Ikeda KAI
Tra i files ad alta/altissima risoluzione, codificati in PCM o DSD, computer, programmi per mandarli ai convertitori e loro settaggi, cavi USB e i convertitori stessi (e naturalmente ognuno di questi elementi pare dare una sua impronta sonora), sopravvive ancora – ed anzi, sembra in ottima forma, a giudicare anche da ciò che abbiamo appena visto all'High End di Monaco – il vecchio analogico. Che da un po', come abbiamo visto sopra, ha perso anche lo svantaggio di una maggiore complessità di gestione rispetto al digitale. Già perché se uscite dai binari del solito lettore CD/SACD, i vostri incubi peggiori si avvereranno e moltiplicherete all'infinito le variabili, senza più riuscire a capire se state ascoltando il vostro impianto al massimo delle sue potenzialità o vi rimane qualcosa da fare per poter raggiungere il Nirvana audio.
Vuoi vedere che, a conti fatti, mettere in piedi un buon setup analogico è meno complicato? Un buon giradischi, non necessariamente molto costoso, necessita di poco più che una messa in bolla. Le regolazioni del braccio si limitano a verificare forza di appoggio della testina secondo le istruzioni e VTA. Una buona dima per il montaggio della testina, una spazzola per pulire i dischi e siete a posto. Il resto, tipo macchina lava dischi, è utile ma non indispensabile.
Con l'analogico possiamo ottenere un vantaggio economico, a prescindere dal costo d'acquisto degli apparecchi. Troviamo vinili usati a cifre che partono da 1 euro, mentre i files ad alta risoluzione, se non li rubiamo copiandoli, costano uno sproposito. E' vero che si possono trovare CD a prezzi molto bassi ma il piacere d'ascolto che vi daranno non è paragonabile a quello di un buon vinile. Il vecchio sistema del chiodo che ara un solco, può ancora dire la sua. E la dice.
Ecco infatti una nuova testina IKEDA, che giunge felicemente tra le nostre mani.
Dopo aver provato la 9TT e la 9TS, mancava solo la nuova KAI, definita dalla stessa IKEDA “Flagship”. In effetti, attualmente è il modello in cima all'intera gamma della casa giapponese. Leggendo le due recensioni precedenti, noterete che abbiamo segnalato modi di suonare piuttosto diversi tra i modelli TT e TS, riscontrando un “family feeling” presente ma non eccessivamente marcato. E' come se il progettista cercasse una sua strada alla ricerca di un suono non ancora raggiunto appieno. E' quindi con curiosità che ascoltiamo l'ultima fatica IKEDA, che potrebbe riservarci qualche sorpresa. I primi due modelli sono in grado di soddisfare ampiamente le esigenze di buona parte degli appassionati di analogico, della KAI diremo oggi.
L'estetica della KAI è molto simile a quella dei precedenti modelli; semplice, liscia, arrotondata sul frontale e con la scritta che identifica il modello sul lato sinistro, in modo da risultare visibile sul lato esterno del braccio.
Queste le caratteristiche tecniche:
Type: MC cartridg
Output Voltage: 0.19 mVrms (1kHz 35.4mm/sec., at 45°peak)
Coil Impedance: 2.5 ohms (1kHz)
Appropriate Stylus Force: 1.8 grams ±0.2 grams
Frequency Response: 10Hz ~ 45kHz
Channel Separation: over 27dB (1kHz)
Channel Balance: within 1.0dB (1kHz)
Stylus Chip: Micro-ridge solid pure Diamond
Cantilever: made of Boron.
Top Panel: made of the strongest Titanium
Weight: 11.5 grams
Compliance: 7 x 10-6cm/dyne
Niente di particolarmente complesso, quindi. Il livello di uscita è sufficiente per chi abbia uno stadio phono con un buon guadagno, non costringendo all'interposizione di uno step-up. Come sapete, chi scrive è generalmente contrario all'uso degli step-up, se non giustificato da condizioni particolari.
E' evidente che se possedete un pre phono, magari a valvole, di guadagno limitato, sarete costretti ad utilizzare i trasformatori, aggiungendo alla catena un altra coppia di cavi di segnale, ulteriori connessioni e centinaia di metri di filo avvolti su un nucleo. Resto quindi dell'idea che, se non assolutamente necessario, gli step-up si possano/debbano evitare. I 68 dB del mio phono Einstein The Turntable's Choice Balanced, sono risultati più che sufficienti per amplificare il non troppo debole segnale della KAI e portarlo ad un livello simile a quello della mia sorgente digitale.
Vuoi vedere che, a conti fatti, mettere in piedi un buon setup analogico è meno complicato? Un buon giradischi, non necessariamente molto costoso, necessita di poco più che una messa in bolla. Le regolazioni del braccio si limitano a verificare forza di appoggio della testina secondo le istruzioni e VTA. Una buona dima per il montaggio della testina, una spazzola per pulire i dischi e siete a posto. Il resto, tipo macchina lava dischi, è utile ma non indispensabile.
Con l'analogico possiamo ottenere un vantaggio economico, a prescindere dal costo d'acquisto degli apparecchi. Troviamo vinili usati a cifre che partono da 1 euro, mentre i files ad alta risoluzione, se non li rubiamo copiandoli, costano uno sproposito. E' vero che si possono trovare CD a prezzi molto bassi ma il piacere d'ascolto che vi daranno non è paragonabile a quello di un buon vinile. Il vecchio sistema del chiodo che ara un solco, può ancora dire la sua. E la dice.
Ecco infatti una nuova testina IKEDA, che giunge felicemente tra le nostre mani.
Dopo aver provato la 9TT e la 9TS, mancava solo la nuova KAI, definita dalla stessa IKEDA “Flagship”. In effetti, attualmente è il modello in cima all'intera gamma della casa giapponese. Leggendo le due recensioni precedenti, noterete che abbiamo segnalato modi di suonare piuttosto diversi tra i modelli TT e TS, riscontrando un “family feeling” presente ma non eccessivamente marcato. E' come se il progettista cercasse una sua strada alla ricerca di un suono non ancora raggiunto appieno. E' quindi con curiosità che ascoltiamo l'ultima fatica IKEDA, che potrebbe riservarci qualche sorpresa. I primi due modelli sono in grado di soddisfare ampiamente le esigenze di buona parte degli appassionati di analogico, della KAI diremo oggi.
L'estetica della KAI è molto simile a quella dei precedenti modelli; semplice, liscia, arrotondata sul frontale e con la scritta che identifica il modello sul lato sinistro, in modo da risultare visibile sul lato esterno del braccio.
Queste le caratteristiche tecniche:
Type: MC cartridg
Output Voltage: 0.19 mVrms (1kHz 35.4mm/sec., at 45°peak)
Coil Impedance: 2.5 ohms (1kHz)
Appropriate Stylus Force: 1.8 grams ±0.2 grams
Frequency Response: 10Hz ~ 45kHz
Channel Separation: over 27dB (1kHz)
Channel Balance: within 1.0dB (1kHz)
Stylus Chip: Micro-ridge solid pure Diamond
Cantilever: made of Boron.
Top Panel: made of the strongest Titanium
Weight: 11.5 grams
Compliance: 7 x 10-6cm/dyne
Niente di particolarmente complesso, quindi. Il livello di uscita è sufficiente per chi abbia uno stadio phono con un buon guadagno, non costringendo all'interposizione di uno step-up. Come sapete, chi scrive è generalmente contrario all'uso degli step-up, se non giustificato da condizioni particolari.
E' evidente che se possedete un pre phono, magari a valvole, di guadagno limitato, sarete costretti ad utilizzare i trasformatori, aggiungendo alla catena un altra coppia di cavi di segnale, ulteriori connessioni e centinaia di metri di filo avvolti su un nucleo. Resto quindi dell'idea che, se non assolutamente necessario, gli step-up si possano/debbano evitare. I 68 dB del mio phono Einstein The Turntable's Choice Balanced, sono risultati più che sufficienti per amplificare il non troppo debole segnale della KAI e portarlo ad un livello simile a quello della mia sorgente digitale.
Montata e regolata la testina in pochi istanti grazie alla geniale dima del braccio Graham, possiamo iniziare gli ascolti, anche perché del rodaggio si è già occupato il distributore italiano. A tal proposito, ci è stato giustamente chiesto di riportare un comunicato della IT Industry Co. Ltd, proprietaria del marchio IKEDA, che riprendiamo dal sito del Distributore italiano:
“Chiunque vende bracci, testine e/o accessori IKEDA su e-Bay e/o in negozi internet on-line non è un nostro concessionario/distributore, né ha alcun rapporto con noi. Alcune parti e componenti con il marchio IKEDA non sono prodotti originali. Ikeda Sound Labs e IT Industry Company Ltd. non forniranno alcuna garanzia nè servizio post-vendita per prodotti acquistati su e-Bay o negozi internet on-line. Su questo faranno fede i numeri di serie, e il Certificato di garanzia della IT Industry Co. Ltd che viene allegato a tutto il materiale Ikeda di provenienza regolare, con annesso anche il nominativo del Distributore a cui è destinato tale materiale; che nel caso del territorio Italiano è DNAUDIO”.
Dopo alcune prove, stabilisco che il carico ideale della KAI nel mio impianto è 300 Ohm, a fronte di un range dichiarato dalla Casa che va da 100 a 1000 Ohm. Con quest'ultimo valore il suono diventa isterico e fastidioso, mentre con valori attorno ai 100 Ohm il basso risulta troppo asciutto e la dinamica leggermente compressa. Ribadisco che i 300 Ohm hanno funzionato nel mio impianto e che in altri contesti è sempre il caso di usare le proprie orecchie.
Questo l'impianto nel quale la KAI è stata inserita:
giradischi Basis 2001, braccio Graham 2.2, testina Lyra Kleos, pre phono: Einstein "The Turntable's Choice" bilanciato, lettore CD/SACD Yamaha CD-S3000, lettore multimediale: Oppo 105 D, preamplificatore: MBL 4006, finali: Bryston 7B ST, diffusori: JBL 4350B, cavi di segnale: MIT Oracle MA-X Proline, MIT Shotgun S2 RCA, Transparent Super XLR, Transparent Super RCA, LAT International XLR, cavi di potenza: MIT Magnum MA, Vovox Initio, cavo USB MIT SL-Matrix USB, cavi di alimentazione: MIT Shotgun AC 1, Black Noise Pearl ed altri auto-costruiti, distributore di rete: Lector Edison 230/8, filtro di rete: Black Noise 2500.
“Science Fiction”, il vinile a 45 giri dei The Singhs (Redstar), che abbiamo recensito qui, mostra subito un basso autorevole, esteso e perfettamente controllato in ogni sfumatura, conferendo a questo disco sonorità appropriate e molto godibili.
“Way Out West” di Sonny Rollins, in edizione Analogue Productions a 45 giri, suona con un'estensione in frequenza particolarmente ampia. I piatti della batteria sono molto realistici ed il contrabbasso è chiaro ma al contempo dotato di un notevole corpo. La presenza del sax del jazzista americano è stupefacente.
Lasciamo ancora la cinghia del Basis sulla puleggia dei 45 giri e passiamo ad un vinile Pablo Records: “The Timekeepers – Count Basie Meets Oscar Peterson”, rimasterizzato da Acoustech. Capisco che già i due nomi citati predispongano all'indulgenza ma da qui a dire che non ci sono parole per questo suono, ce ne corre. Tra l'altro, il mio mestiere consiste proprio nel trovare le parole e scriverle, che altrimenti cosa mi hanno mandato a fare l'IKEDA? E quindi le parole le trovo: sto ascoltando suoni che nessun digitale, allo stato attuale, potrà mai darvi. Ciò che mi colpisce da subito sono, ancora una volta, i piatti della batteria, mai così cristallini e metallici allo stesso tempo. Anche il pianoforte è fantastico ma lo approfondiremo dopo. Del suono del contrabbasso ho già parlato prima e non potrei che ripetermi. Ogni corda pizzicata è una gioia per le orecchie.
“Chiunque vende bracci, testine e/o accessori IKEDA su e-Bay e/o in negozi internet on-line non è un nostro concessionario/distributore, né ha alcun rapporto con noi. Alcune parti e componenti con il marchio IKEDA non sono prodotti originali. Ikeda Sound Labs e IT Industry Company Ltd. non forniranno alcuna garanzia nè servizio post-vendita per prodotti acquistati su e-Bay o negozi internet on-line. Su questo faranno fede i numeri di serie, e il Certificato di garanzia della IT Industry Co. Ltd che viene allegato a tutto il materiale Ikeda di provenienza regolare, con annesso anche il nominativo del Distributore a cui è destinato tale materiale; che nel caso del territorio Italiano è DNAUDIO”.
Dopo alcune prove, stabilisco che il carico ideale della KAI nel mio impianto è 300 Ohm, a fronte di un range dichiarato dalla Casa che va da 100 a 1000 Ohm. Con quest'ultimo valore il suono diventa isterico e fastidioso, mentre con valori attorno ai 100 Ohm il basso risulta troppo asciutto e la dinamica leggermente compressa. Ribadisco che i 300 Ohm hanno funzionato nel mio impianto e che in altri contesti è sempre il caso di usare le proprie orecchie.
Questo l'impianto nel quale la KAI è stata inserita:
giradischi Basis 2001, braccio Graham 2.2, testina Lyra Kleos, pre phono: Einstein "The Turntable's Choice" bilanciato, lettore CD/SACD Yamaha CD-S3000, lettore multimediale: Oppo 105 D, preamplificatore: MBL 4006, finali: Bryston 7B ST, diffusori: JBL 4350B, cavi di segnale: MIT Oracle MA-X Proline, MIT Shotgun S2 RCA, Transparent Super XLR, Transparent Super RCA, LAT International XLR, cavi di potenza: MIT Magnum MA, Vovox Initio, cavo USB MIT SL-Matrix USB, cavi di alimentazione: MIT Shotgun AC 1, Black Noise Pearl ed altri auto-costruiti, distributore di rete: Lector Edison 230/8, filtro di rete: Black Noise 2500.
“Science Fiction”, il vinile a 45 giri dei The Singhs (Redstar), che abbiamo recensito qui, mostra subito un basso autorevole, esteso e perfettamente controllato in ogni sfumatura, conferendo a questo disco sonorità appropriate e molto godibili.
“Way Out West” di Sonny Rollins, in edizione Analogue Productions a 45 giri, suona con un'estensione in frequenza particolarmente ampia. I piatti della batteria sono molto realistici ed il contrabbasso è chiaro ma al contempo dotato di un notevole corpo. La presenza del sax del jazzista americano è stupefacente.
Lasciamo ancora la cinghia del Basis sulla puleggia dei 45 giri e passiamo ad un vinile Pablo Records: “The Timekeepers – Count Basie Meets Oscar Peterson”, rimasterizzato da Acoustech. Capisco che già i due nomi citati predispongano all'indulgenza ma da qui a dire che non ci sono parole per questo suono, ce ne corre. Tra l'altro, il mio mestiere consiste proprio nel trovare le parole e scriverle, che altrimenti cosa mi hanno mandato a fare l'IKEDA? E quindi le parole le trovo: sto ascoltando suoni che nessun digitale, allo stato attuale, potrà mai darvi. Ciò che mi colpisce da subito sono, ancora una volta, i piatti della batteria, mai così cristallini e metallici allo stesso tempo. Anche il pianoforte è fantastico ma lo approfondiremo dopo. Del suono del contrabbasso ho già parlato prima e non potrei che ripetermi. Ogni corda pizzicata è una gioia per le orecchie.
Non so se il resto degli ascolti confermerà queste prime impressioni ma al momento mi viene da pensare che i Signori di IKEDA (mi piace credere che, come afferma il sito, il quasi novantenne IKEDA San assembli ancora personalmente i suoi prodotti) si introducano nottetempo in casa mia, e mettano a punto la KAI col mio impianto. Il risultato, infatti, è davvero incantevole. Tra l'altro, non ricordavo una simile escursione dinamica tra i pianissimo ed i fortissimo di Oscar Peterson. Quando pesta sulla tastiera, sembra sollevarmi dal divano.
Tra un disco e l'altro, noto una grande capacità di tracciamento ed una silenziosità non comune mentre scorre tra i solchi.
Siccome nelle istruzioni della KAI non c'è scritto che si possa usare solo con dischi Jazz o di Classica, prendo il doppio vinile “Tommy” degli Who (Polydor) e do fuoco alle polveri, come si suol dire. La voce di Daltrey è bellissima, più bella che mai. Metto a fuoco una vaga impressione che avevo avuto durante gli ascolti precedenti, di un lieve arretramento della gamma più acuta. Una caratteristica voluta, non certamente un difetto. La KAI non ha, ad esempio, il nervosismo e lo scatto fulmineo della Lyra Kleos, legge la musica interpretandola diversamente. Avete presenti due direttori d'orchestra con opinioni diverse sulla stessa partitura? Il pubblico, con loro, si dividerà a seconda del background culturale e farà la propria scelta; così succederà con questa fuoriclasse. In basso, invece, stupisce per autorevolezza ed estensione, superiori a quelli della collega che risiede stabilmente nel mio impianto (e che, ad onor del vero, costa circa 1/3).
L'atmosfera che questa KAI riesce a creare durante l'ascolto di “Nebraska” di Bruce Springsteen (CBS) è magica e ricorda quello che il Boss trasmette dal vivo, davanti a decine di migliaia di spettatori. E mi ricorda che sono ormai passati due anni dall'ultimo suo concerto al quale ho assistito; spero torni in Italia quanto prima.
Quello delle “6 Introduttioni Teatrali” di Pietro Antonio Locatelli (Foné) si rivela un ascolto esente da critiche. L'Orchestra da Camera del Festival di Brescia e Bergamo è esaltata dalla stupenda incisione ad opera di Giulio Cesare Ricci e da un fonorivelatore che tratta con fermezza, rispetto e rigore il suono di ogni strumento. Il clavicembalo, poi, è davvero perfetto. Emerge solo a tratti dal tappeto orchestrale, come dev'essere nella realtà ed è sempre dotato del giusto corpo. La posizione degli strumenti nello spazio e chiaramente delineata.
Nel “Miserere” di Arvo Part (ECM) v'era nascosto un pedale d'organo impressionante e sono contento di scoprirlo oggi, con questa KAI. Quale rovescio della medaglia, le campane tubolari sono meno squillanti del solito, come se fossero posizionate più lontane dal microfono di ripresa.
Nel primo movimento della Sinfonia dal Nuovo Mondo di Dvoràk (DECCA FFSS), diretta da Rafael Kubelik ed eseguita dalla Vienna Philharmonic, vi sono delle escursioni dinamiche molto ampie e la KAI le riproduce con un'energia spaventosa. Anche i timpani, che in questa registrazione sono piuttosto in evidenza, impressionano per realismo e velocità.
Viene spontaneo, a fine ascolti, confrontare questa KAI con le sorelle minori, la 9TT e 9TS. Come accennato all'inizio, non v'è un imprinting tonale che faccia subito stabilire un grado di parentela certo tra le tre. Hanno alcune caratteristiche in comune, ad esempio la gamma media di livello molto elevato, ma non si comportano tutte allo stesso modo variando il genere musicale. La più “onnivora” è la TS, che suona tutto senza difficoltà e lo fa molto bene. La TT preferisce musica più intimistica e vi scava a fondo, facendovi scoprire un mondo nuovo tra i solchi che pure pensavate di conoscere bene. La KAI somma le caratteristiche di entrambe e le porta a livelli ben superiori. Neanche lei può essere proclamata regina di neutralità ma non è questa caratteristica che in IKEDA hanno cercato, evidentemente.
Un accenno al prezzo, che è alto. Anzi, che è molto alto. Nella mia ignoranza tecnico/commerciale nel settore delle testine fonografiche faccio fatica a giustificare i prezzi di quasi tutti i fonorivelatori, sinceramente. Penso sia già molto cara anche la mia Lyra, che costa 2.600 euro. Ma forse mi sfugge qualcosa, visto che i produttori più importanti hanno a listino testine che superano anche i 20.000 euro. Se consideriamo quindi che questa IKEDA si colloca nella fascia media (!) del mercato, possiamo dire che l’IKEDA KAI si può tranquillamente candidare tra le testine papabili in un impianto di alto livello, grazie al suo suono ed alla realizzazione esente da critiche. Gran bell’oggetto.
Angelo Jasparro
Distributore per l'Italia: DNAUDIO
Produttore: Ikeda
Prezzo: euro 7295,00
Tra un disco e l'altro, noto una grande capacità di tracciamento ed una silenziosità non comune mentre scorre tra i solchi.
Siccome nelle istruzioni della KAI non c'è scritto che si possa usare solo con dischi Jazz o di Classica, prendo il doppio vinile “Tommy” degli Who (Polydor) e do fuoco alle polveri, come si suol dire. La voce di Daltrey è bellissima, più bella che mai. Metto a fuoco una vaga impressione che avevo avuto durante gli ascolti precedenti, di un lieve arretramento della gamma più acuta. Una caratteristica voluta, non certamente un difetto. La KAI non ha, ad esempio, il nervosismo e lo scatto fulmineo della Lyra Kleos, legge la musica interpretandola diversamente. Avete presenti due direttori d'orchestra con opinioni diverse sulla stessa partitura? Il pubblico, con loro, si dividerà a seconda del background culturale e farà la propria scelta; così succederà con questa fuoriclasse. In basso, invece, stupisce per autorevolezza ed estensione, superiori a quelli della collega che risiede stabilmente nel mio impianto (e che, ad onor del vero, costa circa 1/3).
L'atmosfera che questa KAI riesce a creare durante l'ascolto di “Nebraska” di Bruce Springsteen (CBS) è magica e ricorda quello che il Boss trasmette dal vivo, davanti a decine di migliaia di spettatori. E mi ricorda che sono ormai passati due anni dall'ultimo suo concerto al quale ho assistito; spero torni in Italia quanto prima.
Quello delle “6 Introduttioni Teatrali” di Pietro Antonio Locatelli (Foné) si rivela un ascolto esente da critiche. L'Orchestra da Camera del Festival di Brescia e Bergamo è esaltata dalla stupenda incisione ad opera di Giulio Cesare Ricci e da un fonorivelatore che tratta con fermezza, rispetto e rigore il suono di ogni strumento. Il clavicembalo, poi, è davvero perfetto. Emerge solo a tratti dal tappeto orchestrale, come dev'essere nella realtà ed è sempre dotato del giusto corpo. La posizione degli strumenti nello spazio e chiaramente delineata.
Nel “Miserere” di Arvo Part (ECM) v'era nascosto un pedale d'organo impressionante e sono contento di scoprirlo oggi, con questa KAI. Quale rovescio della medaglia, le campane tubolari sono meno squillanti del solito, come se fossero posizionate più lontane dal microfono di ripresa.
Nel primo movimento della Sinfonia dal Nuovo Mondo di Dvoràk (DECCA FFSS), diretta da Rafael Kubelik ed eseguita dalla Vienna Philharmonic, vi sono delle escursioni dinamiche molto ampie e la KAI le riproduce con un'energia spaventosa. Anche i timpani, che in questa registrazione sono piuttosto in evidenza, impressionano per realismo e velocità.
Viene spontaneo, a fine ascolti, confrontare questa KAI con le sorelle minori, la 9TT e 9TS. Come accennato all'inizio, non v'è un imprinting tonale che faccia subito stabilire un grado di parentela certo tra le tre. Hanno alcune caratteristiche in comune, ad esempio la gamma media di livello molto elevato, ma non si comportano tutte allo stesso modo variando il genere musicale. La più “onnivora” è la TS, che suona tutto senza difficoltà e lo fa molto bene. La TT preferisce musica più intimistica e vi scava a fondo, facendovi scoprire un mondo nuovo tra i solchi che pure pensavate di conoscere bene. La KAI somma le caratteristiche di entrambe e le porta a livelli ben superiori. Neanche lei può essere proclamata regina di neutralità ma non è questa caratteristica che in IKEDA hanno cercato, evidentemente.
Un accenno al prezzo, che è alto. Anzi, che è molto alto. Nella mia ignoranza tecnico/commerciale nel settore delle testine fonografiche faccio fatica a giustificare i prezzi di quasi tutti i fonorivelatori, sinceramente. Penso sia già molto cara anche la mia Lyra, che costa 2.600 euro. Ma forse mi sfugge qualcosa, visto che i produttori più importanti hanno a listino testine che superano anche i 20.000 euro. Se consideriamo quindi che questa IKEDA si colloca nella fascia media (!) del mercato, possiamo dire che l’IKEDA KAI si può tranquillamente candidare tra le testine papabili in un impianto di alto livello, grazie al suo suono ed alla realizzazione esente da critiche. Gran bell’oggetto.
Angelo Jasparro
Distributore per l'Italia: DNAUDIO
Produttore: Ikeda
Prezzo: euro 7295,00