Playback Designs MPS-5
Che l'anno 2014 si possa definire come l'anno dell'alta risoluzione penso sia un'affermazione che nessuno smentirà. Il primo, e più intuibile motivo, riguarda l'incessante fiorire di convertitori – e, in misura minore lettori digitali - provenienti da ogni dove, mentre il secondo ha a che vedere col forte aumento, in termini percentuali, della produzione di vinili, siano essi ristampe di vecchi lavori o nuove uscite.
I bit ed i kHz ormai non si contano più. E non sembra importare a nessuno che non esistano files originali campionati a queste stratosferiche frequenze, in un'escalation che pare non avere fine. 384 kHz, DSD x1024 … Quest'ultimo, un formato che si riesce ad ottenere solo sovra campionando files a risoluzioni molto inferiori. C'è chi giura che, con questo sistema, la musica raggiunga vette inimmaginabili, mai toccate prima. Come possa essere che ciò che non è presente nella registrazione si possa creare ricampionandola a frequenze superiori, ovviamente, non lo spiega nessuno. L'obiezione è vecchia: anche i lettori CD che ricampionano i Red Book li fanno suonare meglio. Facciamo finta che non esistano i fautori dello “zero oversampling”, che a volte sembrano non avere tutti i torti e diciamo che, almeno in questo caso, una spiegazione razionale esiste: spostare in banda ultrasonica il filtraggio digitale, in modo da trasferire le rotazioni di fase a frequenze non udibili. Spiegazione che però non regge più quando si parla di frequenze che superano abbondantemente i 100 kHz. Però a noi va bene tutto, in fondo è bello che le persone possano scegliere automobili da 300 km/h quando le autostrade hanno un limite a 130. Chissà, magari un giorno vorranno divertirsi in pista e potranno toccare il massimo delle prestazioni della loro belva.
Audio-activity, oggi vi parlerà di uno dei “pesi massimi” mondiali in campo digitale. Tale è il progettista e proprietario di Playback Designs, Andreas Koch. Di lui vi abbiamo parlato in occasione della recensione del lettore MPS-3. In quest'occasione vogliamo segnalarvi che le sue attività conto terzi annoverano progetti per Nagra e realizzazioni OEM per altri marchi, che probabilmente non gradirebbero essere citati. Fatto sta che dall'azienda di Koch escono anche schede belle e pronte, che vanno ad equipaggiare apparecchi di altri marchi. Del resto, quando si è pionieri e realizzatori di tecnologie particolarmente avanzate, è piuttosto normale che produttori terzi scelgano di usare progetti ben collaudati e perfettamente funzionanti, per le loro macchine. Fatto sta che sappiamo per certo di schede di valutazione che girano per alcuni laboratori del nostro piccolo/grande mondo. Ciò che ho appena scritto non ha carattere di pettegolezzo ma vuole semplicemente testimoniare della stima della quale Koch gode in tutto il mondo, e tutti sappiamo quanto sia raro un simile risultato in un settore dove, se appena si può, si stronca il concorrente e lo si fa sia in buona che in cattiva fede.
I bit ed i kHz ormai non si contano più. E non sembra importare a nessuno che non esistano files originali campionati a queste stratosferiche frequenze, in un'escalation che pare non avere fine. 384 kHz, DSD x1024 … Quest'ultimo, un formato che si riesce ad ottenere solo sovra campionando files a risoluzioni molto inferiori. C'è chi giura che, con questo sistema, la musica raggiunga vette inimmaginabili, mai toccate prima. Come possa essere che ciò che non è presente nella registrazione si possa creare ricampionandola a frequenze superiori, ovviamente, non lo spiega nessuno. L'obiezione è vecchia: anche i lettori CD che ricampionano i Red Book li fanno suonare meglio. Facciamo finta che non esistano i fautori dello “zero oversampling”, che a volte sembrano non avere tutti i torti e diciamo che, almeno in questo caso, una spiegazione razionale esiste: spostare in banda ultrasonica il filtraggio digitale, in modo da trasferire le rotazioni di fase a frequenze non udibili. Spiegazione che però non regge più quando si parla di frequenze che superano abbondantemente i 100 kHz. Però a noi va bene tutto, in fondo è bello che le persone possano scegliere automobili da 300 km/h quando le autostrade hanno un limite a 130. Chissà, magari un giorno vorranno divertirsi in pista e potranno toccare il massimo delle prestazioni della loro belva.
Audio-activity, oggi vi parlerà di uno dei “pesi massimi” mondiali in campo digitale. Tale è il progettista e proprietario di Playback Designs, Andreas Koch. Di lui vi abbiamo parlato in occasione della recensione del lettore MPS-3. In quest'occasione vogliamo segnalarvi che le sue attività conto terzi annoverano progetti per Nagra e realizzazioni OEM per altri marchi, che probabilmente non gradirebbero essere citati. Fatto sta che dall'azienda di Koch escono anche schede belle e pronte, che vanno ad equipaggiare apparecchi di altri marchi. Del resto, quando si è pionieri e realizzatori di tecnologie particolarmente avanzate, è piuttosto normale che produttori terzi scelgano di usare progetti ben collaudati e perfettamente funzionanti, per le loro macchine. Fatto sta che sappiamo per certo di schede di valutazione che girano per alcuni laboratori del nostro piccolo/grande mondo. Ciò che ho appena scritto non ha carattere di pettegolezzo ma vuole semplicemente testimoniare della stima della quale Koch gode in tutto il mondo, e tutti sappiamo quanto sia raro un simile risultato in un settore dove, se appena si può, si stronca il concorrente e lo si fa sia in buona che in cattiva fede.
Basta con le polemiche, torniamo al nostro (magari lo fosse in senso letterale!) MPS-5. Qualcosa abbiamo accennato nell'intervista che Andreas Koch ci ha gentilmente voluto rilasciare e che esce in contemporanea con questa recensione, in questa pagina.
Nell'anno della sua presentazione al pubblico, il 2008, mi trovavo a Las Vegas per la copertura delle esposizioni presenti al T.H.E. Show, la mostra parallela al C.E.S.
Girando per le varie stanze dell'Alexis Park, che logisticamente è molto più comodo (o meglio, era, che ora il T.H.E. Show si tiene altrove) del Venetian, che ospita il C.E.S., avevo notato un impianto nel quale suonava una sorgente a me sconosciuta e dal design un po' strano: si chiamava Playback Designs MPS-5. Leggeva i SACD e quindi mi è stata subito simpatica, visto che ho tifato per questo sistema ad alta risoluzione da sempre. Ho ascoltato con attenzione il suono di quell'impianto e sono tornato in quella stanza più volte. Non ricordo il resto dei componenti, dovrei andare a riguardare la foto ma non importa; mi aveva colpito qualcosa nel suono della sorgente e questa cosa mi capita molto raramente. Sono il primo a dire che in un impianto sconosciuto non si possa dire del suono dei singoli componenti ma … ci sono quelle volte nelle quali si percepisce quel qualcosa in più e lo si identifica, non si sa neanche come e perché, in un determinato componente. Fatto sta che quell'anno ho persino consigliato l'ascolto di quella sorgente ad un distributore italiano che però, trattando già un concorrente in una fascia di prezzo analoga, non ne fece nulla. Il prezzo al pubblico, allora, era anche particolarmente interessante perché il produttore poteva vendere direttamente nelle zone non coperte da distribuzione.
Per qualche tempo non si seppe più nulla di questo marchio, fino a che DNAUDIO ha deciso per sua distribuzione nel nostro Paese. Nel frattempo, la produzione di Playback Designs si è arricchita di altri modelli, siano essi lettori integrati o convertitori D/A.
Sarà per la poca fantasia di Koch, sarà perché il nome gli ha portato fortuna, dopo 6 anni abbiamo ancora a che fare con l'MPS-5, come nel 2008. Stessa estetica, fuori dal coro, stesso display rosso di dimensioni ben leggibili. Caratteristiche appena citate a parte, si tratta di una macchina aggiornata alle più moderne tecnologie di conversione, anche grazie al modulo separato, chiamato USB Extender Box, che è esterno al lettore per un motivo ben preciso, del quale parleremo tra poco. Credo sia l'unico caso di un costruttore che aggiorna il suo prodotto con frequenza forse semestrale, senza cambiarne il nome o la linea.
Vediamo cosa ci offre questo lettore integrato, che riunisce nello stesso telaio una pregiata meccanica Esoteric ed un convertitore attrezzato per comunicare con l'esterno tramite gli standard più comuni. Quest'ultimo accetta segnali digitali fino a 24/384 kHz in PCM e 6.1 MHz in DSD. Il Playback riconosce automaticamente la sorgente che invia il segnale (PC, MAC, iPod, ecc.) ed utilizza una tecnologia proprietaria per eliminare il jitter, chiamata PDFAS (Playback Designs Frequency Arrival System). Se i segnali ad alta risoluzione sono inviati via USB, entra in gioco l'USB-X di cui parlavamo prima, che è fisicamente separato dallo chassis principale, al quale è collegato tramite un cavo proprietario, per isolare perfettamente il clock asincrono dai circuiti analogici e che permette al DAC di riconoscere via USB gli standard dei quali abbiamo accennato poco sopra. La meccanica è in grado di leggere sia in CD che i SACD e questo è un valore aggiunto che i soli DAC, di solito, non possono dare, vista l'impossibilità dei PC di leggerli e di estrarre il segnale DSD tramite lettura ottica.
Il lettore è dotato di un bel telecomando in pesante alluminio e dotato di tasti illuminati in colore blu, che si accendono al primo tocco, rendendo superflua l'illuminazione della stanza per il suo utilizzo.
Descriviamo l'apparecchio, come di consueto. La livrea è quella classica degli apparecchi Playback e si presenta con una netta divisione in due parti. Quella superiore, in color argento, ospita un sottile display dai caratteri rossi, che indica il tipo di dischetto in lettura o i dati di conversione dei segnali digitali in ingresso. La parte inferiore, di colore nero, contiene un display di dimensioni doppie, per l'indicazione del numero di brano e del tempo di lettura ed il sottile cassetto metallico della meccanica. I tasti per il controllo delle funzioni sono ospitati nella parte superiore, nascosti alla vista ma facili da utilizzare se necessario. Il risultato estetico è originale ed immediatamente riconoscibile.
La parte posteriore è, come si può facilmente intuire, ben più complessa. Da sinistra a destra troviamo le uscite digitali AES/EBU, le uscite analogiche bilanciate, sbilanciate e BNC e le uscite Data e Clock, per eventuali espansioni future. Gli ingressi digitali prevedono le prese AES/EBU, S/PDIF, Toslink, Playlink (proprietaria, al momento non utilizzabile), PC (per collegamento USB), e Auxiliary, per l'USB-X.
Tra le solite funzioni del telecomando, segnaliamo quella insolita della regolazione della polarità assoluta (o phase, come è qui definita), che molti appassionati trovano utile per gli ascolti più impegnati.
Qualche informazione tecnica fornitaci dal progettista:
1) Il trasformatore toroidale utilizzato è realizzato su specifiche di Andreas Koch e sono stati ultilizzati materiali speciali per minimizzare le interferenze coi segnali audio.
2) In tutto il percorso del segnale analogico abbiamo utilizzato resistori Vishay
3) Ogni condensatore usato ne lpercorso del segnale analogico è stato specificamente selezionato per ottimizzare le prestazioni audio. Esistono molti tipi di condensatori con diverse caratteristiche resistive e per ogni applicazione abbiamo selezionato i componenti ottimali, indipendentemente dal loro costo.
4) Normalmente i circuiti stampati sono realizzati in fibra di vetro ma i nostri circuiti analogici sono prodotti con materiali ceramici, con alti costi ma con l'effetto di minimizzare l'effetto pelle e di rendere più rigida la basetta, così da portare la frequenza di Eigen fuori dalla banda audio. La differenza è facilmente udibile.
Nell'anno della sua presentazione al pubblico, il 2008, mi trovavo a Las Vegas per la copertura delle esposizioni presenti al T.H.E. Show, la mostra parallela al C.E.S.
Girando per le varie stanze dell'Alexis Park, che logisticamente è molto più comodo (o meglio, era, che ora il T.H.E. Show si tiene altrove) del Venetian, che ospita il C.E.S., avevo notato un impianto nel quale suonava una sorgente a me sconosciuta e dal design un po' strano: si chiamava Playback Designs MPS-5. Leggeva i SACD e quindi mi è stata subito simpatica, visto che ho tifato per questo sistema ad alta risoluzione da sempre. Ho ascoltato con attenzione il suono di quell'impianto e sono tornato in quella stanza più volte. Non ricordo il resto dei componenti, dovrei andare a riguardare la foto ma non importa; mi aveva colpito qualcosa nel suono della sorgente e questa cosa mi capita molto raramente. Sono il primo a dire che in un impianto sconosciuto non si possa dire del suono dei singoli componenti ma … ci sono quelle volte nelle quali si percepisce quel qualcosa in più e lo si identifica, non si sa neanche come e perché, in un determinato componente. Fatto sta che quell'anno ho persino consigliato l'ascolto di quella sorgente ad un distributore italiano che però, trattando già un concorrente in una fascia di prezzo analoga, non ne fece nulla. Il prezzo al pubblico, allora, era anche particolarmente interessante perché il produttore poteva vendere direttamente nelle zone non coperte da distribuzione.
Per qualche tempo non si seppe più nulla di questo marchio, fino a che DNAUDIO ha deciso per sua distribuzione nel nostro Paese. Nel frattempo, la produzione di Playback Designs si è arricchita di altri modelli, siano essi lettori integrati o convertitori D/A.
Sarà per la poca fantasia di Koch, sarà perché il nome gli ha portato fortuna, dopo 6 anni abbiamo ancora a che fare con l'MPS-5, come nel 2008. Stessa estetica, fuori dal coro, stesso display rosso di dimensioni ben leggibili. Caratteristiche appena citate a parte, si tratta di una macchina aggiornata alle più moderne tecnologie di conversione, anche grazie al modulo separato, chiamato USB Extender Box, che è esterno al lettore per un motivo ben preciso, del quale parleremo tra poco. Credo sia l'unico caso di un costruttore che aggiorna il suo prodotto con frequenza forse semestrale, senza cambiarne il nome o la linea.
Vediamo cosa ci offre questo lettore integrato, che riunisce nello stesso telaio una pregiata meccanica Esoteric ed un convertitore attrezzato per comunicare con l'esterno tramite gli standard più comuni. Quest'ultimo accetta segnali digitali fino a 24/384 kHz in PCM e 6.1 MHz in DSD. Il Playback riconosce automaticamente la sorgente che invia il segnale (PC, MAC, iPod, ecc.) ed utilizza una tecnologia proprietaria per eliminare il jitter, chiamata PDFAS (Playback Designs Frequency Arrival System). Se i segnali ad alta risoluzione sono inviati via USB, entra in gioco l'USB-X di cui parlavamo prima, che è fisicamente separato dallo chassis principale, al quale è collegato tramite un cavo proprietario, per isolare perfettamente il clock asincrono dai circuiti analogici e che permette al DAC di riconoscere via USB gli standard dei quali abbiamo accennato poco sopra. La meccanica è in grado di leggere sia in CD che i SACD e questo è un valore aggiunto che i soli DAC, di solito, non possono dare, vista l'impossibilità dei PC di leggerli e di estrarre il segnale DSD tramite lettura ottica.
Il lettore è dotato di un bel telecomando in pesante alluminio e dotato di tasti illuminati in colore blu, che si accendono al primo tocco, rendendo superflua l'illuminazione della stanza per il suo utilizzo.
Descriviamo l'apparecchio, come di consueto. La livrea è quella classica degli apparecchi Playback e si presenta con una netta divisione in due parti. Quella superiore, in color argento, ospita un sottile display dai caratteri rossi, che indica il tipo di dischetto in lettura o i dati di conversione dei segnali digitali in ingresso. La parte inferiore, di colore nero, contiene un display di dimensioni doppie, per l'indicazione del numero di brano e del tempo di lettura ed il sottile cassetto metallico della meccanica. I tasti per il controllo delle funzioni sono ospitati nella parte superiore, nascosti alla vista ma facili da utilizzare se necessario. Il risultato estetico è originale ed immediatamente riconoscibile.
La parte posteriore è, come si può facilmente intuire, ben più complessa. Da sinistra a destra troviamo le uscite digitali AES/EBU, le uscite analogiche bilanciate, sbilanciate e BNC e le uscite Data e Clock, per eventuali espansioni future. Gli ingressi digitali prevedono le prese AES/EBU, S/PDIF, Toslink, Playlink (proprietaria, al momento non utilizzabile), PC (per collegamento USB), e Auxiliary, per l'USB-X.
Tra le solite funzioni del telecomando, segnaliamo quella insolita della regolazione della polarità assoluta (o phase, come è qui definita), che molti appassionati trovano utile per gli ascolti più impegnati.
Qualche informazione tecnica fornitaci dal progettista:
1) Il trasformatore toroidale utilizzato è realizzato su specifiche di Andreas Koch e sono stati ultilizzati materiali speciali per minimizzare le interferenze coi segnali audio.
2) In tutto il percorso del segnale analogico abbiamo utilizzato resistori Vishay
3) Ogni condensatore usato ne lpercorso del segnale analogico è stato specificamente selezionato per ottimizzare le prestazioni audio. Esistono molti tipi di condensatori con diverse caratteristiche resistive e per ogni applicazione abbiamo selezionato i componenti ottimali, indipendentemente dal loro costo.
4) Normalmente i circuiti stampati sono realizzati in fibra di vetro ma i nostri circuiti analogici sono prodotti con materiali ceramici, con alti costi ma con l'effetto di minimizzare l'effetto pelle e di rendere più rigida la basetta, così da portare la frequenza di Eigen fuori dalla banda audio. La differenza è facilmente udibile.
Il Playback Designs è stato inserito nel seguente impianto:
giradischi Basis 2001, braccio Graham 2.2, testina Lyra Kleos, pre phono: Einstein "The Turntable's Choice" bilanciato, lettore CD/SACD dCS Puccini+U-Clock Puccini, preamplificatore: MBL 4006, finali: Bryston 7B ST, diffusori: JBL 4350B, cavi di segnale: MIT Oracle MA-X Proline, MIT Shotgun S2 RCA, Transparent Super XLR, Transparent Super RCA, LAT International XLR, cavi di potenza: MIT Magnum MA, Vovox Initio, cavo USB MIT SL-Matrix USB, cavi di alimentazione: MIT Shotgun AC 1, Black Noise Pearl ed altri auto-costruiti, distributore di rete: Lector Edison 230/8, filtro di rete: Black Noise 2500.
Il primo CD a girare nell'MPS-5 è il plurinominato “The Ghost of Tom Joad” di Bruce Springsteen, che conosco a menadito da tanti anni. Alla fine del primo brano colgo, improvviso, uno strano rumore provenire dalla porta alla mia sinistra. Mi alzo, la apro e non vedo niente. Perplesso, riascolto quella porzione di musica ed il “rumore” è ancora lì. Riguardo verso la porta, finché realizzo che è nello stesso spezzone musicale di prima. Riascolto e finalmente mi rendo conto che è nell'arrangiamento del brano ma, in tanti anni e centinaia di ascolti, non l'avevo mai notato. E' ovvio che, una volta che me ne sono accorto, ho sentito questo suono anche col mio dCS ma non vale più. Il merito è di chi per primo me l'ha fatto scoprire ed il primo, tra le decine di lettori e convertitori anche di altissimo livello transitati per questi lidi, è stato il Playback Designs.
Passo ad “Elegia”, disco di Paolo Conte (Atlantic), anche per entrare nel clima della presentazione del nuovo disco dell'artista piemontese, della quale potete leggere qui. Come nel caso precedente, mi pare mi cogliere dei rumori di fondo che non ricordavo di avere mai notato. Ora, potrebbe trattarsi di un condizionamento a seguito dell'episodio precedente ma anche questo disco mi è ben noto e fatico a pensare che il suono, mai così reale prima, del piatto della batteria nel primo brano, sia solo frutto della mia immaginazione. Neanche troppo fervida, peraltro.
La splendida “Overture Cubana” di Gershwin (Orchestre Symphonique de Montreal – Charles Dutoit – Decca) prevede in partitura un tripudio di fiati, percussioni, archi, tra i quali il Playback Designs si districa con maestria, restituendo suoni concreti, a tratti entusiasmanti per il senso di realismo globale.
Diverso dal solito sembra il SACD “Sarah Vaughan” (Verve). La voce della cantante americana si materializza tra i diffusori all'improvviso, carica di sfumature come mai in precedenza mi è capitato di sentire. E' una vecchia registrazione mono, risalente al 1954 e non si riesce a credere quanto, già allora, gente che conosceva molto bene il proprio mestiere, riuscisse a far entrare in un frusciante nastro magnetico. La tecnica della Vaughan e quella del Playback Designs, insieme, portano ad un risultato a tratti persino commovente.
”Good Morning Little School Girl” di Muddy Waters in file DSD mi cattura immediatamente per un senso di realtà eccezionale. Ascoltare musica in questo modo è un'esperienza che tutto dovrebbero poter fare, almeno una volta nella vita.
Provo la velocità dell'MPS-5 nel decodificare le varie risoluzioni che il PC gli invia, dal 16/44.1 al 24/384, passando per il DSD. Il riconoscimento è immediato, senza incertezze o tempi morti.
Ovviamente, la qualità della riproduzione (a parità di master, beninteso) cresce col crescere della risoluzione e chi vi dice che non è vero, commette un errore madornale.
Torno per un po' ai miei supporti “fisici” ed ascolto un “Trespass” dei Genesis (SACD EMI) come si deve. O meglio: come sempre si dovrebbe fare. Lo dico da fortunato possessore del vinile dell'epoca, provvisto quindi di riferimenti altri che le pessime trasposizioni su CD di molte registrazioni analogiche.
Mentre mi godo felice questo trionfo di musica ad alta fedeltà (e qui lo posso ben dire), ripenso all'occasione perduta di un formato che poteva bastare a rendere superflua qualsiasi altra tecnologia, mettendo uno stop a questa continua corsa verso numeri sempre più alti e forse sempre più privi di significato. Gli artefatti digitali residui spariscono, il basso suona fermo e preciso, come non è possibile con un normale CD, le gamme media ed acuta assumono una naturalezza sconosciuta a quest'ultimo, indipendentemente dai salti mortali che progettisti e costruttori come Andreas Koch e pochi altri nel mondo, facciano per far suonare bene lo standard Red Book, riuscendo nell'intento di estrarre tutto il succo presente in un formato nato con alcune limitazioni. Inoltre, il formato non si poteva copiare e rubare come si fa col PCM.
Perché, ribadisco, questo MPS-5 è fantastico coi CD, ma con l'alta risoluzione, spicca il volo. Peccato solo che siano pochi i fortunati che possono volare con lui.
Pochi recensori nel mondo hanno avuto quest'opportunità e noi di audio-activity.com siamo orgogliosi di essere tra questi.
Il prezzo non necessita di commenti particolari, né dei soliti, inutili piagnistei su quanto sia cara l'alta fedeltà. E' molto alto in assoluto ma la politica di Koch di realizzare tutto in un solo telaio ha permesso di praticare un prezzo inferiore anche di 3, 4 volte quello dei concorrenti di riferimento, fornendo prestazioni sonore pressoché alla pari.
Quanti veri concorrenti di questo MPS-5 ci sono, nel mondo? Forse 5 o 6 ma le loro macchine di riferimento hanno prezzi ben superiori e, forse, qualche sfumatura che può rendere il suono più attraente. A voi lettori stabilire se una o due di queste sfumature possano valere i 20, 30, 40 o 50.000 euro di differenza.
Ci piacerebbe, un giorno, avere questa macchina nel nostro impianto di riferimento, chissà se ci sarà mai possibile …
Angelo Jasparro
Produttore: Playback Designs
Distributore: DNAUDIO
Prezzo: euro 23.140,00
giradischi Basis 2001, braccio Graham 2.2, testina Lyra Kleos, pre phono: Einstein "The Turntable's Choice" bilanciato, lettore CD/SACD dCS Puccini+U-Clock Puccini, preamplificatore: MBL 4006, finali: Bryston 7B ST, diffusori: JBL 4350B, cavi di segnale: MIT Oracle MA-X Proline, MIT Shotgun S2 RCA, Transparent Super XLR, Transparent Super RCA, LAT International XLR, cavi di potenza: MIT Magnum MA, Vovox Initio, cavo USB MIT SL-Matrix USB, cavi di alimentazione: MIT Shotgun AC 1, Black Noise Pearl ed altri auto-costruiti, distributore di rete: Lector Edison 230/8, filtro di rete: Black Noise 2500.
Il primo CD a girare nell'MPS-5 è il plurinominato “The Ghost of Tom Joad” di Bruce Springsteen, che conosco a menadito da tanti anni. Alla fine del primo brano colgo, improvviso, uno strano rumore provenire dalla porta alla mia sinistra. Mi alzo, la apro e non vedo niente. Perplesso, riascolto quella porzione di musica ed il “rumore” è ancora lì. Riguardo verso la porta, finché realizzo che è nello stesso spezzone musicale di prima. Riascolto e finalmente mi rendo conto che è nell'arrangiamento del brano ma, in tanti anni e centinaia di ascolti, non l'avevo mai notato. E' ovvio che, una volta che me ne sono accorto, ho sentito questo suono anche col mio dCS ma non vale più. Il merito è di chi per primo me l'ha fatto scoprire ed il primo, tra le decine di lettori e convertitori anche di altissimo livello transitati per questi lidi, è stato il Playback Designs.
Passo ad “Elegia”, disco di Paolo Conte (Atlantic), anche per entrare nel clima della presentazione del nuovo disco dell'artista piemontese, della quale potete leggere qui. Come nel caso precedente, mi pare mi cogliere dei rumori di fondo che non ricordavo di avere mai notato. Ora, potrebbe trattarsi di un condizionamento a seguito dell'episodio precedente ma anche questo disco mi è ben noto e fatico a pensare che il suono, mai così reale prima, del piatto della batteria nel primo brano, sia solo frutto della mia immaginazione. Neanche troppo fervida, peraltro.
La splendida “Overture Cubana” di Gershwin (Orchestre Symphonique de Montreal – Charles Dutoit – Decca) prevede in partitura un tripudio di fiati, percussioni, archi, tra i quali il Playback Designs si districa con maestria, restituendo suoni concreti, a tratti entusiasmanti per il senso di realismo globale.
Diverso dal solito sembra il SACD “Sarah Vaughan” (Verve). La voce della cantante americana si materializza tra i diffusori all'improvviso, carica di sfumature come mai in precedenza mi è capitato di sentire. E' una vecchia registrazione mono, risalente al 1954 e non si riesce a credere quanto, già allora, gente che conosceva molto bene il proprio mestiere, riuscisse a far entrare in un frusciante nastro magnetico. La tecnica della Vaughan e quella del Playback Designs, insieme, portano ad un risultato a tratti persino commovente.
”Good Morning Little School Girl” di Muddy Waters in file DSD mi cattura immediatamente per un senso di realtà eccezionale. Ascoltare musica in questo modo è un'esperienza che tutto dovrebbero poter fare, almeno una volta nella vita.
Provo la velocità dell'MPS-5 nel decodificare le varie risoluzioni che il PC gli invia, dal 16/44.1 al 24/384, passando per il DSD. Il riconoscimento è immediato, senza incertezze o tempi morti.
Ovviamente, la qualità della riproduzione (a parità di master, beninteso) cresce col crescere della risoluzione e chi vi dice che non è vero, commette un errore madornale.
Torno per un po' ai miei supporti “fisici” ed ascolto un “Trespass” dei Genesis (SACD EMI) come si deve. O meglio: come sempre si dovrebbe fare. Lo dico da fortunato possessore del vinile dell'epoca, provvisto quindi di riferimenti altri che le pessime trasposizioni su CD di molte registrazioni analogiche.
Mentre mi godo felice questo trionfo di musica ad alta fedeltà (e qui lo posso ben dire), ripenso all'occasione perduta di un formato che poteva bastare a rendere superflua qualsiasi altra tecnologia, mettendo uno stop a questa continua corsa verso numeri sempre più alti e forse sempre più privi di significato. Gli artefatti digitali residui spariscono, il basso suona fermo e preciso, come non è possibile con un normale CD, le gamme media ed acuta assumono una naturalezza sconosciuta a quest'ultimo, indipendentemente dai salti mortali che progettisti e costruttori come Andreas Koch e pochi altri nel mondo, facciano per far suonare bene lo standard Red Book, riuscendo nell'intento di estrarre tutto il succo presente in un formato nato con alcune limitazioni. Inoltre, il formato non si poteva copiare e rubare come si fa col PCM.
Perché, ribadisco, questo MPS-5 è fantastico coi CD, ma con l'alta risoluzione, spicca il volo. Peccato solo che siano pochi i fortunati che possono volare con lui.
Pochi recensori nel mondo hanno avuto quest'opportunità e noi di audio-activity.com siamo orgogliosi di essere tra questi.
Il prezzo non necessita di commenti particolari, né dei soliti, inutili piagnistei su quanto sia cara l'alta fedeltà. E' molto alto in assoluto ma la politica di Koch di realizzare tutto in un solo telaio ha permesso di praticare un prezzo inferiore anche di 3, 4 volte quello dei concorrenti di riferimento, fornendo prestazioni sonore pressoché alla pari.
Quanti veri concorrenti di questo MPS-5 ci sono, nel mondo? Forse 5 o 6 ma le loro macchine di riferimento hanno prezzi ben superiori e, forse, qualche sfumatura che può rendere il suono più attraente. A voi lettori stabilire se una o due di queste sfumature possano valere i 20, 30, 40 o 50.000 euro di differenza.
Ci piacerebbe, un giorno, avere questa macchina nel nostro impianto di riferimento, chissà se ci sarà mai possibile …
Angelo Jasparro
Produttore: Playback Designs
Distributore: DNAUDIO
Prezzo: euro 23.140,00