McIntosh C52, McIntosh MC301
Un giorno di qualche settimana fa, mentre ero in ufficio alle prese col lavoro, mi arriva una telefonata: “Ciao, sono Marco, ci sei domani? Vengo a scaricarti una bancalata di roba”. Sorpreso dall'improvvisata, ho appena la prontezza di spirito di chiedere cosa mi avrebbe portato ed ho afferrato due marchi: McIntosh e Monitor Audio. Per ora mettiamo la parte la curiosità per le Monitor Audio, soprattutto dopo aver ascoltato i loro top di gamma all'ultima esposizione di Monaco, e concentriamoci sulle amplificazioni americane, che sono sempre più che benvenute nella mia casa.
Arriva quindi l'indomani, col suo carico di apparecchi da ascoltare e da descrivere all'affezionato pubblico di Audio-Activity.com, che tra l'altro cresce ogni giorno di più.
Per la descrizione dell'azienda McIntosh e cosa personalmente penso dei suoi apparecchi, vi rimando alle precedenti recensioni: McIntosh C220 + MC302, McIntosh D100, McIntosh MCT450 McIntosh D150. La nostra politica prevede recensioni piuttosto stringate, perché siamo convinti che il livello di attenzione che si presta leggendo sul computer, non sia tale da mantenersi elevato troppo a lungo.
Arriva quindi l'indomani, col suo carico di apparecchi da ascoltare e da descrivere all'affezionato pubblico di Audio-Activity.com, che tra l'altro cresce ogni giorno di più.
Per la descrizione dell'azienda McIntosh e cosa personalmente penso dei suoi apparecchi, vi rimando alle precedenti recensioni: McIntosh C220 + MC302, McIntosh D100, McIntosh MCT450 McIntosh D150. La nostra politica prevede recensioni piuttosto stringate, perché siamo convinti che il livello di attenzione che si presta leggendo sul computer, non sia tale da mantenersi elevato troppo a lungo.

Questa volta, l'accoppiata classica pre e finale diventa un terzetto, essendo gli MC301 monofonici. E di questi ultimi cominceremo a parlare.
La loro semplicità quali amplificatori di potenza ci impegna ben poco. Il frontale è quello classico della Casa di Binghamton, col solito spettacolare vu-meter blu nel centro, il pannello in vetro nero, i due profili verticali color alluminio e, invede delle solite manopole, due tasti neri che hanno la funzione di alimentare l'apparecchio per quello di destra, mentre quello a sinistra accende o spegne l'illuminazione del vu-meter. Sotto lo strumento di misura della potenza erogata, il marchio in verde con la descrizione dell'apparecchio.
Completa la parte posteriore, che prevede la solita vaschetta IEC, l'interruttore per scegliere tra ingressi bilanciati e sbilanciati, le prese XLR e RCA, i 6 bellissimi connettori proprietari per le uscite a 2,4 o 8 Ohm, i connettori per il comando dell'apparecchio attraverso un pre McIntosh e l'interruttore per lo spegnimento automatico in assenza di segnale.
Vediamo una sintesi le caratteristiche tecniche che ci fornisce il costruttore, saltando le descrizioni da depliant, che si possono trovare ovunque, se interessano. Potenza: 300 Watt per canale su tutte le impedenze previste dai morsetti di uscita. Banda passante: 20 – 20000 Hz +/- 0.25 dB. Peso: 30.4 Kg. Come tutti gli amplificatori McIntosh di alto livello, anche questo è provvisto dei trasformatori d'uscita ed impiega la tecnologia “Quad Balanced”.
La finitura, al solito, è impeccabile, da qualsiasi lato si guardi l'apparecchio. Se posso darvi un consiglio, quando dovete estrarlo dall'imballaggio fatevi aiutare, anche perché è assicurato al fondo del cartone con due viti e bisogna rovesciarlo per svitarlo. A proposito di imballaggio, il solito robustissimo doppio cartone è garanzia di integrità dell'elettronica anche in caso di trasporto “sbadato”, se così lo vogliamo definire.
Ecco, che altro aggiungere nella descrizione di un finale di potenza, apparecchio intrigante nell'immaginario collettivo, che deve fornire ai diffusori tanta potenza, a fronte di un debole segnale in ingresso?
La loro semplicità quali amplificatori di potenza ci impegna ben poco. Il frontale è quello classico della Casa di Binghamton, col solito spettacolare vu-meter blu nel centro, il pannello in vetro nero, i due profili verticali color alluminio e, invede delle solite manopole, due tasti neri che hanno la funzione di alimentare l'apparecchio per quello di destra, mentre quello a sinistra accende o spegne l'illuminazione del vu-meter. Sotto lo strumento di misura della potenza erogata, il marchio in verde con la descrizione dell'apparecchio.
Completa la parte posteriore, che prevede la solita vaschetta IEC, l'interruttore per scegliere tra ingressi bilanciati e sbilanciati, le prese XLR e RCA, i 6 bellissimi connettori proprietari per le uscite a 2,4 o 8 Ohm, i connettori per il comando dell'apparecchio attraverso un pre McIntosh e l'interruttore per lo spegnimento automatico in assenza di segnale.
Vediamo una sintesi le caratteristiche tecniche che ci fornisce il costruttore, saltando le descrizioni da depliant, che si possono trovare ovunque, se interessano. Potenza: 300 Watt per canale su tutte le impedenze previste dai morsetti di uscita. Banda passante: 20 – 20000 Hz +/- 0.25 dB. Peso: 30.4 Kg. Come tutti gli amplificatori McIntosh di alto livello, anche questo è provvisto dei trasformatori d'uscita ed impiega la tecnologia “Quad Balanced”.
La finitura, al solito, è impeccabile, da qualsiasi lato si guardi l'apparecchio. Se posso darvi un consiglio, quando dovete estrarlo dall'imballaggio fatevi aiutare, anche perché è assicurato al fondo del cartone con due viti e bisogna rovesciarlo per svitarlo. A proposito di imballaggio, il solito robustissimo doppio cartone è garanzia di integrità dell'elettronica anche in caso di trasporto “sbadato”, se così lo vogliamo definire.
Ecco, che altro aggiungere nella descrizione di un finale di potenza, apparecchio intrigante nell'immaginario collettivo, che deve fornire ai diffusori tanta potenza, a fronte di un debole segnale in ingresso?

In effetti non resta molto, e quindi passiamo al preamplificatore C52, sul quale dovremo soffermarci un bel po', visto che si tratta di un complesso apparecchio in grado di soddisfare anche le necessità dei più esigenti tra gli appassionati di audio.
Si potrebbe dire che permette qualsiasi cosa, se non fosse che tra il breve tempo che intercorre tra quando scrivo questa recensione e la sua pubblicazione, qualcuno si sarà inventato qualcosa tipo la super-ultra-mega-alta-risoluzione ed il povero C52, appena presentato, sarà già rimasto indietro;al solo pensiero mi viene la nausea.
Si sperava che il nostro mondo fosse immune da questa sfrenata e spesso inutile corsa all'ultima tecnologia, ma purtroppo non ce l'ha fatta. Il tarlo del digitale è penetrato anche nei nostri una volta rassicuranti apparecchi.
Cominciamo dall’inizio: siamo al cospetto di una stupenda macchina tuttofare, il top tra i preamplificatgori McIntosh a stato solido. Cominciamo ad elencare tutto ciò che è in grado di fare, quindi mettetevi comodi.
In primis, è un preamplificatore dotato di ingressi analogici, bilanciati e sbilanciati, che descriveremo analizzando il pannello posteriore, e di un equalizzatore analogico ad 8 bande, naturalmente escludibile. Non manca l’ottima uscita cuffia, caratteristica di molti amplificatori McIntosh.
La parte digitale è completissima e prevede 1 ingresso USB che accetta segnali PCM fino a 32 bit/384 kHz, DSD da 64 a 256, DXD 352.8 kHz e DXD 384 kHz. Vi sono poi 2 ingressi coassiali, 3 ottici, oltre al collegamento digitale proprietario, per il collegamento della meccanica MCT450, da noi già recensita qui, che permette di leggere e veicolare il segnale dei SACD.
Più avanti descriveremo tutte le caratteristiche di questa fantastica macchina da musica, aiutandoci col completo manuale d’istruzioni, cercando di non tralasciare cose importanti.
Al solito, cominciamo dal pannello frontale in vetro, che ospita i due classici Vu-meter, che in questo caso misurano il livello d’uscita in dB. La loro utilità è inferiore a quella dei finali, che misurano la potenza d’uscita, ma a parte la coreografia, possono essere utili per controlli sulle uscite a monte dei finali o per chi non possiede finali McIntosh, in caso di differenze tra i due canali. Tra i Vu-meter del solito blu, la scritta classica in verde.
La metà inferiore del pannello ospita, da sinistra, l’uscita cuffia, i tasti per abilitare le due uscite verso i finali di potenza, il display digitale che indica il livello del volume, l’ingresso selezionato e l’eventuale frequenza d’ingresso in caso di segnale digitale, più altre informazioni durante la programmazione delle funzioni. Gli ultimi 3 tasti sono quelli dell’equalizzatore, del mute e dello stand-by.
Tra i Vu-meter ed i comandi appena descritti, la grossa manopola della selezione degli ingressi o dei programmi, le otto più piccole che comandano l’equalizzazione, ed infine la manopola del volume.
Molto bello il telecomando, finalmente all’altezza del blasone della Casa americana.
Si potrebbe dire che permette qualsiasi cosa, se non fosse che tra il breve tempo che intercorre tra quando scrivo questa recensione e la sua pubblicazione, qualcuno si sarà inventato qualcosa tipo la super-ultra-mega-alta-risoluzione ed il povero C52, appena presentato, sarà già rimasto indietro;al solo pensiero mi viene la nausea.
Si sperava che il nostro mondo fosse immune da questa sfrenata e spesso inutile corsa all'ultima tecnologia, ma purtroppo non ce l'ha fatta. Il tarlo del digitale è penetrato anche nei nostri una volta rassicuranti apparecchi.
Cominciamo dall’inizio: siamo al cospetto di una stupenda macchina tuttofare, il top tra i preamplificatgori McIntosh a stato solido. Cominciamo ad elencare tutto ciò che è in grado di fare, quindi mettetevi comodi.
In primis, è un preamplificatore dotato di ingressi analogici, bilanciati e sbilanciati, che descriveremo analizzando il pannello posteriore, e di un equalizzatore analogico ad 8 bande, naturalmente escludibile. Non manca l’ottima uscita cuffia, caratteristica di molti amplificatori McIntosh.
La parte digitale è completissima e prevede 1 ingresso USB che accetta segnali PCM fino a 32 bit/384 kHz, DSD da 64 a 256, DXD 352.8 kHz e DXD 384 kHz. Vi sono poi 2 ingressi coassiali, 3 ottici, oltre al collegamento digitale proprietario, per il collegamento della meccanica MCT450, da noi già recensita qui, che permette di leggere e veicolare il segnale dei SACD.
Più avanti descriveremo tutte le caratteristiche di questa fantastica macchina da musica, aiutandoci col completo manuale d’istruzioni, cercando di non tralasciare cose importanti.
Al solito, cominciamo dal pannello frontale in vetro, che ospita i due classici Vu-meter, che in questo caso misurano il livello d’uscita in dB. La loro utilità è inferiore a quella dei finali, che misurano la potenza d’uscita, ma a parte la coreografia, possono essere utili per controlli sulle uscite a monte dei finali o per chi non possiede finali McIntosh, in caso di differenze tra i due canali. Tra i Vu-meter del solito blu, la scritta classica in verde.
La metà inferiore del pannello ospita, da sinistra, l’uscita cuffia, i tasti per abilitare le due uscite verso i finali di potenza, il display digitale che indica il livello del volume, l’ingresso selezionato e l’eventuale frequenza d’ingresso in caso di segnale digitale, più altre informazioni durante la programmazione delle funzioni. Gli ultimi 3 tasti sono quelli dell’equalizzatore, del mute e dello stand-by.
Tra i Vu-meter ed i comandi appena descritti, la grossa manopola della selezione degli ingressi o dei programmi, le otto più piccole che comandano l’equalizzazione, ed infine la manopola del volume.
Molto bello il telecomando, finalmente all’altezza del blasone della Casa americana.

Il pannello posteriore, pur essendo di buone dimensioni, è affollato di connessioni. 3 ingressi analogici bilanciati, 1 uscita sbilanciata fissa, in caso si volesse collegare un processore HT, provvisto di volume proprio, 4 ingressi sbilanciati, gli ingressi Phono MM ed MC (già, il pre phono è di serie), 3 uscite sia bilanciate che sbilanciate. Nella parte inferiore del telaio, quella cromata, troviamo tutti i connettori per il comando a distanza attraverso altri apparecchi McIntosh, porte dati ed infine gli ingressi digitali, già descritti sopra.
Direi che non manca proprio niente ed anche i più “smanettoni” saranno accontentati.
Le funzioni sono innumerevoli e perciò ne citiamo solo alcune. Il controllo digitale del volume ha una precisione contenuta entro 0.1 dB e lavora a passi di 0.5 dB. L’equalizzatore permette invece regolazioni molto ampie, in un range di +/- 12 dB e mantiene in memoria per ogni ingresso se abbiamo deciso di attivarlo o meno.
Tra le altre regolazioni/programmazioni possibili, vi sono quelle della memorizzazione del livello per ogni ingresso, così da non dover variare il volume a causa dei diversi livelli d’uscita dei vari apparecchi collegati. Ogni ingresso può essere rinominato a piacimento o escluso, per accorciare il percorso di scelta. Naturalmente possiamo regolare il bilanciamento tra i canali, memorizzare se desideriamo la funzione mono o stereo per ogni ingresso, accendere o spegnere le luci dei Vu-meter, l’intensità dell’illuminazione del display, i carichi per le testine, sia MM che MC. Qui ci soffermiamo un attimo per darvi qualche numero: i carichi per le MC sono regolabili per i seguenti valori: 25, 50, 100, 200, 400 o 1000 Ohm, in modo da accontentare tutti, per un guadagno di 60 dB, sufficiente per tutte le testine, salvo che abbiano un’uscita particolarmente bassa. L’ingresso MM permette invece di regolare la capacità tra 50 ed 800 pF, a passi di 50 pF. Il guadagno, in questo caso, è il classico 40 dB.
Per utilizzare l’ingresso USB basta scaricare il driver dal sito McIntosh e seguire le complete istruzioni del manuale, e ci si ritroverà senza alcuna fatica a poter usare tutte le funzioni dell’ingresso in men che non si dica e senza intoppi. La velocità di questa macchina nel riconoscere qualsiasi segnale entri, in qualsiasi degli ingressi, è spaventosa. Gli ingegneri di McIntosh hanno lavorato molto bene e non si notano problemi di gestione dei segnali in nessun caso.
Programmare e sfruttare tutte le caratteristiche di questo preamplificatore avrebbe richiesto tempi biblici, quindi non ho utilizzato l’ingresso USB, anche per non ripetere le stesse prove già svolte con risultati lusinghieri sul D150, visto che il C52 utilizza la stessa circuitazione e componentistica del D150. Però cambiano gli stadi d’uscita, evidentemente, visto che gli ascolti con altre sorgenti digitali o analogiche hanno evidenziato un suono che a mio personale parere è più neutro rispetto al DAC, segno di una cura maggiore impiegata nel progetto. Insomma, il D150 è, secondo McIntosh, un preamplificatore con DAC, ma questo C52, a parte le infinite possibilità previste dal progetto, ha un suono di tutt’altro livello, anche collegato direttamente ai miei finali di riferimento
Direi che non manca proprio niente ed anche i più “smanettoni” saranno accontentati.
Le funzioni sono innumerevoli e perciò ne citiamo solo alcune. Il controllo digitale del volume ha una precisione contenuta entro 0.1 dB e lavora a passi di 0.5 dB. L’equalizzatore permette invece regolazioni molto ampie, in un range di +/- 12 dB e mantiene in memoria per ogni ingresso se abbiamo deciso di attivarlo o meno.
Tra le altre regolazioni/programmazioni possibili, vi sono quelle della memorizzazione del livello per ogni ingresso, così da non dover variare il volume a causa dei diversi livelli d’uscita dei vari apparecchi collegati. Ogni ingresso può essere rinominato a piacimento o escluso, per accorciare il percorso di scelta. Naturalmente possiamo regolare il bilanciamento tra i canali, memorizzare se desideriamo la funzione mono o stereo per ogni ingresso, accendere o spegnere le luci dei Vu-meter, l’intensità dell’illuminazione del display, i carichi per le testine, sia MM che MC. Qui ci soffermiamo un attimo per darvi qualche numero: i carichi per le MC sono regolabili per i seguenti valori: 25, 50, 100, 200, 400 o 1000 Ohm, in modo da accontentare tutti, per un guadagno di 60 dB, sufficiente per tutte le testine, salvo che abbiano un’uscita particolarmente bassa. L’ingresso MM permette invece di regolare la capacità tra 50 ed 800 pF, a passi di 50 pF. Il guadagno, in questo caso, è il classico 40 dB.
Per utilizzare l’ingresso USB basta scaricare il driver dal sito McIntosh e seguire le complete istruzioni del manuale, e ci si ritroverà senza alcuna fatica a poter usare tutte le funzioni dell’ingresso in men che non si dica e senza intoppi. La velocità di questa macchina nel riconoscere qualsiasi segnale entri, in qualsiasi degli ingressi, è spaventosa. Gli ingegneri di McIntosh hanno lavorato molto bene e non si notano problemi di gestione dei segnali in nessun caso.
Programmare e sfruttare tutte le caratteristiche di questo preamplificatore avrebbe richiesto tempi biblici, quindi non ho utilizzato l’ingresso USB, anche per non ripetere le stesse prove già svolte con risultati lusinghieri sul D150, visto che il C52 utilizza la stessa circuitazione e componentistica del D150. Però cambiano gli stadi d’uscita, evidentemente, visto che gli ascolti con altre sorgenti digitali o analogiche hanno evidenziato un suono che a mio personale parere è più neutro rispetto al DAC, segno di una cura maggiore impiegata nel progetto. Insomma, il D150 è, secondo McIntosh, un preamplificatore con DAC, ma questo C52, a parte le infinite possibilità previste dal progetto, ha un suono di tutt’altro livello, anche collegato direttamente ai miei finali di riferimento

Ecco, credo sia arrivato il momento di parlare del suono di queste macchine, che sono state inserite nel solito impianto di riferimento:
giradischi Basis 2001, braccio Graham 2.2, testina Lyra Kleos, pre phono: Einstein "The Turntable's Choice" bilanciato, lettore CD/SACD Yamaha CD-S3000, lettore multimediale: Oppo 105 D, preamplificatore: MBL 4006, finali: Bryston 7B ST, diffusori: JBL 4350B, cavi di segnale: MIT Oracle MA-X Proline, MIT Shotgun S2 RCA, Transparent Super XLR, Transparent Super RCA, cavo phono Cammino PH B 2.2 Ref XLR, cavi di potenza: MIT Magnum MA, Vovox Initio, cavo USB MIT SL-Matrix USB, cavi di alimentazione: MIT Shotgun AC 1, Black Noise Pearl ed altri auto-costruiti, distributore di rete: Lector Edison 230/8, filtro di rete: Black Noise 2500.
Prima di descrivere ciò che ho sentito, lasciatemi dire ancora una volta che il colpo d’occhio fornito da questi stupendi apparecchi è da infarto. Un valore aggiunto che ognuno giudicherà col proprio metro.
Io posso solo dire che ogni volta che vedo queste macchine accese nella mia sala d’ascolto e penso che mi toccherà, prima o poi, renderle al Distributore, mi assale un senso di nostalgia come raramente accade. Perché questo trio suona, e suona piuttosto bene, come vedremo, ma se si aggiunge a questo il desiderio di possesso che consegue al blasone di quest’amplificazione, separarsene diventa triste.
Il duro mestiere del recensore squattrinato, però, prevede anche queste cose e, dopo ormai quasi 15 anni di prove, in qualche modo ci si fa il callo, ci si guarda intorno per provare nuovi apparecchi, ed il “chiodo scaccia chiodo” della nonna, funziona ancora oggi.
Gli ascolti cominciano con un vinile Philips: Haydn Klaviertrios Nr. 13, 16, 17, eseguiti dal Beaux Arts Trio. L’ensemble prevede pianoforte, violino e violoncello. La registrazione è di una naturalezza sorprendente e i due (anzi, tre) McIntosh lasciano passare tutto con buona trasparenza e linearità, forse sottolineando appena la gamma medioalta, che è comunque levigata e dolce quanto serve a ricreare un’atmosfera d’ascolto rilassante e piacevole. Tra l’altro, questa sottolineatura fa capolino solo ad un volume che forse è persino più elevato di quanto sarebbe corretto mantenere durante l’ascolto di questo genere musicale.
Conoscete poco Haydn? Vi consiglio di approfondire quanto prima le composizioni di questo grande della storia della musica. E mentre scrivo qualche appunto, mi colpisce il realismo del contrabbasso, posto sulla destra, che sembra davvero essere presente nella mia sala d’ascolto.
In apparente contrasto con la seriosa livrea di queste amplificazioni, ecco girare sul piatto “Stormbringer” dei Deep Purple, (LP EMI). I Vu-meter dei finali cominciano a danzare con ampie oscillazioni, toccando livelli piuttosto elevati. Quando serve cattiveria, non manca a queste compassate macchine da musica. Il pulsare del basso elettrico, così come le sibilanti della voce presenti in questa registrazione, escono senza veli dai diffusori.
Approfitto di questa occasione “profana” per divertirmi un po’ con l’equalizzatore.
Ottima realizzazione; trasparenza assoluta. Coi controlli in flat, non riesco a percepire differenze attivandolo o escludendolo. I controlli delle frequenze sono ben centrati sulle normali esigenze casalinghe e le regolazioni sin troppo ampie, da utilizzare con criterio. Uno strumento che può risultare particolarmente utile per correggere qualche problema ambientale o nella registrazione e qualche colorazione di troppo dei diffusori, ove ve ne siano.
E poi, inutile vergognarsi se si vuole riascoltare qualche vinile “disco” degli anni ‘70 o ‘80 come si faceva allora nelle discoteche. Se i vostri diffusori lo permettono, una bella esaltazione delle prime tre manopole a sinistra, e sarete catapultati 40 anni indietro, grazie al potere evocativo di suoni e musica.
Non abbiamo più molto spazio per descrivere gli ascolti e quindi provo a riepilogare il carattere sonoro di questi classici dell’amplificazione mondiale.
I finali, forti dei loro 300 W su tutti i carichi da 2 ad 8 Ohm, sono in grado di pilotare in scioltezza buona parte dei diffusori in commercio, a volumi anche elevati, e con buona dinamica. Se invece i vostri diffusori sono un carico difficile o richiedono molta corrente, il consiglio è di passare ai modelli superiori 601, che raddoppiano la potenza di uscita. Ma nella maggior parte dei casi, se non dovete sonorizzare grandi ambienti, questi 301 faranno il loro dovere, mantenendo dimensioni e peso accettabili e con discrezione anche dal punto di vista estetico, per uno street price che appare adeguato.
Il preamplificatore mi ha colpito invece in modo particolare. E’ una vera e propria centrale di controllo di un impianto audio ma anche video. Accetta e converte tutti i segnali digitali, offre ingressi ed uscite a profusione, per quante sorgenti possiate avere nella vostra casa, compresi ingressi phono MM ed MC di buona qualità, ed un’uscita cuffia molto curata.
Il suo suono è inoltre un esempio di trasparenza e neutralità. Il tutto offerto, in questo caso, ad un prezzo che definire competitivo è anche poco, se solo si pensa a sommare il valore di pre phono, DAC, equalizzatore, preamplificatore linea.
Una macchina da acquistare con la massima tranquillità, una volta appurata la compatibilità col resto del vostro impianto.
E credete sia necessario ribadire ancora una volta la tenuta del valore di queste macchine sul mercato dell’usato?
Se siete in cerca di nuove amplificazioni, andate dal vostro rivenditore di fiducia con un amico (i finali sono pesanti) e portatevele a casa da provare, abbandonando i pregiudizi da forum, fregandovene di quanto affermato dal guru di turno.
Angelo Jasparro
Produttore: McIntosh Laboratory, Inc.
Distributore per l'Italia: MPI Electronic
Prezzo C52: euro 10.200,00
Prezzo MC301: euro 7.500,00 cad.
giradischi Basis 2001, braccio Graham 2.2, testina Lyra Kleos, pre phono: Einstein "The Turntable's Choice" bilanciato, lettore CD/SACD Yamaha CD-S3000, lettore multimediale: Oppo 105 D, preamplificatore: MBL 4006, finali: Bryston 7B ST, diffusori: JBL 4350B, cavi di segnale: MIT Oracle MA-X Proline, MIT Shotgun S2 RCA, Transparent Super XLR, Transparent Super RCA, cavo phono Cammino PH B 2.2 Ref XLR, cavi di potenza: MIT Magnum MA, Vovox Initio, cavo USB MIT SL-Matrix USB, cavi di alimentazione: MIT Shotgun AC 1, Black Noise Pearl ed altri auto-costruiti, distributore di rete: Lector Edison 230/8, filtro di rete: Black Noise 2500.
Prima di descrivere ciò che ho sentito, lasciatemi dire ancora una volta che il colpo d’occhio fornito da questi stupendi apparecchi è da infarto. Un valore aggiunto che ognuno giudicherà col proprio metro.
Io posso solo dire che ogni volta che vedo queste macchine accese nella mia sala d’ascolto e penso che mi toccherà, prima o poi, renderle al Distributore, mi assale un senso di nostalgia come raramente accade. Perché questo trio suona, e suona piuttosto bene, come vedremo, ma se si aggiunge a questo il desiderio di possesso che consegue al blasone di quest’amplificazione, separarsene diventa triste.
Il duro mestiere del recensore squattrinato, però, prevede anche queste cose e, dopo ormai quasi 15 anni di prove, in qualche modo ci si fa il callo, ci si guarda intorno per provare nuovi apparecchi, ed il “chiodo scaccia chiodo” della nonna, funziona ancora oggi.
Gli ascolti cominciano con un vinile Philips: Haydn Klaviertrios Nr. 13, 16, 17, eseguiti dal Beaux Arts Trio. L’ensemble prevede pianoforte, violino e violoncello. La registrazione è di una naturalezza sorprendente e i due (anzi, tre) McIntosh lasciano passare tutto con buona trasparenza e linearità, forse sottolineando appena la gamma medioalta, che è comunque levigata e dolce quanto serve a ricreare un’atmosfera d’ascolto rilassante e piacevole. Tra l’altro, questa sottolineatura fa capolino solo ad un volume che forse è persino più elevato di quanto sarebbe corretto mantenere durante l’ascolto di questo genere musicale.
Conoscete poco Haydn? Vi consiglio di approfondire quanto prima le composizioni di questo grande della storia della musica. E mentre scrivo qualche appunto, mi colpisce il realismo del contrabbasso, posto sulla destra, che sembra davvero essere presente nella mia sala d’ascolto.
In apparente contrasto con la seriosa livrea di queste amplificazioni, ecco girare sul piatto “Stormbringer” dei Deep Purple, (LP EMI). I Vu-meter dei finali cominciano a danzare con ampie oscillazioni, toccando livelli piuttosto elevati. Quando serve cattiveria, non manca a queste compassate macchine da musica. Il pulsare del basso elettrico, così come le sibilanti della voce presenti in questa registrazione, escono senza veli dai diffusori.
Approfitto di questa occasione “profana” per divertirmi un po’ con l’equalizzatore.
Ottima realizzazione; trasparenza assoluta. Coi controlli in flat, non riesco a percepire differenze attivandolo o escludendolo. I controlli delle frequenze sono ben centrati sulle normali esigenze casalinghe e le regolazioni sin troppo ampie, da utilizzare con criterio. Uno strumento che può risultare particolarmente utile per correggere qualche problema ambientale o nella registrazione e qualche colorazione di troppo dei diffusori, ove ve ne siano.
E poi, inutile vergognarsi se si vuole riascoltare qualche vinile “disco” degli anni ‘70 o ‘80 come si faceva allora nelle discoteche. Se i vostri diffusori lo permettono, una bella esaltazione delle prime tre manopole a sinistra, e sarete catapultati 40 anni indietro, grazie al potere evocativo di suoni e musica.
Non abbiamo più molto spazio per descrivere gli ascolti e quindi provo a riepilogare il carattere sonoro di questi classici dell’amplificazione mondiale.
I finali, forti dei loro 300 W su tutti i carichi da 2 ad 8 Ohm, sono in grado di pilotare in scioltezza buona parte dei diffusori in commercio, a volumi anche elevati, e con buona dinamica. Se invece i vostri diffusori sono un carico difficile o richiedono molta corrente, il consiglio è di passare ai modelli superiori 601, che raddoppiano la potenza di uscita. Ma nella maggior parte dei casi, se non dovete sonorizzare grandi ambienti, questi 301 faranno il loro dovere, mantenendo dimensioni e peso accettabili e con discrezione anche dal punto di vista estetico, per uno street price che appare adeguato.
Il preamplificatore mi ha colpito invece in modo particolare. E’ una vera e propria centrale di controllo di un impianto audio ma anche video. Accetta e converte tutti i segnali digitali, offre ingressi ed uscite a profusione, per quante sorgenti possiate avere nella vostra casa, compresi ingressi phono MM ed MC di buona qualità, ed un’uscita cuffia molto curata.
Il suo suono è inoltre un esempio di trasparenza e neutralità. Il tutto offerto, in questo caso, ad un prezzo che definire competitivo è anche poco, se solo si pensa a sommare il valore di pre phono, DAC, equalizzatore, preamplificatore linea.
Una macchina da acquistare con la massima tranquillità, una volta appurata la compatibilità col resto del vostro impianto.
E credete sia necessario ribadire ancora una volta la tenuta del valore di queste macchine sul mercato dell’usato?
Se siete in cerca di nuove amplificazioni, andate dal vostro rivenditore di fiducia con un amico (i finali sono pesanti) e portatevele a casa da provare, abbandonando i pregiudizi da forum, fregandovene di quanto affermato dal guru di turno.
Angelo Jasparro
Produttore: McIntosh Laboratory, Inc.
Distributore per l'Italia: MPI Electronic
Prezzo C52: euro 10.200,00
Prezzo MC301: euro 7.500,00 cad.