascosti nell’arrangiamento, spiccano con un filo di maggior chiarezza dal tappeto musicale, preannunciando una prova interessante.
“The Best of Inti Illimani” (CGD), rivela un modo di porgere la musica piuttosto personale, da parte del pre canadese. C’è un tocco di dolcezza aggiunta, con una gamma acuta estesa, luminosa, ma non molto concreta. C’è un filo di cattiveria meno, rispetto al mio preamplificatore di riferimento ma anche una sensazione di un quasi maggiore approfondimento della trama musicale. Difficile esprimere a parole certe differenze, che non connotano necessariamente una maggiore o minore qualità rispetto al riferimento.
In ogni caso, si nota un bel silenzio tra gli strumenti, che risultano così liberi di esprimersi al meglio nelle loro caratteristiche timbriche.
“Across the Borderline” di Willie Nelson (Columbia) evidenzia un basso ben frenato, a fronte di una gamma media appena arretrata, ma dolce e carica dei colori della musica. “Don’t Give Up”, cantata in duetto con Sinéad O’Connor è un piacere per le orecchie e per l’anima, tanto che, verso la fine del brano, sono costretto ad alzarmi (non mi è stato inviato il telecomando!), alzare il volume e far ripartire il brano dall’inizio, per godermelo ancora meglio.
Cambio genere e passo alla Rapsodia in Blue di Gershwin (Decca) diretta da Previn. Il timbro del pianoforte è ancora una volta leggermente virato sul dolce, e ricorda un ascolto da teatro con un’acustica assorbente. Come conseguenza di ciò, anche la gamma acuta non risulta in alcun caso fastidiosa o pungente; questa caratteristica potrebbe giungere ad opportuna compensazione del suono di alcuni diffusori moderni, spesso virato ad un’eccessiva esaltazione delle frequenze superiori. Il basso è sempre sotto stretto controllo, ed al contempo potente e preciso, col vantaggio di non essere mai preponderante sulla gamma media, libera di esprimersi appieno.
Nell’insieme, un ascolto che farebbe felici molti estimatori del suono delle valvole, risparmiando loro gli impazzimenti dovuti a tube rolling, regolazione del bias, valvole microfoniche, e via discorrendo …
Possiamo ascoltare questo Bryston per ore, senza mai affaticare le orecchie, anche a pressioni sonore piuttosto elevate.
La dinamica c’è ma forse manca quel quid che, quando serve, vi fa saltare sul divano.
Dallo stesso CD ascolto anche il meraviglioso “Piano Concerto”. Mi concentro sulla corretta disposizione degli strumenti nel palcoscenico virtuale, rappresentato con buona profondità ed abbondante larghezza. Tutto in regola, anche da questo punto di vista. Mi sto godendo la musica, tanto che non mi accorgo di aver superato da un bel po’ l’orario di cena e sospendo malvolentieri gli ascolti.
Un po’ di Jazz con “Ah Um” di Charles Mingus (SACD Columbia). Bella la sensazione di suono coeso, mentre i 7 elementi della band volano tutti insieme sugli spartiti, verso vette musicali altissime. Tutto sembra essere stato ripreso dal tecnico di registrazione ad un paio di metri di distanza rispetto alla prospettiva che mi è familiare, e stabilire da che parte stia la ragione è arduo. Mi limito a riportare le differenze, lasciando a chi mi legge l’eventuale curiosità di provare questo Bryston e confrontarlo alla proprio preamplificazione di riferimento.
Vi anticipo che avrete da divertirvi e non sarà tempo perso.
Non c’è bisogno di assistere ogni volta a racconti di apparizioni mistiche, per trovare interessanti le prove degli apparecchi. Ed è proprio coi preamplificatori che si possono evincere differenze sostanziali nell’interpretazione delle vostre registrazioni preferite, anche tra macchine della stessa fascia di prezzo.
Intanto che scrivo i miei appunti, dal diffusore destro esce un sax da brividi, accompagnato dal contrabbasso di Mingus, che ne esplora il manico per l’intera lunghezza.
Gianluigi Trovesi Nonet “Round About a Midsummer’s Dream (ENJA): bellissimi tamburi e tamburelli, appena arretrati i piattini e le percussioni alle frequenze superiori, che però mantengono quasi intatta la loro matericità.
Velocità, precisione e dinamica non mancano, e quando serve il Bryston sa tirare fuori le unghie senza difficoltà.
E’ il momento delle conclusioni, per questo Bryston che non suona come un Bryston. Come suona di solito un Bryston? Premesso che ho avuto per qualche anno il preamplificatore BP25 ed ho recensito, all’epoca dell’uscita sul mercato, il BP26, ho sempre descritto il suono Bryston (anche dei finali, beninteso), come particolarmente neutro ed estremamente rispettoso di quanto presente nelle sorgenti, tanto che non tutti gli audiofili lo apprezzano, preferendo a volte amplificazioni più “interpretative”, quando non decisamente colorate, questo BP17³ sembra aver preso un’altra strada: quella del “canto delle sirene”. Un canto bello, che ammalierà molti appassionati di riproduzione musicale, che non hanno apprezzato prima il marchio a causa del suo austero rigore, scambiato spesso ed erroneamente per freddezza.
Anche a questi ultimi, quindi mi permetto di consigliare caldamente un ascolto di questa macchina da musica, dal prezzo di vendita non proprio economico ma che, come nel caso di tutti i prodotti Bryston, vi offre affidabilità, tenuta del prezzo sul mercato dell’usato, ed i consueti (ma solo per Bryston) 20 anni di garanzia.
Angelo Jasparro
Produttore: Bryston
Distributore per l'Italia: Audio Reference
Prezzo: euro 4.980,00